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Da oggi si fa sul serio: l’attivazione odierna dell’articolo 50 del Trattato di Lisbona che regolerà la Brexit apre l’inizio delle trattative con l’Unione europea che dovranno chiudersi, salvo proroghe, entro due anni. Il primo ministro Theresa May intanto sparge retorica a piene mani affermando ‘la Brexit sarà un successo’, ‘stiamo lasciando l’Unione europea ma non stiamo lasciando l’Europa’ oppure ‘è uno dei momenti più importanti nella recente storia del Regno Unito’. Ma, al di là della cronaca quotidiana, come cambieranno di fatto i rapporti commerciali tra Regno Unito e Unione europea? Attualmente il 46% dell’export britannico è diretto verso l’Ue e il 51% importato. Tutto questo verrà messo in forse. Proprio sui rapporti commerciali si combatterà la battaglia più aspra e già ora le posizioni sono parecchio distanti. Il Regno Unito vuole discutere tutte le questioni sul tappeto assieme, non solo commercio ma anche accordi internazionali, finanziari, economici, programmi di ricerca, banca europea degli investimenti e tanto altro. L’Ue vuole invece in questi due anni negoziare tutti gli altri temi in campo e poi, una volta che il Regno Unito è a tutti gli effetti fuori dall’Unione, discutere dei rapporti commerciali utilizzando però l’articolo 218 che regola gli accordi tra l'Ue e i paesi terzi e, cosa importante, non pone limiti temporali alla conclusione dei negoziati.

Intanto la National Farmers Union (NFU), la Food and Drink Federation (FDF) e la British Retail Consortium (BRC), cioè agricoltori, supermercati e fornitori di prodotti alimentari, hanno l’altro ieri scritto una lettera comune dove chiedono al governo di garantire una Brexit regolare e ordinata, accettando anche disposizioni transitorie al fine di evitare ‘costosi e dirompenti controlli doganali’, e di firmare nel medio termine un accordo di libero scambio con l’Ue, per evitare l’imposizione di tariffe o di dazi. Ancora più pressante, infine, il preoccupato allarme lanciato dalla Wine and Spirit Trade Association (WSTA): attualmente tutti i porti della Gran Bretagna lavorano sul principio del just in time e non hanno grandi capacità di stoccaggio. Il ripristino dei controlli doganali creerà nei porti dei grossi ritardi nelle spedizioni, un aumento di costi, difficoltà negli approvvigionamenti dei negozi e il rischio di paralisi del traffico intorno ai porti dovuto al forte numero di Tir in attesa di sdoganamento. (m.m.)


Con una ulteriore crescita del 7,9% il Veneto ha superato nel 2016 la quota di 2 miliardi di euro di vino esportato su un totale nazionale di 5,6 miliardi. Lo confermano i dati Istat relativi all'export per singola regione, di recente pubblicazione, dai quali si osserva come il Veneto abbia saputo raddoppiare il suo export in appena sette anni, avendo superato quota un miliardo di euro nel 2009. Dopo il Veneto seguono Piemonte e Toscana, entrambi con una crescita appena superiore al 6% ma che non raggiungono il miliardo di export fermandosi poco prima. Queste tre regioni insieme rappresentano quindi i due terzi dell'export nazionale, seguono il Trentino-Alto Adige con mezzo miliardo circa, Emilia-Romagna (289 milioni) e Lombardia (258 milioni).


Dal 24 al 27 marzo i viticoltori indipendenti francesi presenteranno i loro vini a Parigi, all'Espace Champerret, per la ventiquattresima edizione del salone a loro dedicato. Durante i quattro giorni della manifestazione sarà possibile degustare i vini di 500 produttori provenienti da ogni angolo di Francia. Le denominazioni non saranno classificate per regione perché les vignerons indépendants vogliono incoraggiare la curiosità dei visitatori invitandoli, stand dopo stand, a scoperte quanto mai uniche e piacevoli attraverso la grande diversità dei vigneti d’Oltralpe.


Per l’Italian Wine & Food Institute di New York il 2016 è stato un anno di assestamento per i vini italiani che hanno registrato una leggera perdita in quantità (-1%) e un lieve miglioramento in valore (+2,7%). Significativo il notevole calo dell’Australia (-11,6%) e dall’Argentina (-26,2%) cui fa da contrappeso l’incremento del Cile (+16,8%) e della Nuova Zelanda (+13,9%). Continua la crescita della Francia (+9,8%) che si è ormai saldamente insediata al quarto posto in quantità ed al secondo in valore.

