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140 milioni di euro per la ristrutturazione e conversione dei vigneti, 101,9 milioni per la promozione nei Paesi terzi, 45 milioni per gli investimenti, 20 milioni a testa sono destinati alle assicurazioni del raccolto e la distillazione dei sottoprodotti, e infine 10 milioni per la vendemmia verde. Sono i fondi destinati per il 2016 all’Italia per il programma nazionale di sostegno, così come disposto dal ministero delle Politiche agricole con il decreto n. 3280 del 22 maggio.

Osservando la ripartizione tra le singole regioni, la Sicilia riceve una dotazione di 52,8 milioni di euro, 33,6 il Veneto, 27,7 la Toscana, 26,6 la Puglia, 24,2 l’Emilia-Romagna e 20,4 il Piemonte mentre analizzando le singole voci, la Sicilia ottiene il maggior importo nella ristrutturazione e conversione dei vigneti (33,4 milioni di euro), nella vendemmia verde (1,6 milioni) e negli investimenti (quasi 9 milioni) mentre per quanto riguarda la promozione sui mercati dei paesi terzi è il Veneto ad essere in prima fila con 11,8 milioni di euro.


Secondo un nuovo rapporto Nielsen sulle tendenze di mercato, analizzato dall’osservatorio spagnolo del mercato del vino (OeMv), nei primi quattro mesi di quest’anno le vendite di vino nei supermercati spagnoli sono cresciute del 3,65% (+2,3% i vini tranquilli, +5% gli spumanti) guadagnando così il primo posto nelle vendite nel settore delle bevande. Crescono, ma in misura inferiore, le acque (+2,4%) e gli alcolici (+1,7%) mentre calano le vendite di succhi (-2,5%) di analcolici (-1,8%). Sostanzialmente invariate le birre (-0,1%). Analizzando lo stesso periodo del 2014 sul 2013, si nota che il vino era rimasto stabile (+0,1%) mentre il settore degli spumanti era invece cresciuto del 5%.


Dagli ultimi dati del California Wine Institute le vendite di vino californiano negli Stati Uniti sono cresciute nel 2014 del 4,4% in volume e del 6,7% in valore superando così la soglia dei 20 milioni di hl pari a 22 miliardi di euro. Sono anni che la California realizza una lenta ma costante crescita, favorita in questo dalle ultime tre vendemmie giudicate eccellenti. Non bisogna poi sottovalutare l’aumento negli Stati Uniti delle licenze per la produzione di bevande alcoliche, che in sei anni sono passate da meno di 9.000 a quasi 15.000 e che quindi hanno generato un forte aumento di competitività.

Se aggiungiamo ai vini californiani anche quelli prodotti negli altri Stati e quelli importati, allora le vendite di vino superano i 33 milioni di hl per un valore di oltre 33 miliardi e mezzo di euro. Il settore degli spumanti cresce da solo dell’8% e raggiunge un volume di 1,77 milioni di hl ritornando così ai livelli di trent’anni fa.


Si apre oggi presso il centro esposizioni di Olympia London la 35° edizione della London Wine Trade Fair, dove circa 700 espositori metteranno in mostra circa 10.000 vini provenienti da tutto il mondo. Tra i numerosi avvenimenti che si svolgeranno nei tre giorni della manifestazione, si segnalano: Wines Unearthed, una nuova area per espositori dedicata ai produttori di vino a livello mondiale in cerca di una rappresentanza nel Regno Unito; The View Tastings, che si svolge in una zona separata della fiera, e che permetterà a una selezione di 25-30 produttori di far conoscere i loro vini di fascia alta ad operatori professionali ugualmente selezionati; Wine Grapes 2015, dove ogni anno due vitigni diversi verranno messi al centro dell’attenzione mediante una apposita competizione. Quest’anno toccherà al Syrah e al Grüner Veltliner. Infine anche per questa edizione della London Wine Trade Fair viene confermato Esoterica, un avvenimento dedicato alle piccole produzioni di nicchia.


Complice un 2014 caratterizzato da una lunga primavera e da una calda estate, la produzione di vino nel Regno Unito continua a crescere raggiungendo 47.433 hl su una superficie di quasi 2.000 ettari. Vista in percentuale la crescita della produzione britannica sembra ancora più consistente: +42% in volume rispetto al 2013 e +150% negli ultimi cinque anni, mentre la superficie vitata complessiva in otto anni è aumentata del 230%. Pinot Nero e Chardonnay sono i vitigni più coltivati e infatti circa i due terzi della produzione attuale è composta di vini spumanti. Aggiungendo la messa in produzione dei nuovi vigneti, nei prossimi tre anni la quantità di spumanti britannici dovrebbe raggiungere 5 milioni di bottiglie.


