Iscriviti alla newsletter per ricevere le news di WineActs ENTRA

La Turchia sta per vietare ogni forma di pubblicità alle bevande alcoliche, rafforzando così le restrizioni sulla vendita attualmente in vigore. Divieto assoluto quindi di vendita dalle 10 alle 18 mente i produttori devono apporre sugli imballaggi una scritta che ricorda i rischi per la salute causati dal consumo di alcol. La nuova normativa, che per entrare in vigore deve essere ora approvata dal capo dello Stato, vieta anche ai produttori di sponsorizzare eventi e manifestazioni dove le bevande alcoliche vengono vendute.

Il governo turco respinge le accuse di islamizzazione della società rivoltegli dalle opposizioni, affermando che questa iniziativa rientrerebbe nelle intenzioni di armonizzare i numerosi aspetti della legislazione nazionale difformi da quelli in vigore nell’Unione europea, il tutto in vista di una soluzione positiva dei negoziati per l’adesione della Turchia all’Ue iniziati nel 2005.


Dopo il Brasile (vedi precedente articolo) anche la Cina ha riconosciuto la protezione della denominazione Champagne. Questa registrazione, secondo il Comité interprofessionnel des vins de Champagne (Civc), permetterà di raggiungere un ottimo livello di protezione consentendo alle autorità competenti di rafforzare la loro azione contro eventuali nuovi abusi. I produttori di Champagne hanno lavorato molto in questi anni per la propria promozione in Cina, grazie alla crescente domanda di bevande di alta gamma. Oggi lo Champagne è presente in tutti i principali top club e i karaoke bar della Cina, mentre è cresciuta notevolmente sia la pubblicità tradizionale sia l’organizzazione di eventi pubblicitari.

La Cina ha finora riconosciuto solo altre tre denominazioni nel settore dei vini e liquori: il Cognac, lo Scotch Whisky e la regione vinicola statunitense della Napa Valley. Restano ancora fuori da una protezione completa nazioni come Stati Uniti e Russia, dove è ancora possibile porre in vendita vini spumanti locali usando il nome Champagne. Negli Stati Uniti, in particolare, un accordo del 2006 con l’Ue ha impegnato gli americani a limitare l’uso dei nomi cosiddetti semi generici, come lo Champagne, esclusivamente ai vini originari dallo stato membro europeo, ma soltanto a partire da tale data, permettendo così a chi prima del 2007 produceva vini con la parola Champagne sull’etichetta di continuare a farlo.


L’agenzia delle entrate della regione Sicilia ha realizzato una utile pubblicazione dal titolo ‘Fisco e vino 2013’ il cui obiettivo è quello di esporre in modo quanto più completo possibile lo stato attuale degli adempimenti fiscali necessari per operare nel settore vitivinicolo, sia per quanto riguarda la produzione, sia per la commercializzazione. Parimenti, ampio spazio viene dedicato a tutta la complessa normativa vigente in materia di agevolazioni fiscali. La pubblicazione risulta di indubbia utilità non solo per quanti risiedono nella regione Sicilia, ma per gli operatori del settore vitivinicolo di tutta Italia.


Con decreto n. 3525 del 21 maggio scorso il ministero delle Politiche agricole ha confermato la dotazione finanziaria di 336.997.000 euro per il programma nazionale di sostegno del settore vitivinicolo per l’anno 2014 così come anticipato in un nostro precedente articolo dello scorso marzo.

Nello stesso decreto viene anche pubblicata la ripartizione per le singole regioni dei fondi relativi alla promozione sui mercati dei paesi esteri, ristrutturazione e riconversione vigneti, vendemmia verde e investimenti per un totale di 266.397.900 euro.


Come già anticipato in un precedente articolo, il 2012 non è stato per lo Champagne un anno positivo, avendo subito una diminuzione del 4,4% circa in quantità, da 323 a 308,9 milioni di bottiglie, ma solo dello 0,5% in valore. La gran parte del calo è concentrata in Francia (-5,6%) e nell’Ue (-7,1%) ed è troppo grande per essere compensato dalla crescita ottenuta nei paesi extraeuropei come Giappone, con 9 milioni di bottiglie (+13,8%), e Australia, con 5,4 milioni di bottiglie (+11,2%). Da segnalare la Cina che nel 2012 raggiunge quota 2 milioni di bottiglie.

Su un mercato in discesa, le cuvées di prestigio hanno invece registrato una crescita complessiva nelle esportazioni dello 6,5% così come gli Champagne rosé in crescita del 2,4% che raggiungono così quota 13 milioni di bottiglie esportate alle quali si aggiungono i 3,3 milioni di bottiglie acquistate sul mercato nazionale francese.

L’Italia presenta un forte segno negativo: nel 2012 ha importato 6,2 milioni di bottiglie contro le oltre 7,6 nel 2011 (-18,4%) che corrispondono a un valore di 119,4 milioni di euro (141,5 nel 2011). Sono cifre sempre più lontane dall’irripetibile anno record 2007: 10,3 milioni di bottiglie per una cifra di affari di 220 milioni di euro.


La vendemmia 2013 in Sudafrica sarà senza dubbio da ricordare: le ultime stime prevedono infatti una raccolta di circa 1,5 milioni di tonnellate di uva, il massimo mai registrato finora, pari ad una crescita complessiva del 5,4% sul 2012, e del 4,6% sul 2008, anno del precedente record. In termini di qualità, i produttori confidano in una produzione di ottima qualità, in particolare per i vini rossi, che sicuramente oltrepasserà i 10 milioni di hl, un altro nuovo record.

