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Sono un gruppo di giovani spagnoli con poco più di vent’anni, disegnatori, informatici, musicisti e chimici, nessuno di loro appartiene al mondo del vino ma vogliono creare qualcosa di decisamente nuovo, di fortemente creativo: Gik, il vino blu. Perché un vino blu? E perché no?, rispondono in coro. Il blu rappresenta il movimento, la innovazione e l’infinito, da associare alla fluidità e al cambiamento, tanto basta per chiedere la collaborazione dell’università dei Paesi Baschi, iniziare a vinificare uve bianche e nere di diversa provenienza e aggiungere poi antocianine e pigmenti color indaco. Da bere fresco, 11,5 gradi circa, si abbina al sushi, nachos con guacamole, il Tzaziki, la pasta alla carbonara, il salmone affumicato. Vendita unicamente online, prezzo 10 euro a bottiglia. Un vino volutamente iconoclasta, creato ‘per agitare un po’ le cose e vedere cosa succede’ e fuori da ogni schema al punto che la legislazione spagnola lo classifica come bevanda aromatizzata a base di vino, mentre per l’Unione europea è una bevanda alcolica con meno di 15 gradi. E a chi importa?, rispondono di nuovo in coro questi sbeffeggianti pionieri dell’enocromatismo.


Il Comité Interprofessionnel des Vins de Champagne (Civc) ha fissato a 100 quintali per ettaro la resa massima di produzione per il 2015: si tratta del valore più basso degli ultimi dieci anni, al quale però vanno aggiunti i 500 kg per ettaro della riserva individuale destinati ad essere utilizzati solo quando i vigneti sono colpiti da calamità naturali che limitano la produzione complessiva. Nonostante il recupero delle vendite, la resa è rimasta bassa nell’intento di immettere sul mercato le bottiglie ora immagazzinate e anticipare così un improvviso eventuale picco di vendite.

Il Civc ha inoltre diffuso alcune anticipazioni sulla vendemmia imminente: il caldo di luglio sta fornendo condizioni di maturazione ideali, finora senza muffa o attacchi di oidio, e se il tempo tiene la qualità delle uve alla vendemmia sarà, secondo il Civc, eccellente.


Come di consueto l’Agea ha diffuso una circolare applicativa (la ACIU.334.2015 del 21 luglio) per la compilazione e la presentazione delle dichiarazioni di giacenza per il corrente anno. Non vi sono importanti novità: tutte le persone fisiche o giuridiche o le associazioni di dette persone che alla mezzanotte del 31 luglio detengono vini o mosti sono obbligati a compilare la dichiarazione che va inviata solo per via telematica entro il 10 settembre prossimo. Chi ha residenza o ragione sociale in Piemonte o in Toscana dovrà consegnare la dichiarazione alla stessa regione Piemonte o all’Artea (Toscana), tutti gli altri all’Agea competente per territorio. Sono come sempre esonerati dall’obbligo della dichiarazione i consumatori privati e i rivenditori al minuto con una capacità di magazzinaggio non superiore a 10 hl oppure che effettuano vendite al singolo consumatore non superiori a 60 litri ciascuna.


Il colore di una etichetta, e più in generale dell’abbigliamento di una bottiglia, influenza l’attitudine al suo acquisto. Sono i risultati di uno studio di Wine Intelligence che ha domandato a circa 900 consumatori statunitensi di dare un giudizio sulla desiderabilità, sul prezzo atteso e sulla probabilità di acquisto di una identica bottiglia di vino ma etichettata in sette colori diversi. Ebbene, tre quarti degli interpellati hanno scelto il rosso, mentre solo la metà il grigio. Il viola è al secondo posto mentre, il blu raggiunge un inatteso terzo posto. Seguono arancione, nero, verde e il già menzionato grigio. Il colore rosso smuove poi anche le intenzioni di acquisto del 22%, nonché del 5% il prezzo atteso.

Si conferma così l’importanza del colore nella comunicazione, e quella vinicola non fa eccezione. Una buona etichetta non solo deve essere attraente ma deve anche comunicare in modo chiaro un insieme di valori e lo studio di Wine Intelligence ricorda a tutti l’uso del colore come mezzo per trasmettere emozioni, sensazioni e ricordi. Anche attraverso una etichetta.


Il consorzio della Valpolicella ha depositato presso il tribunale delle imprese di Venezia una azione legale contro l’associazione delle famiglie dell’Amarone d’arte dopo la loro richiesta in sede Ue di registrazione di un marchio proprio. La ‘guerra’ tra consorzio e associazione ebbe inizio nel 2009 quando dodici aziende storiche della zona (Allegrini, Begali, Brigaldara, Guerrieri Rizzardi, Masi Agricola, Musella, Speri, Tedeschi, Tenuta Sant’Antonio, Tommasi, Venturini e Zenato) entrarono in rotta di collisione con il consorzio di tutela, accusato di non garantire elevati standard qualitativi, creando così una propria associazione con un proprio regolamento volontario più rigido.

Attualmente il consorzio contesta alle dodici famiglie l’uso del termine Amarone, forte del fatto che la legislazione attuale vieta a un privato la registrazione di un marchio che contenga al suo interno una denominazione d’origine protetta, ma l’associazione delle famiglie dell’Amarone d’arte per tutta risposta ha chiesto di registrare in sede Ue, all’ufficio per l’armonizzazione del mercato interno, il proprio marchio, un ologramma 'A' riportato anche sulle bottiglie. Ora tocca alla carta bollata.


Non è solo una questione di cambiamenti climatici, ma anche una sorta di scommessa quella che Christopher Trotter, un noto chef e food writer scozzese, ha deciso di accettare tre anni fa piantando alcuni filari appena a nord di Edimburgo per creare la prima casa vinicola scozzese. Rondo, Solaris e Siegerrebe sono le uve a maturazione precoce scelte da Trotter confidando nelle estati più calde di questi ultimi anni, lo scorso luglio la media climatica fu di 21 gradi.

In questi giorni è giunto il momento di aprire le bottiglie della prima vendemmia dello scorso autunno ma qualcosa non è andato per il verso giusto: il vino, anche se con una gradazione di 10-12 gradi, era purtroppo ossidato e con un gusto simile allo Sherry. ‘Non è ottimo’, ha ammesso Trotter, aggiungendo che il suo errore è stato di non avere raffreddato i grappoli abbastanza velocemente dopo la mietitura permettendo così l’insorgere della ossidazione. Ora Cristopher intende correre ai ripari intendendo usare ghiaccio secco nella prossima vendemmia per preservare le uve. Nonostante gli errori, il vino di Château Largo, questo il nome della tenuta, sembra avere comunque delle potenzialità e Trotter non smette di crederci nella possibilità di produrre un vino da tavola di buona qualità confidando nella primavera appena trascorsa e da lui definita ‘terrific’.


Come mettere in contatto con profitto un produttore di vino e un suo potenziale acquirente? A questa intramontabile domanda prova a dare una risposta Sud de France Développement con la realizzazione di un sito ad hoc per i vini del Languedoc-Roussillon. Il sito www.suddefrancewinehub.com offre un servizio gratuito che consente ai consumatori di cercare maggiori informazioni sul produttore, verificare i livelli delle scorte e tenersi aggiornati con notizie comunicate direttamente dai produttori. D’altro canto, il sito offre ai produttori una piattaforma personalizzabile in cui presentare i propri vini, evidenziare promozioni e di dialogare direttamente con gli acquirenti. Al momento, circa 400 produttori e 1500 vini sono registrati sul sito disponibile, oltre che in francese, anche in cinese e in inglese.


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