L’università della Borgogna, con sede a Digione, ha in programma un corso su Internet dedicato ai wine lovers e a quanti si interessano a vario titolo del vino. Il corso, della Open Wine University - Université de la Vigne et du Vin pour Tous, inizierà il 21 maggio prossimo, sarà gratuito e si terrà in inglese e in francese. Gli insegnanti provengono dal Jules Guyot Wine and Vine Institute e in cinque settimane affronteranno i temi della viticoltura, dell’importanza del terroir, delle tecniche di vinificazione senza dimenticare la storia e l’importanza culturale del vino. Il corso fa parte della iniziativa europea denominata Mooc (massive open online courses) che offre corsi online multilingue in collaborazione con numerose università europee.


Oltre 8.000 vini provenienti da 45 paesi produttori si sono affrontati per tre giorni a Jesolo davanti a 299 degustatori di vino di 49 nazionalità diverse: sono le cifre della 22 edizione del Concours Mondial de Bruxelles, che ribadisce così la sua vocazione internazionale con l’obiettivo di volere individuare e mostrare le ultime tendenze in fatto di consumi. Sono ben 354 le medaglie conquistate quest’anno dall’Italia (l’anno scorso furono 285) di cui 16 Grand d’Or, il massimo riconoscimento. Solo la Francia ha fatto di meglio con 17 medaglie Grand d’Or, mentre ottengono buoni risultati anche Portogallo e Spagna, con 12 e 10 medaglie. Dal 2006 il Concours Mondial ha deciso di affermare il proprio carattere internazionale spostando ogni anno la sede in sempre diverse città europee. Dopo Jesolo il prossimo appuntamento sarà l’anno prossimo a Plovdiv, in Bulgaria.


Dai dati diramati dall’Italian Wine & Food Institute di New York, nei primi tre mesi di quest’anno il vino italiano migliora le sue posizioni sul mercato Usa, passando da 568.710 hl a 575.970 hl pari a un valore da 316 milioni di dollari a 296 milioni di dollari. La diminuzione in valore è però da attribuirsi al peggiorato cambio euro-dollaro di questi mesi. Al secondo posto l’Australia, che vede scendere le sue vendite del 20,7% da 502.430 hl a 398.490 hl, mentre al terzo posto si trova il Cile, in calo del 15,5% da 363820 hl a 307550 hl. Quarta l’Argentina con -26%, da 349.810 hl a 258.510 hl, e quinta la Francia, in crescita invece del 6,9%, da 180.290 hl a 192.720 hl, mentre rimane seconda in valore, da 176,5 milioni di dollari a 171,5.


Sono 27,5 milioni i consumatori di vino nel 2014 in Italia, di questi solo circa la metà quotidianamente. Un dato ricavato dall’ultimo rapporto Istat e analizzato dall’Unione italiana vini che conferma la tendenza in atto da molti anni, da 28,8 milioni nel 2011 a 28 milioni nel 2013. Scendono da 9,8 a 9,4 milioni chi beve quotidianamente un paio di bicchieri al giorno (raccomandazioni Oms) così come calano da 1,4 a 1,3 milioni i bevitori ‘forti’, oltre mezzo litro al giorno. Osservando invece le fasce di età, si nota che gli unici a crescere sono gli ultra 65enni (da 4,4 a 4,5 milioni i consumatori quotidiani, da 2,4 a 2,5 quelli non quotidiani) ma il fenomeno sembra attribuibile all’invecchiamento medio della popolazione, tant’è che tutte le altre fasce di età mostrano il segno meno. Sostanziale parità invece tra i consumatori maschili e quelli femminili, entrambi in calo di poco più di 200.000 unità ciascuno.


Dopo mesi e mesi di attesa, purtroppo con lo strascico di qualche violenza metropolitana, apre finalmente oggi l’Expo 2015 di Milano, il cui tema centrale ‘Nutrire il pianeta, energia per la vita’ è di grande importanza anche per la nostra vitivinicoltura. Per la prima volta, infatti, un intero padiglione verrà dedicato al vino italiano (WineActs ne aveva già parlato durante la firma dell’accordo con Vinitaly e in occasione della conferenza stampa di presentazione) dal nome ‘Vino a Taste of Italy’. L’intento è di raccontare la storia del vino italiano e della sua millenaria tradizione culturale, anche attraverso esperienze interattive e multimediali, con una attenzione particolare alle famiglie, ai bambini e a tutti quelli che non lo conoscono sufficientemente e che desiderano ricevere maggiori informazioni.

Punto centrale al primo piano è la cosiddetta Biblioteca del vino, dove 1.400 vini e distillati rappresentativi di tutte le regioni italiane saranno posti in degustazione (dieci euro tre assaggi) mediante moderni wine dispenser. E proprio il lato economico dell’esposizione non ha mancato di produrre nelle scorse settimane qualche polemica: sfogliando infatti le tariffe di partecipazione, fatti due conti si ricava che per esporre una sola etichetta bisogna sborsare la bellezza di 4.500 euro, iva esclusa, più ovviamente il vino (richieste 144 bottiglie) e senza la possibilità di lasciare materiale promozionale per i visitatori. Una etichetta sola però non è nulla: esporre quindi una selezione della propria produzione significa mandare in tilt il bilancio di qualunque piccola azienda e persino di qualche consorzio.


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