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Alla sua nona edizione si è svolto la scorsa settimana a Yangling (Cina) un seminario di viticoltura e di enologia seguito da centinaia di partecipanti, esperti, accademici, professionisti del vino, semplici studenti. Tra gli argomenti in discussione la situazione e le prospettive nelle principali regioni del vino della Cina. Con la seconda superficie vitata al mondo, 830.000 ha dopo la Spagna e davanti alla Francia, la Cina è l’ottavo produttore di vino con 11 milioni di hl nel 2015. Dopo due anni di stagnazione, il consumo ha registrato nel 2015 un recupero, posizionando la Cina al quinto posto nel mondo tra i paesi consumatori. Tra gli invitati Jean-Marie Aurand, direttore generale dell'Oiv, che ha concluso la sua visita cinese con alcuni colloqui tra le autorità locali e i rappresentanti dell'Associazione cinese di bevande alcoliche per rafforzare i legami tra la Cina e l'Oiv in vista di una sua futura adesione.


Nella notte tra il 26 e il 27 aprile una intensa gelata ha colpito la Borgogna: tutta la zona dello Chablis, la Côte de Beaune e, in misura minore, la Côte Chalonnaise sono stati duramente colpite. Il Mâconnais sembra invece essere stato in parte risparmiato. Una combinazione di fattori, una notte fredda e umida, l’assenza di vento seguita da una forte luce solare mattutina hanno seriamente danneggiato i vigneti. Nonostante i fuochi accesi di notte tra i filari e una irrigazione mattutina per spezzare il gelo, i danni sembrano rilevanti al punto da compromettere parte dell’annata vinicola in corso.


Anche quest'anno Mediobanca ha diffuso la consueta indagine sul settore vinicolo in Italia e all’estero. In essa si analizzano le prime 136 società di capitali italiane che nel 2014 hanno fatturato più di 25 milioni di euro; successivamente si analizza l’aggregato 2005-2014 delle 14 maggiori imprese internazionali quotate con fatturato superiore a 150 milioni di euro per proseguire con la dinamica dell’indice mondiale di borsa delle imprese vinicole quotate. Nello scorso anno i cinque maggiori produttori per fatturato sono stati il gruppo Cantine Riunite-Giv (547 milioni di euro), Caviro (300 milioni), Antinori (202 milioni), Zonin (che è passato dal settimo al quarto posto fatturando da 160 milioni di euro nel 2014 a 183) e la cooperativa Mezzacorona a 175 milioni di euro.


Lo Champagne archivia un 2015 pieno di soddisfazioni. Le vendite hanno infatti raggiunto la cifra di 4,74 miliardi di euro, superando il precedente record del 2007. Questo risultato è dovuto sia grazie alla crescita delle spedizioni, aumentate di circa il 2% con 312,5 milioni di bottiglie, sia ai tassi di cambio favorevoli sui principali mercati. Per il quarto anno consecutivo, l'export rappresenta più della metà delle vendite di Champagne e questo grazie al dinamismo dei due principali mercati esteri, il Regno Unito e gli Stati Uniti, unito ad un contesto economico molto favorevole e alla continua crescita dei mercati giapponesi e australiani.

Più in dettaglio, le spedizioni nella Unione europea presentano una crescita netta del 3,3% e si stabiliscono ad un livello superiore alla media decennale di 80,2 milioni di bottiglie. In valore invece la crescita è del 6% pari a 1,3 miliardi di euro, grazie al dinamismo del Regno Unito e alla ripresa dei paesi del sud Europa come Spagna e Italia. Nel 2015, l'Italia ha confermato la sua posizione: le spedizioni sono significativamente cresciute del 9,7% (6,36 milioni di bottiglie).con un valore pari a 130 milioni di euro (+14%). Di queste, cinque bottiglie su sei, cioè l’83,6%, sono rappresentate da Champagne non millesimato, cresciuto del 9,5% a 5,3 milioni di bottiglie, oltrepassando così la soglia dei 90 milioni di euro e ritornando ai valori di cinque anni fa.


