Iscriviti alla newsletter per ricevere le news di WineActs ENTRA

La risposta sembrerebbe positiva. È quanto afferma l’Unione dei sindacati spagnoli degli agricoltori e degli allevatori che denuncia massicce importazioni di vini dai paesi terzi e chiede al governo spagnolo di indagare sulle garanzie sanitarie di tali importazioni. E a dimostrazione delle loro affermazioni, prendono come esempio il caso della petroliera svizzera MCT Breithorn che proveniente dal Brasile e attualmente al porto di Cartagena (Spagna) trasporterebbe 170 mila hl di vino con destinazione Bijela (Montenegro).

Secondo l’Unione dei sindacati tali importazioni sono il tentativo di grossi gruppi industriali che grazie a queste triangolazioni riuscirebbero a beneficiare dei fondi europei per la promozione nei paesi terzi. Fin qui quanto affermato dalla Unione spagnola; nella speranza di una azione di controllo da parte delle autorità preposte, limitiamoci a guardare la foto della petroliera MCT Breithorn e immaginiamola piena di buon vino.


Occorre rivedere la definizione doganale di vino sfuso perché il limite attuale di due litri è troppo basso e questo altera le statistiche attuali. Lo propone l’Oiv nel Comitato di revisione del sistema doganale armonizzato dell’Unione europea, a Bruxelles. Il direttore generale Federico Castellucci così spiega: ‘Il mercato del vino sfuso è stato stimato, nel 2011, in 38 milioni di hl, e rappresenta il 38% del volume totale degli scambi enoici. Ecco perché è necessaria una definizione più puntuale per distinguere il vero sfuso dal vino confezionato, seppur in recipienti di una capacità di due litri o superiore’. Le vendite di vino in bag in box, ad esempio, ora rientrano come sfuso così come il trasporto dei vini in flexitank: entrambi sono in grande crescita, ma doganalmente parlando essi non sono adeguatamente rilevati.


Le numerose controversie tra Francia e Cina in materia di vino, tra contraffazioni, accuse di dumping e sovvenzioni, vogliono ora essere solo un ricordo. Le dogane francesi e France AgriMer hanno infatti messo a punto un progetto, che vedrà la luce il prossimo anno, che consiste in un nuovo portale Internet dal quale sarà possibile rintracciare il percorso dell’export dei vini e degli alcolici francesi, imbottigliati o sfusi. Le autorità cinesi, ma non solo, potranno così controllare in tempo reale l’evoluzione del viaggio di un vino francese, riuscendo così a dare un contributo essenziale alla lotta contro le frodi, come ad esempio il taglio di vini francesi con altri di provenienza diversa, oltre che a rasserenare le relazioni tra le amministrazioni doganali dei due paesi.


Un ex dipendente dell'azienda vinicola Case Basse di Montalcino è stato arrestato con l’accusa di essere stato l’autore del gesto vandalico che nella notte tra il 2 e il 3 dicembre ha distrutto 600 hl di Brunello. Secondo le indagini dei carabinieri, coordinate dalla procura di Siena, l’uomo ha agito per vendetta perché a suo dire discriminato nella assegnazione di un alloggio di proprietà aziendale. I reati contestati sono violazione di domicilio aggravata e sabotaggio aziendale. Decisiva una intercettazione telefonica in cui l’uomo avrebbe raccontato di un paio di pantaloni macchiati di vino ritrovati poi nella lavatrice della sua abitazione. Ora i Ris di Roma dovranno confermare l’origine di quel vino analizzandone il suo profilo polifenolico.


Definitivamente tramontata l’ipotesi, prevista a fine 2015, di liberalizzazione dei vigneti in Europa, ma al suo posto vi sarà un nuovo sistema basato sulla gestione di autorizzazioni di impianto che si applicherà nei successivi sei anni con una clausola di revisione dopo tre anni e con misure transitorie. Così si è espresso il gruppo di lavoro ad alto livello al termine dei suoi lavori voluti dal commissario Ue all’agricoltura, Dacian Ciolos, e che verranno ora presentati al prossimo consiglio dei ministri dell’agricoltura di questa settimana.

Non si parlerà più quindi di diritti di impianto ma di un sistema di autorizzazioni applicabile a tutti i vini e gestito dai singoli Stati sentite le organizzazioni di categoria. Queste autorizzazioni dovranno poi essere gratuite, non trasmissibili, e valide per un periodo limitato. A questo si aggiungerà un meccanismo di salvaguardia comunitario con la fissazione di una percentuale annua di nuovi impianti che gli Stati membri, a determinate condizioni, potranno ridurre a livello nazionale, regionale o per una singola zona di produzione.