Ottime notizie anche sul fronte dell’export, che supera adesso i 4,6 milioni di hl, una crescita del 25% rispetto allo scorso anno, trainato dall’export di vino sfuso, +53%, mentre l’imbottigliato cresce solo del 5%. I principali paesi acquirenti di vino sudafricano sono la Gran Bretagna, con 960.000 hl di cui 671.000 hl sfuso, e la Germania, con 848.000 hl di cui 671.000 hl sfuso. Al terzo posto la Russia, con 404.000 hl quasi tutto sfuso, in crescita sorprendente rispetto ai 155.000 hl dell’anno precedente.


L’assemblea dei soci del consorzio della Valpolicella, svoltasi venerdì scorso presso Villa Quaranta a Pescantina (VR), ha approvato a maggioranza l’allargamento dell'area di produzione per l'Amarone Docg anche ai vigneti di pianura e di fondovalle, finora esclusi dall’attuale disciplinare.

Respinta quindi l’opposizione delle dodici aziende riunite nell’associazione famiglie dell’Amarone d’arte (Allegrini, Begali, Brigaldara, Masi, Musella, Nicolis, Speri, Tedeschi, Tenuta Sant’Antonio, Tommasi, Venturini, Zenato) che nei giorni precedenti avevano con veemenza protestato contro l’ipotesi di allargamento definendolo una ‘azione killer, che rischia di tradursi in un vero e proprio colpo di grazia’ per l’Amarone stesso. A queste proteste il presidente del consorzio della Valpolicella, Christian Marchesini, aveva risposto osservando che le modifiche ai disciplinari ‘garantiranno una crescita della qualità di tutte le Dop tutelate dalla denominazione Valpolicella’ ma soprattutto ‘metteranno al sicuro da una ingiustificata crisi la denominazione e tante famiglie che lavorano per essa’.


È ancora difficile quantificare le dimensioni di mercato del vino biologico in Italia: ancora poco presente nel circuito della grande distribuzione, viene venduto per lo più attraverso canali per cui non esistono dati quantitativi puntuali, come la vendita diretta in cantina, o quella nei punti vendita specializzati e nella ristorazione di medio-alto livello. L’osservatorio Wine monitor Nomisma prova a ricostruire le prime statistiche sul vino biologico a un anno dalla applicazione della nuova normativa. In Italia oggi vi sono quasi 53.000 ettari vitati bio, vale a dire il 6,5% della superficie vitata nazionale a fronte di una media mondiale del 2%.

Per quanto riguarda le vendite, Wine monitor stima che in Italia il 53% delle famiglie acquista un prodotto alimentare biologico e il 5% di queste compra vino bio, quindi il 2% delle famiglie italiane in almeno in una occasione ha bevuto vino biologico. I dati elaborati da Wine monitor mostrano infine che all’estero e in particolare sul mercato statunitense il vino bio italiano può ancora fare molta strada: considerando esclusivamente il canale al dettaglio, il 25% del vino importato in Usa proviene dall’Italia, superata solo dall’Australia (35%). Se però si guarda ai soli vini biologici, %), l’Italia è terza, con una quota del 13%, dopo Cile (45%) e Argentina (19%).


L’Indian grape processing board, un comitato alle dipendenze del ministero indiano dell’industria di trasformazione dei prodotti alimentari, sta attualmente lavorando per la creazione di un rinnovato sistema legislativo vinicolo e di un relativo codice di procedure standard per l’industria del vino. Il modello si ispira alle legislazioni vinicole in vigore nell’Unione europea ma anche all’American viticultural area system statunitense e alla Vintners quality alliance canadese e sarà basato sulla identificazione e riconoscimento delle identificazioni geografiche delle regioni indiane produttrici di vino con relativo marchio di distinzione. Grande importanza verrà data al legame vino-territorio, mentre l’indicazione geografica aiuterà a stabilire la qualità del prodotto e a creare una propria identità spendibile internazionalmente.

Dopo essere entrata a pieno titolo nell’Oiv due anni fa, ora l’India sceglie di sviluppare la viticoltura locale e di incrementare i consumi preferendo però la produzione nazionale invece di importare dall’Europa o dal Nuovo mondo. Lo dimostra ad esempio la decisione del gruppo francese Lvmh di investire direttamente in India costruendo una cantina nel Nashik, una delle più rinomate zone vinicole situata a ovest del paese, che garantirà, grazie ai suoi 19 ettari coltivati a Pinot Nero, Chenin Blanc e Chardonnay, una produzione di 50.000 casse all’anno di vino spumante indiano.


Il ministero delle Politiche agricole ha pubblicato sul suo sito il decreto di invito a presentare entro le ore 14 del giorno 28 giugno 2013 le proposte per la promozione sui mercati dei Paesi terzi, Ocm vino 2013/2014, destinate ad un cofinanziamento del 50%. Il comunicato stampa ministeriale rammenta inoltre che per il 2014 sono state assegnate risorse per circa 102 milioni di euro, di cui il 30% destinati al finanziamento di progetti presentati a livello nazionale ed il 70% a livello regionale.

L'invito alla presentazione di tali proposte si inserisce nell'ambito del programma nazionale di sostegno per il periodo 2014/2018. Questa, misura, ricorda la nota ministeriale, negli ultimi anni ha contribuito positivamente alla crescita dell'export vinicolo italiano non solo in contesti commerciali tradizionali e consolidati, come gli Stati Uniti, ma anche nei mercati dei paesi emergenti.


Cerca nel sito

Questo sito non utilizza cookie di profilazione per fini pubblicitari ma solo cookie tecnici o di terze parti come Google Analytics, Facebook o Twitter.
Continuando a visitare questo sito si accetta il loro utilizzo.