Paese2015 hl2015 US$2016 hl2016 US$
Italia 2.549.850 1.297.866.000 2.525.110 1.332.350.000
Cile 1.312.060 267.261.000 1.532.800 272.700.000
Australia 1.620.490 382.266.000 1.432.180 349.058.000
Francia 948.460 865.737.000 1.041.100 915.595.000
N.Zelanda 579.460 359.704.000 659.970 399.797.000
Argentina 879.090 259.418.000 648.880 247.601.000
  ... ... ... ...
TOTALE 8.835.170 3.892.062.000 8.809.660 3.984.224.000

 

Gli spumanti italiani continuano la loro corsa, passando da 483.190 hl nel 2015, per un valore di 259.044.000 dollari, a un lusinghiero risultato nel 2016: 622.540 hl pari a 347.997.000 dollari, una crescita del 28,8% in quantità e del 34,3% in valore. Seguono Francia e Spagna, con una crescita in quantità rispettivamente del 6,5% e del 7,3%. Il totale degli spumanti importati negli Usa oltrepassa così nel 2016 il muro del milione di hl in quantità e del miliardo di dollari in valore.


‘To Another Great Year’ è lo slogan che caratterizza la 24° edizione di ProWein che viene inaugurata oggi a Düsseldorf. In tre giorni sono attesi oltre 50.000 visitatori specializzati provenienti da tutto il mondo che incontreranno oltre 6.000 espositori provenienti da 60 nazioni oltre ad una selezione di circa 400 specialità di alcolici di 30 Paesi diversi. Circa la metà di tutti gli espositori provengono dall’Italia (1.500) e dalla Francia (1.300); seguono la Germania (1.000), la Spagna (550), l’Austria (320), il Portogallo (300) e i Paesi d’oltreoceano (600). Da segnalare l’esposizione speciale Same But Different che intende fornire adeguati spunti su come produrre e commercializzare vini in modo innovativo. Attraverso questa piattaforma gli organizzatori di ProWein desiderano offrire una maggiore visibilità alle idee e agli approcci innovativi così da sollecitare un scambio creativo di opinioni e di pensieri all’interno delle singole realtà del mondo vitivinicolo


La Commissione europea ha adottato lunedì scorso un rapporto del Parlamento e del Consiglio europeo riguardante l’obbligo per le bevande alcoliche di indicare in etichetta la lista degli ingredienti e la dichiarazione nutrizionale. A tale scopo, la Commissione europea ha invitato le industrie europee delle bevande alcoliche di sviluppare, entro un anno, una proposta di autoregolamentazione per essere successivamente valutata dalla Commissione stessa. Attualmente la materia è disciplinata dal regolamento 1169/11 relativo alla fornitura di informazioni alimentari ai consumatori, le cui indicazioni sono obbligatorie per tutti gli alimenti, comprese le bevande alcoliche. C'è una deroga, tuttavia, per le bevande contenenti più dell'1,2% di alcol per volume.

Il Ceev, Comité Européen des Entreprises Vins, ha intanto accolto con favore la richiesta della Commissione europea. Per il Ceev, infatti, l’invito della Commissione ad autoregolamentarsi riconosce in qualche modo la specificità del settore del vino che, al contrario di altri prodotti industriali, non possiede una ricetta prestabilita. Con un quadro giuridico e tecnico così specifico, è quindi necessario lo sviluppo di una soluzione ad hoc per il settore vitivinicolo e il Ceev, cosciente della responsabilità ricevuta, è pronto a dare il suo contributo.


Se Francia e Spagna segnano il passo, l'export vinicolo italiano invece continua a progredire raggiungendo nel 2016 un quantitativo di 20,8 milioni di hl (+2,9%) pari a 5,6 miliardi di euro (+4,3%), un valore che è raddoppiato in dodici anni (2,8 miliardi di euro nel 2004). Questo exploit è dovuto, come già si sapeva, dai risultati a dir poco eccellenti dei vini spumanti, Prosecco in primis, che ottengono in totale un progresso del 21,4% in valore e del 19,7 in quantità. I vini imbottigliati segnano il passo, mentre i vini sfusi crescono del 7,3% in valore e del 9,4% in quantità, contribuendo così per circa un quarto al totale del volume nazionale esportato.

 Valore in migliaia di euroQuantità in ettolitri
 20152016
provv.
%20152016
provv.
%
Vini spumanti 985.115 1.195.558 +21,4 2.816.267 3.369.667 +19,7
Vini imbottigliati 4.010.794 4.001.286 -0,2 12.229.673 11.743.838 -4,0
Vini sfusi 358.565 384.725 +7,3 5.004.205 5.472.956 +9,4
Mosti 37.080 40.963 +10,5 212.071 259.489 +22,4
TOTALE 5.391.554 5.622.532 +4,3 20.262.216 20.845.950 +2,9

 

Gli Stati Uniti si confermano il maggior mercato per i vini italiani con 1,35 miliardi di euro e 3,3 milioni di hl; al secondo posto la Germania con 978 milioni di euro e 5,6 milioni di hl seguita dal Regno Unito con 764 milioni di euro e 3,1 milioni di hl di cui gli spumanti pesano per circa la metà con 366 milioni di euro (+33,1%) e 1 milione di hl (+21,6%).