Il direttore generale dell'Oiv, Jean-Marie Aurand, ha presentato ieri, nel corso di un incontro presso la sede di Parigi, le ultime informazioni sul potenziale produttivo viticolo, il bilancio del raccolto, la situazione dei mercati e degli scambi internazionali nel 2015. La superficie vitata mondiale è calata di 7.000 ha, il risultato algebrico tra la flessione di 26.000 ha nell'Ue e la crescita di Cina e Nuova Zelanda. Nel 2015 la produzione mondiale di vino invece ha raggiunto i 274,4 milioni di hl (+2,2%). Nell'emisfero australe la produzione è in calo in Argentina, in crescita in Cile e stabile in Australia. Il consumo mondiale di vino invece si stabilizza a 240 milioni di hl, dove gli Stati Uniti mantengono il primo posto con 31 milioni di hl. Da segnalare la Cina, con 16 milioni di hl, in leggera crescita. Infine gli scambi mondiali di vino continuano a crescere, raggiungendo 104,3 milioni di hl (+1,8%) pari a 28,3 miliardi di euro (+10,6%).


Una indagine realizzata in occasione di Vinitaly dall’Osservatorio Paesi Terzi Business Strategies in collaborazione con Nomisma-Wine Monitor, ha indagato sugli stili e sulle modalità di consumo del vino dei giovani tra i 20 e i 35 anni (i cosiddetti millennials) di Cina e Stati Uniti. Due gioventù diverse nella mentalità e nella cultura ma molto meno lontane tra loro quando si tratta del vino.

In entrambi i Paesi infatti si dà molta rilevanza all'importanza al marchio aziendale, che rappresenta il primo criterio di scelta per i cinesi (indicato dal 22%) e il terzo per gli americani (16%). I consigli di amici e dei negozianti sono ritenuti rilevanti dal 16% dei cinesi e dal 17% degli americani mentre il Paese di origine del vino è molto importante per i giovani cinesi, sono il 17% quelli che lo utilizzano come criterio di scelta, molto di meno per i giovani americani (6%).

Il vino italiano gode di ottima reputazione: il 35% dei giovani statunitensi ritiene che il vino italiano sia superiore a quello francese mentre solo il 4% pensa il contrario. I coetanei cinesi sono invece per il 22% a favore e per il 10% contro. Inoltre per il 32% dei giovani cinesi il vino è il prodotto bandiera del made in Italy, più di moda, arredamento e design, e viene associato a parole come eleganza (29%), qualità (24%) e tradizione (16%).


Con provvedimenti 22 marzo 2016, pubblicati sul sito Mipaaf, sono state approvate a livello nazionale le proposte di modifica dei disciplinari di produzione dei vini Romagna Albana Docg, Romagna Doc e Colli di Faenza Doc. Si è, così, conclusa la procedura nazionale e i nuovi disciplinari verranno trasmessi alla Commissione Ue per l’approvazione definitiva. Per poter applicare i nuovi disciplinari, in attesa che si concluda l’iter di modifica presso la Commissione Ue, sarà necessario attendere l’emanazione dei decreti Mipaaf di etichettatura transitoria che sono stati annunciati come imminenti. (g.r.)


‘C'è un grande lavoro di squadra dietro questo progetto, con soggetti cruciali dell'esperienza vitivinicola italiana uniti sotto la chiave della sostenibilità’. Sono le parole del ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina, durante la presentazione ieri al Vinitaly di Equitas, un nuovo modello di sostenibilità unico per il settore vitivinicolo italiano. Proposta da Federdoc, Unione italiana vini, il gruppo CSQA-Valoritalia, 3A vino e Gambero rosso lo standard Equalitas vino sostenibile è formato da una serie di parametri ben misurabili di biodiversità, consumi, impronta carbonica, gestione fitosanitaria che abbracciano diversi punti di vista sociali, ambientali ed economici. Il modello per ora è ancora su base volontaria, ma l’obiettivo dichiarato dai promotori è quello di ottenere un riconoscimento pubblico di questo standard che possa essere preso come base dal ministero delle Politiche agricole per una migliore definizione del quadro normativo generale.


