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Secondo il South Africa Wine Industry Information & Systems (Sawis) la viticoltura in Sudafrica sta attraversando una grave crisi, stretta fra una crescita dei costi di produzione del 52% in cinque anni, dal 2008 al 2013, e un aumento del reddito solo del 38%.: Il motivo è dato dal prezzo di vendita non sufficientemente remunerativo, come ad esempio in Gran Bretagna, primo paese importatore di vino sudafricano, dove il prezzo medio è inferiore a cinque sterline per bottiglia. Ormai, secondo Sawis, una azienda vinicola su tre in Sudafrica è in perdita e l’unico modo per uscire da questa situazione è quello di aumentare tutti assieme il prezzo delle bottiglie migliori. Ma per fare questo occorre creare valore aggiunto con adeguate strategie di comunicazione e di marketing, mentre invece sta crescendo la tentazione di abbandonare tutto e dedicarsi a colture più remunerative della vite.


Je suis un héros, je roule à zéro è lo slogan lanciato dalla associazione di automobilisti francesi 40 millions d’automobilistes che chiede a chi si mette al volante di rinunciare completamente all’alcol. Attualmente in Francia il tasso di alcolemia concesso è di 0,5 grammi/litro, abbassato a 0,2 lo scorso luglio in via sperimentale per i giovani e i neopatentati. Questa associazione, forte dei suoi 350.000 aderenti, parte dalla considerazione che l’alcol rimane la causa numero uno di incidenti sulle strade francesi e quindi porvi rimedio con questa proposta creando uno shock psicologico per indurre a un cambio di mentalità dei guidatori. Per convincere gli automobilisti a guidare senza bere, l'associazione ha posto in vendita al prezzo di due euro sul suo sito web un adesivo da mettere sull’auto con lo slogan proposto.


La appena nata Unione economica eurasiatica tra Russia, Bielorussia, Kazakistan, Armenia e Kirghizistan, ispirata all'integrazione tra i paesi dell'Unione europea, realizzerà entro fine anno un nuovo codice unico del vino che metterà in soffitta le attuali norme nazionali, spesso difformi tra loro, garantendo così più trasparenza e meno burocrazia nelle attività di import-export. Se ne è parlato l’altro ieri a Milano durante il convegno ‘Italia-Eurasia: il dialogo. Come il vino italiano può accedere ai mercati dell’Unione economica eurasiatica’, una occasione di promozione delle nuove opportunità per l’export italiano verso i Paesi dell’Eurasia.

Il comparto del vino godrà a breve quindi di un Codice unico ben distinto all’interno del settore agroalimentare eurasiatico e il suo utilizzo produrrà ricadute rilevanti nelle politiche commerciali delle aziende vinicole italiane che guardano verso l’Unione economica eurasiatica ma in particolare nelle strategie dei distributori locali ostacolando così l’insorgere di canali paralleli per la commercializzazione del vino nelle regioni dell’Eurasia.


Giuseppe Martelli si è dimesso, dopo 37 anni, dalla direzione generale di Assoenologi. La decisione, presa durante la riunione del consiglio di amministrazione dello scorso 22 agosto, è trapelata solo ieri. Le dimissioni, accettate all’unanimità, decorreranno dal prossimo 1° marzo. Ecco il testo ufficiale dell’Assoenologi.

La lettera di dimissioni del dott. Giuseppe Martelli, direttore generale dell’Assoenologi per 37 anni, è stata al centro della riunione del consiglio di amministrazione nella sede sociale di Milano, il 22 agosto scorso.
Il testo della comunicazione, a tratti quanto mai partecipe e commosso, ha ripercorso l’impegno e la passione di Martelli, a partire dal 1978, anche in momenti non facili per l’associazione.
Il consiglio ringrazia Giuseppe Martelli per l’opera intelligente e proficua svolta in così tanti anni di lunga e meritoria conduzione.
Per comprensibili esigenze, le dimissioni, accettate all’unanimità da tutti i componenti del consiglio di amministrazione, decorreranno dal 1° marzo 2016.
Al direttore Martelli, i sentimenti di infinita gratitudine di tutti gli associati.


Anche in Francia l’export vinicolo è motivo di soddisfazione essendo cresciuto nei primi sei mesi di quest’anno del 7%. Come in Italia, le principali soddisfazioni vengono dai vini spumanti che contano per 1,1 miliardi di euro, di cui il 90% dallo Champagne, che raggiunge un prezzo medio di 26 euro al litro, con un volume di 378.000 hl e un valore di 973 milioni di euro. Grandi risultati ottiene il vino francese in Nord America, con una crescita in valore del 29% così come in Asia, e in particolare Cina, Hong Kong, Corea e Giappone, con un aumento del 13% in quantità e del 12% in valore. L’Europa invece si conferma essere un mercato più maturo, con una crescita limitata al 2,5% in valore e una diminuzione del 7% in volume.