Nella riunione di ieri a Roma il comitato nazionale tutela vini Dop e Igp ha espresso parere favorevole alla modifica del disciplinare dell’Asti Docg con l’inserimento di nuove tipologie con minore contenuto zuccherino, nella versione secco, demi-sec ed extra secco. Ed è proprio sul termine ‘secco’ che le polemiche divampano senza sosta. Il consorzio di tutela aveva proposto di non presentare la scritta ‘secco’ sulla stessa riga del nome ‘Asti’, ma anche la semplice vicinanza dei due termini è vista come una minaccia dai produttori di Prosecco i cui malumori vengono riassunti dalle parole del presidente della regione Veneto, Luca Zaia: ‘Con tutti i nomi e tutte le soluzioni verbali che si potevano trovare, ritengo che aver scelto la denominazione Asti secco sia un danno. Prima di tutto a loro. L'assonanza, la vicinanza fonetica al Prosecco rischia di diventare un boomerang’.

Ora, come previsto dalla legge, se non vi saranno opposizioni nei prossimi 60 giorni la nuova tipologia potrà essere commercializzata già dalla prossima estate o in occasione della prossima vendemmia.


Dopo una crescita significativa in valore nel 2015, l'export di vini francesi nel 2016 si stabilizza a 7,9 miliardi di euro con un leggero calo in quantità dell'1,8 pari a 12,2 milioni di hl. Secondo la Fédération des Exportateurs de Vins & Spiritueux de France (Fevs), che ha diffuso i dati, mentre i vini tranquilli nel complesso rimangono attorno ai 5 miliardi di euro, il loro volume discende anno dopo anno confermando che la minore disponibilità di vino francese ostacola la competitività delle imprese e del settore sul mercato internazionale.

 

ETTOLITRI 2014 2015 2016 %
Champagne 1.040.378 1.090.521 1.076.829 -1,3
Vini tranquilli Dop 5.321.197 5.257.298 5.225.321 -0,5
Vini tranquilli Igp 3.747.536 3.594.479 3.399.356 -5,4
Vini varietali tranquilli non geografici 888.562 740.923 780.565 +5,3
Altri vini tranquilli non geografici 1.228.479 1.062.612 1.065.411 +0,1
. . .        
TOTALE VINI 12.878.133 12.437.396 12.205.120 -1,8

 

MIGLIAIA DI EURO 2014 2015 2016 %
Champagne 2.400.608 2.691.465 2.625.731 -2,5
Vini tranquilli Dop 3.668.710 3.819.178 3.851.637 +0,7
Vini tranquilli Igp 781.883 808.296 788.045 -2,5
Vini varietali tranquilli non geografici 160.788 156.944 172.420 +9,8
Altri vini tranquilli non geografici 169.534 163.093 153.298 -6,1
. . .        
TOTALE VINI 7.440.143 7.927.703 7.873.945 -0,8

 

Osservando invece l'export degli alcolici, da notare la progressione del Cognac (+6,5% nel 2016) che raggiunge da solo un valore di 2,77 miliardi di euro, circa il 70% dell'intero comparto, pari a quasi 1,25 milioni di hl (+5,5%).


La Spagna nel 2016 ha ridotto le sue esportazioni totali di vino del 7% in volume e dello 0,2% in valore (22,26 milioni di hl e 2.635,3 milioni di euro), con un prezzo medio di 1,18 euro al litro (+7,3%). Per quanto riguarda le esportazioni di vino in bottiglia, si registrano buoni progressi nei vini Dop, in quelli varietali e nei vini frizzanti, il che permette la crescita del valore esportato dello 0,3% pari a 2.141 milioni di euro. Il Regno Unito è il principale cliente per il vino spagnolo imbottigliato, sia in volume sia in valore. La Germania è al secondo posto in termini di volume, ma in valore perde rispetto agli Stati Uniti.

 Valore in migliaia di euroQuantità in ettolitri
 20152016%20152016%
Vini liquorosi 65.700 68.300 +3,9 203.000 184.000 -9,4
Vini spumanti 435.500 422.700 -2,9 1.688.000 1.682.000 -0,4
Vini frizzanti 21.700 28.200 +29,9 157.000 195.000 +24,2
Vini Dop in bottiglia 1.197.000 1.217.600 +1,7 3.585.000 3.649.000 +1,8
Vini Igp in bottiglia 159.900 153.400 +4,1 1.675.000 1.398.000 -16,6
Altri vini in bottiglia 254.500 278.000 +9,2 2.691.000 2.859.000 +6,2
Vino sfuso 503.600 467.100 -7,2 13.965.000 12.293.000 -12,0
. . .            
TOTALE 2.637.900 2.635.300 -0,2 23.963.000 22.260.000 -7,0

 

I vini sfusi senza indicazione geografica sono la causa della discesa dei volumi esportati nel 2016, -10,3% in quantità e -2% in valore, ma con un prezzo medio più alto del 9,2%. Osservando i singoli paesi, la Francia è il mercato principale dei vini sfusi spagnoli, con quasi il 40% del volume e il 35% del valore totale. I mercati di Italia, Portogallo, Germania, Repubblica Ceca e Angola sono in contrazione, mentre si registrano ottimi risultati in Costa d'Avorio, Russia e Belgio.


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