Il messaggio del 50° Vinitaly è molto chiaro: il futuro del vino viaggerà sempre più sulle piattaforme digitali, ecco perché, ad esempio, è nato recentemente Vinitaly Wine Club, una piattaforma per promuovere online le vendite delle migliori etichette italiane. E pensare in grande è necessario, da qui l’apertura di un nuova sezione di Amazon dedicata al vino italiano dove 700 etichette di oltre 500 cantine verranno selezionate e vendute da Vinitaly Wine Club. Ma il messaggio più forte l’ha lanciato ieri al Vinitaly Jack Ma, creatore di Alibaba, la maggiore piattaforma cinese di e-commerce del mondo: ‘Siamo qui per aiutare il vino italiano a sfondare in Cina. E non solo’.

Autonominatosi ambasciatore dei prodotti italiani in Cina Jack Ma promette: ‘Vogliamo portare l’export italiano di vino dal 6% fino al 66%’ e aggiunge: ‘Alibaba deve essere la porta di ingresso dei prodotti italiani in Cina e faremo in modo di proteggere anche i vostri diritti sulle proprietà intellettuali. Le potenzialità sono enormi, perché la Cina già oggi può contare su una classe media di oltre 300 milioni di persone’. Ma attenzione, per crescere su Internet occorre dotarsi di piani strategici a lungo termine: ‘La maggior parte di voi pensa solo fino a domani sera, se non guardate a dopodomani, ai prossimi vent’anni, allora siete destinati a sparire’, ha sentenziato Jack Ma.

E alla fine arriva anche ‘le coup de théâtre’: Alibaba lancerà sulle sue pagine la giornata del vino. Si svolgerà il 9 settembre - in cinese l’ideogramma che identifica il nove equivale a quello del vino - dalle 9 di mattina alle 9 di sera. Dodici ore dedicate agli acquisti di vino italiano e alla sua promozione in tutto il mondo. (m.m.)


Dalle giornate del vino italiano del 1967 ad oggi il Vinitaly ne ha fatta di strada, ma l’edizione di quest’anno, la cinquantesima, promette un rinnovato dinamismo specialmente sulla evoluzione dei mercati esteri puntando sempre più su qualità e promozione. Una rassegna ‘che è riuscita nel tempo ad accompagnare, interpretare, favorire la crescita di un grande prodotto italiano, divenuto sempre più vettore e simbolo della nostra qualità, apprezzata nel mondo’, sono le parole pronunciate dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, durante la cerimonia di inaugurazione di ieri.

Ma il messaggio del 50° Vinitaly è chiaro: il vino è destinato ad essere sempre più digitale e a parlare la lingua dell’e-commerce. Ecco perché il ministro delle risorse agricole, Maurizio Martina, ha parlato di una e propria ‘sfida digitale’ in grado di coniugare la grande eccellenza enologica italiana con le enormi possibilità di business che la rete offre. Un mondo che però molte aziende vinicole non sanno ancora affrontare per la mancanza di adeguati strumenti.

La 50° edizione di Vinitaly non vuole quindi essere una sterile celebrazione del passato ma anzi ‘una piattaforma del sistema Italia nel mondo’, come afferma il presidente di Veronafiere, Maurizio Danese. È infatti allo studio un progetto innovativo che fra poco vedrà la luce dove Vinitaly International diventerà uno strumento nazionale per lo sviluppo unitario all’estero non solo del vino ma di tutto il made in Italy agroalimentare senza dimenticare il tema della sicurezza e degli strumenti per battere le contraffazioni. (m.m.)

Reportage fotografico del 50° Vinitaly. Fare clic sulle immagini per ingrandirle.

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