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È uscita oggi la dodicesima edizione dell'indagine sul settore vinicolo italiano dell'ufficio studi di Mediobanca. Lo studio si compone di due sezioni: l'analisi delle 103 principali società italiane operanti nel settore vinicolo e aggiornamento delle performance borsistiche delle società vinicole internazionali quotate nelle borse mondiali.

Con un capitale investito di 5 miliardi di euro ed un volume di vendite di 4,2 miliardi, le principali 103 società vinicole italiane rappresentano il 55,1% del valore totale della produzione nazionale nel 2009 ed il 53,8% dell'export (pari a 3,5 miliardi di euro). Lo studio si basa sui risultati di bilancio 2005-2009, sulle anticipazioni per il 2010 e le attese per il 2011, nonché su interviste alle imprese volte ad approfondire alcuni aspetti gestionali (collocazione territoriale della produzione, etichette e canali di vendita).

Per l'ufficio studi Mediobanca, infine, investire sulle società del vino in borsa conviene: dal gennaio 2001 ai primi del mese l'indice internazionale di Borsa del settore vinicolo è cresciuto del 122%, contro un aumento del 14% dei mercati azionari mondiali. Purtroppo i marchi italiani mancano del tutto.

L'indagine completa Mediobanca 2011 si può scaricare all'indirizzo http://www.mbres.it/ita/download/indagine_vini_2011.pdf


Nell'ambito dei programmi di sostegno, previsti dall'Ocm vino (regolamenti 1234/07 e 555/08) anche per la campagna 2010/2011 è stata attivata la vendemmia verde, intervento comunitario teso a ridurre la produzione di uva fornendo un contributo economico per la distruzione del raccolto.

Con la circolare n. 12 dell'Agea sono state emanate le istruzioni applicative per la presentazione, il controllo e il pagamento delle domande il cui termine è fissato da ogni singola regione ma comunque non può essere successivo al 31 maggio prossimo.


I viticoltori neozelandesi si aspettano quest'anno una vendemmia da record: circa 310.000 tonnellate di uva contro le 266.000 dell'anno scorso (negli anni Novanta era appena di 50.000). I produttori erano infatti preoccupati per l’impatto che una vendemmia troppo abbondante avesse su un mercato già colpito dagli effetti di un eccesso di produzione, ma le vendite hanno superato ogni aspettativa crescendo del 10% in volume quest’anno ed eliminando così ogni rischio di squilibrio.

Le stime a giugno 2011 prevedono un volume di vendite annuo di 2,2 milioni di hl, mentre le prime previsioni erano 2,05 milioni, superando così di 300.000 hl il volume del 2010, anche se l’aumento delle vendite è dovuto essenzialmente dalla forte crescita del comparto dei vini sfusi a basso prezzo.


Parere negativo del Comitato nazionale di tutela vini alla modifica della Igt Emilia e da parte dei produttori regionali si innalza un coro di proteste, raccolte dall’assessore regionale all’Agricoltura, Tiberio Rabboni, che definisce ‘paradossale’ la decisione dell’organo ministeriale.

L’articolo 3 dell’attuale disciplinare della Igt Emilia, infatti, prescrive che la vinificazione, elaborazione e presa di spuma sia possibile solo nelle province di Piacenza, Parma, Reggio Emilia, Modena, Ferrara e Bologna, nel territorio in sinistra del Torrente Sillaro. Poiché le disposizioni della nuova Ocm vino stabiliscono l’obbligo dal 2013 per le Igt di far coincidere la zona di produzione dell’uva con quella di produzione del vino, la regione Emilia-Romagna aveva formulato una proposta di modifica del disciplinare che permettesse l’elaborazione dei vini frizzanti e spumanti non solo in Emilia ma anche nelle province della Romagna e nelle due province lombarde di Mantova e Cremona, ma questo ‘allargamento’ non è piaciuto al Comitato nazionale che ha respinto la proposta. Il ministero, infatti, aveva chiesto di considerare tutte le situazioni tradizionali, Piemonte e Veneto compresi, e di trovare un accordo che avesse un consenso unanime. Così non è stato e il Comitato non ha potuto far altro che bocciare la richiesta.


Sempre più tedeschi acquistano vino in un hard discount, il Deutsche Weininstitut infatti ha calcolato che per questo canale di distribuzione è passato nel 2010 il 48% di tutti i vini acquistati in Germania. Aggiungendo anche i supermercati tradizionali, la quota sale al 74%. In media, i consumatori tedeschi hanno speso 2,52 euro per un litro di vino, tre centesimi in meno rispetto al 2009. Per le vendite di vini tedeschi i discount, invece, sono meno importanti: solo il 37%, mentre rimangono ancora molto forti le vendite dirette dai produttori e dai commercianti.


Gli europarlamentari trevigiani Antonio Cancian e Giancarlo Scottà sono i promotori dell’iniziativa promozionale ‘Prosecco: più che un vino, una cultura’ che si terrà domani 23 e dopodomani 24 marzo presso il Parlamento Europeo a Bruxelles.

