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Presentato stamani a Palermo il Consorzio cantine trapanesi riunite che raccoglie 12 cantine sociali che hanno partecipato al bando della Regione per la riorganizzazione del sistema cooperativistico vitivinicolo siciliano. Obiettivo del progetto è raggruppare le 12 cantine nell’unico marchio Cantine siciliane riunite, cui faranno capo 6-8 centri di produzione e vinificazione. Previsto un unico sistema informativo gestionale, un unico centro di ricerca e sperimentazione, un polo per l’imbottigliamento, uno per la logistica dello sfuso e una cabina di regia per gli acquisti, il marketing e la comunicazione.

Il consorzio ha già cominciato a operare sui mercati esteri, concludendo importanti contratti con alcune centrali d’acquisto dell’est Europa e con la prospettiva di concludere ulteriori contratti in Cina, Russia e Canada. Attualmente le cantine trapanesi riunite coltivano 16500 ettari di vigneto, producono il 20% dell’uva da vino siciliana (1,5 milioni di quintali) sviluppando un fatturato di 50 milioni di euro.


‘La battaglia che sta portando avanti in Francia il presidente Sarkozy per evitare la liberalizzazione dei diritti di impianto dei vigneti va sostenuta. Potrà essere opportuno prevederla dopo la riforma della Pac per opportunità politiche, ma va fatta e l’Italia dovrà sostenerla con forza’. Lo afferma il presidente di Confagricoltura Federico Vecchioni nell’intervento di chiusura del Focus Vino promosso a Roma da Confagricoltura.

Sul tema dell’Ocm vino Vecchioni ritiene invece necessario un momento di riflessione su come canalizzare la risorse: ‘Senz’altro è importante la valorizzazione del prodotto sul mercato estero, ma anche su quello interno con una promozione intelligente che tenda ad esaltare la cultura del vino e non l’abuso di alcol’.

Per contrastare poi il calo dei redditi delle aziende vitivinicole, il presidente Vecchioni, analizzando la struttura dei ricavi, osserva come in realtà diminuiscano quelli ottenuti da uva e vino mentre aumentano quelli realizzati grazie alla diversificazione aziendale: vendita di olio, miele, attività agrituristica. ‘Oggi il problema – ha concluso Vecchioni - non è saper fare il vino, ma saperlo vendere ed avere i supporti giusti per agevolare la commercializzazione del prodotto. È a questo aspetto che andrebbero indirizzati i finanziamenti pubblici’.


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