Il vino biologico italiano è in continua crescita, non solo nel numero di aziende e di superficie vitata, ma anche nell’attenzione dei consumatori. A fare il punto del mercato è stata l’Aiab (associazione italiana agricoltura biologica), domenica scorsa durante un convegno al Sana, salone internazionale del biologico e del naturale, di Bologna. Nel 2014 la superficie vitata biologica è stata di oltre 72 mila ettari, aumentati del 6,5% rispetto al 2013, arrivando a coprire l’11% circa del totale nazionale. Le cantine biologiche certificate in Italia sono circa 1.300 che vinificano circa 4,5 milioni di hl. Regione leader la Sicilia, dove quasi un ettaro su quattro coltivato a vite è bio, seguita dalla Puglia e Toscana.

Per Aiab una maggiore chiarezza di comunicazione dell’etichetta ha acceso l’interesse per il vino biologico non solo per i buyer della grande distribuzione e per i responsabili acquisti delle enoteche, ma anche per i consumatori finali, al punto che dal 2013 a oggi la percentuale di italiani che hanno acquistato almeno una bottiglia di vino bio è passata dal 2 al 16,8. Il vino biologico, secondo Aiab, ha ancora un potenziale inespresso ancora notevole e lo ha dimostrato citando una recente indagine di Wine Monitor Nomisma secondo la quale il 38% dei consumatori non beve vino bio perché ha difficoltà a trovarlo in vendita, mentre addirittura il 90% vorrebbe trovare la marca preferita di vino in una linea a marchio biologico.


Cresce l’export di vino italiano nei primi sei mesi del 2015 con 2,5 miliardi di euro in valore (+6,5%) nonostante un leggero calo in volume del 2%, pari a 9,64 milioni di hl, dovuto essenzialmente alla discesa dei vini sfusi (-12% pari a 2,6 milioni di hl). I vini in bottiglia si avvicinano a 1,93 miliardi di euro (+5,4%) vale a dire 5,93 milioni di hl, mentre gli spumanti crescono a doppia cifra con 406 milioni di euro (+23,5%) in valore e con quasi 1,14 milioni di hl (+20,6%) in quantità.


In occasione del suo 80° anniversario, il consiglio di amministrazione della denominazione di origine Jerez-Xeres-Sherry ha lanciato un nuovo sito www.sherry.org che unifica su una unica piattaforma web le proprie profonde radici storiche con una strategia di marketing globale rivolta al futuro e a una nuova generazione di intenditori di Sherry. Il nuovo sito rappresenta rispetto al passato un cambiamento radicale nel design e nella funzionalità ed ora uno dei suoi nuovi messaggi chiave è quello di evidenziare come lo Sherry rifletta oggi una grande versatilità, che non corrisponde affatto con la vecchia immagine di essere solo un vino da antipasto. Il tutto senza dimenticare le proprie radici, l’Andalusia e la sua cultura.


La regione Veneto ha approvato l’adozione della riserva vendemmiale per i vini atti alla produzione di Prosecco Doc ottenuti nel 2015. La riserva vendemmiale è un provvedimento che il Consorzio aveva richiesto in considerazione dell’annata favorevole e con il quale sarà possibile mettere a riserva un certo quantitativo di uve per ettaro, togliendole quindi dal mercato, per far fronte ad eventuali futuri incrementi della domanda. Dopo questa approvazione della regione Veneto a breve dovrebbe seguire identica decisione da parte della regione Friuli-Venezia Giulia.


La Federazione italiana vignaioli indipendenti (Fivi) è fortemente contraria alla decisione da parte di numerose regioni italiane di autorizzare l’arricchimento del vino per la campagna in corso. La Fivi, inoltre, chiede una revisione dei criteri di autorizzazione perché ritiene che l’utilizzo dell’arricchimento del vino debba essere concesso solo in caso di annate effettivamente sfavorevoli o in zone colpite da eccezionali avversità atmosferiche. ‘L’arricchimento – afferma Matilde Poggi, presidente Fivi - non può essere considerato un diritto e non è comprensibile come annate così diverse come la 2014 e la 2015 lo possano prevedere entrambe’. E prosegue: ‘L’arricchimento favorisce i furbetti che manipolano vini di bassa qualità a discapito di chi lavora seriamente. Ci chiediamo: che immagine diamo dell’Italia se la accreditiamo come una terra che necessita ogni anno di arricchire i propri mosti?’.


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