Sono previsti tre diversi momenti: un tavolo tecnico fra i consorzi dei produttori del Prosecco e la Commissione Europea, cui seguirà una conferenza stampa mentre a sera avrà luogo un ricevimento rivolto in particolare ai deputati europei dove prodotti tipici trevigiani accompagneranno degustazioni di Prosecco che continueranno anche il giorno seguente quando alle ore 13 si terrà un ricevimento in cui verrà presentata l’offerta culturale e turistica della provincia di Treviso e l'attività dei consorzi.


I consumatori russi apprezzano sempre più gli spumanti d’importazione ai tradizionali vini spumanti di produzione propria, che per tradizione e contrariamente ai diritti internazionali vengono chiamati “shampanskoe vino” (Champagne). Secondo i dati dell’ultima ricerca elaborati da International logistic systems (ILS), uno dei maggiori operatori logistici specializzati nelle operazioni export-import di bevande alcoliche, le esportazioni di vino di tutte le categorie verso la Russia sono state dominate proprio dallo champagne e dagli spumanti. Nel 2010 le esportazioni verso la Russia degli spumanti sono aumentate, rispetto a quanto registrato nel 2009, del 64,5% e crescono annualmente ma la loro quota è ancora molto inferiore alle esportazioni dei vini tranquilli, che ha raggiunto nel 2010 il 75,5%. Ciononostante, le esportazioni verso la Russia di spumanti e champagne sono salite nel 2010 al 10,6% del totale. Le quote del vermut e dei vini prodotti da frutta sono state rispettivamente del 7,7% e del 6,2 % del totale.

L'Italia è oggi il principale consumatore di vino tranquillo in volume nel mondo, ma sarà il secondo prima del 2014, saranno gli Stati Uniti il primo mercato. Lo ha dichiarato l’amministratore delegato di Vinexpo Bordeaux, Robert Beynat, durante la presentazione del rapporto previsionale 2010-2015 commissionato all’agenzia britannica International Wine and Spirit Research (Iwsr).

Questo cambiamento riflette una tendenza che si sta verificando in tutto il mondo: mentre la produzione mondiale di vino rimane relativamente stabile a circa 3 miliardi di casse da 9 litri ogni anno, mercati tradizionali come Francia, Spagna e Argentina assistono a una diminuzione dei consumi, mentre nuovi mercati come Stati Uniti, Cina e Russia crescono. Questi nuovi paesi, nonostante abbiano alti volumi di consumo, hanno ancora un basso consumo pro capite, ha sottolineato Beynat, il che significa un grande potenziale per una ulteriore crescita.

I mercati asiatici continueranno la loro forte crescita: come negli anni precedenti, il trend positivo sarà guidato dalla Cina, che da 93 milioni di casse da 9 litri passerà a quasi 125 milioni nel 2015, al punto di superare il Giappone nell’import di vino tranquillo. Un riassunto del rapporto previsionale è pubblicato sul numero di Iwsr magazine di febbraio.


Grazie ad una riduzione del prezzo medio al litro, sceso del 10,6%, l’Australia ha segnato nel 2010 il record nelle esportazioni di vino, aumentato del 3,6% per un volume di 8 milioni di hl. Il vino in bottiglia rappresenta il 54% del volume e l’80% del valore delle esportazioni.

Malgrado una diminuzione del 14% in valore gli Stati Uniti restano al primo posto, seguiti dalla Gran Bretagna, anch’essa in calo del 17,1%. I due paesi assieme, nonostante la contrazione, assorbono comunque più della metà del vino esportato. Analizzando invece i volumi, è la Gran Bretagna ad essere in testa, con un aumento del 2,3% grazie ad un calo del prezzo medio del 19%, ma soprattutto grazie ad un forte aumento del vino sfuso le cui vendite sono salite del 42% in volume e del 35% in valore.


Sono 161 i progetti in atto per la promozione del vino italiano sui mercati extracomunitari per un impegno finanziario totale di 87,5 milioni di euro di cui la metà circa erogati dall’Ue e 2,8 milioni di euro invece di provenienza delle singole regioni. Lo riferisce l’Agea, agenzia per le erogazioni in agricoltura, aggiungendo che dei 161 progetti cofinanziati ben 109 interessano gli Stati Uniti, seguono il Canada con 43 progetti, la Cina con 35, la Russia e la Svizzera con 30, il Giappone con 28, il Brasile con 24.

La regione col maggior numero di programmi finanziati è la Toscana (24), seguita dal Piemonte (23), dalla Sicilia (18) dall’Umbria (16), dal Veneto e Abruzzo con 14 a testa. Al Gruppo Italiano Vini è stato riconosciuto il finanziamento più elevato, 2,95 milioni di euro, segue il Consorzio Italiano del Vino con 2,67 milioni di euro. Il finanziamento comunitario più elevato per singola regione è stato invece concesso all’Enoteca Regionale dell’Emilia Romagna con 2,6 milioni di euro.


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