Il primo approccio con l’alcol per gli adolescenti è quanto mai precoce: a 14 anni il 90% dei ragazzi infatti ha già provato a bere una bevanda alcolica e sostanzialmente si equivalgono le percentuali tra maschi e femmine. Più della metà degli adolescenti preferisce bere i cosiddetti ‘alcopop’, bevande aromatizzate a basso contenuto alcolico, seguono la birra, il vino, gli aperitivi o i digestivi e infine i superalcolici. Sono alcuni dei dati più significativi di una indagine nazionale che ha coinvolto più di 2000 adolescenti e che è stata presentata a Roma lo scorso 12 dicembre dall’Osservatorio permanente sui giovani e l’alcol.

In Italia il primo contatto con le bevande alcoliche avviene per la grande maggioranza con la presenza dei genitori in occasione di un compleanno o di una festività, ‘un gesto – commenta Enrico tempesta, presidente del laboratorio scientifico dell’Osservatorio – radicato in un costume sociale di bere controllato e, nella maggior parte dei casi, responsabile’. Per quanto riguarda invece il crescente consumo degli ‘alcopop’, il presidente della Società italiana di medicina dell’adolescenza, coautrice dell’indagine, ne sottolinea la negatività perché ‘queste bevande sono un vero cavallo di Troia verso il consumo precoce di sostanze alcoliche più pesanti, superalcolici innanzi tutto’.


In tempo di crisi diffusa il modo più semplice per risanare le casse nazionali è sempre stato quello di aumentare le accise di benzina, tabacchi, alcol. Anche la Francia non è fuori dalle difficoltà economiche che colpiscono i paesi europei e così il governo Hollande si accinge ad aumentare le imposte sugli alcolici, in particolare sulla birra, che viene ad essere caricata di un maggiore onere fiscale di circa 480 milioni di euro, il 160% in più. Il vino rimane, per ora, comunque fuori da questa ondata di aumenti. Proteste tra i produttori francesi di birra ma anche dal Belgio giungono lamentele per le scelte fiscali francesi: il 32% della produzione di birra belga viene infatti esportato in Francia, così l’aumento delle accise francesi potrebbe ripercuotersi anche pesantemente in termini di produzione e di impiego anche oltre confine.


Il gallo che adorna le maglie della nazionale francese di rugby è troppo simile a quello utilizzato dal consorzio vino Chianti classico e quindi il tribunale della Ue, respingendo una decisione della commissione di ricorso dell’ufficio per l’armonizzazione del mercato interno, ha vietato alla federazione francese di rugby l’utilizzo di tale icona come marchio per le bevande alcoliche da questa sponsorizzate. Ma il tribunale si è espresso solo sulla somiglianza del marchio, e non sulla sua sostanza, per cui dal punto di vista giuridico non è ancora detta l’ultima parola e la sentenza può essere nuovamente impugnata dai francesi.


Il danno è ingente non solo dal punto di vista economico: nella notte tra il 2 e il 3 dicembre dei vandali si sono introdotti nelle cantine della tenuta Case Basse di Gianfranco Soldera a Montalcino e hanno aperto i rubinetti di botti e barriques lasciando defluire più di 600 hl di Brunello nelle fogne, l’intera produzione dal 2007 al 2012. Le indagini sono già in corso, riferiscono i carabinieri, ma restano ancora ignoti i motivi del gesto. Si è intanto attivata una catena di solidarietà da parte delle altre aziende vinicole e il consorzio, in seduta straordinaria, ha deciso una raccolta di vino tra tutte le cantine aderenti da donare poi all’azienda colpita.


Alla presenza del ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, è stato presentato a Pechino il progetto ‘vini italiani in Cina’, una iniziativa congiunta di Federvini, Unione italiana vini ed Enoteca italiana, allo scopo di promuovere in Cina il vino italiano e la nostra tradizione gastronomica.

‘La Cina deve diventare una priorità per il settore vitivinicolo italiano: è un mercato - ha affermato Lamberto Vallarino Gancia, presidente di Federvini - che cresce a due cifre, e l’Italia ha tutte le carte in regola per conquistarne la leadership. Dobbiamo fare sistema e promuovere in modo coordinato tutti i nostri prodotti. C’è grande interesse per la cultura italiana, in particolare per la nostra straordinaria tradizione a tavola. Ci sono ottime premesse per ottenere risultati importanti’.

Nel 2011 l’Italia ha esportato in Cina più di 300.000 hl di vini e mosti per un valore di 67 milioni di euro, con un incremento del 35% in quantità e del 64% in valore, mentre 6 milioni di euro è stato il valore dell’export dei vini spumanti.


Cerca nel sito

Questo sito non utilizza cookie di profilazione per fini pubblicitari ma solo cookie tecnici o di terze parti come Google Analytics, Facebook o Twitter.
Continuando a visitare questo sito si accetta il loro utilizzo.