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Il ministero delle Politiche agricole informa di avere siglato un memorandum d’intesa tra l'Alcohol tobacco tax and trade, agenzia statunitense del ministero del Tesoro, e l’Ispettorato controllo qualità e repressione frodi italiano. Per contrastare efficacemente le frodi nella produzione e nel commercio del vino e delle bevande alcoliche l’accordo prevede una sempre più stretta cooperazione attraverso lo scambio di informazioni in materia.

‘Con l'agenzia statunitense - ha dichiarato il ministro Saverio Romano - abbiamo già consolidato la collaborazione nel caso del Brunello di Montalcino, sul quale pesava il sospetto di una contraffazione generalizzata che, dopo l'allarme iniziale, è stata riportata alle giuste proporzioni proprio grazie al dialogo instauratosi tra le due strutture’.


 

Novità editoriali da parte di Istat e di Ismea che proseguono nella loro opera di raccolta e di diffusione di pubblicazioni relative ad aspetti statistici e di mercato del vino in Italia. In particolare, la settimana scorsa l’Istat ha diffuso un fascicolo dal titolo L’uso e l’abuso di alcol in Italia. In essa si analizza il consumo di bevande alcoliche differenziato per sesso, classe di età e ripartizione geografica. Dai dati emerge che la quota di persone con più di 14 anni che bevono alcolici, stabile intorno al 70% negli ultimi 10 anni, nel 2010 è scesa al 67,6%, soprattutto per il calo dei consumatori occasionali (dal 42,5% del 2009 al 40,5% del 2010). Prosegue, inoltre, il cambiamento di lungo periodo sulla consuetudine di bere giornalmente vino durante i pasti. Si beve sempre più fuori dai pasti, in particolare le donne (+25,1% contro il 15% dei maschi).

L’Ismea, invece, ha pubblicato l’altro ieri una esauriente Analisi della struttura e del mercato dei vini Doc, Docg e Igt in Italia che, a fine 2010, hanno superato quota 500, con quasi 20 nuovi riconoscimenti rispetto all’inizio dell’anno. Le aziende interessate sono risultate circa 166.000 per le Doc e le Docg e più di 163.000 per le Igt, con una produzione di quasi 30 milioni di hl. Limitatamente agli acquisti domestici, nel 2010 i vini Doc, Docg e Igt hanno comunque mostrato una buona tenuta a fronte di flessioni, sia pur non consistenti, per i vini tranquilli e per gli spumanti.


 

Con un record di quasi 156.000 visitatori, dei quali oltre 48.000 esteri (+3% sul 2010), il 45° Vinitaly ha chiuso ieri i battenti ma, al di là dei facili entusiasmi, il mercato vinicolo italiano si trova di fronte ai suoi problemi di sempre. Non si può quindi parlare ancora di ripresa, ma tra gli stand si registrava una certa aria di ottimismo velata però dal bisogno di tenere sul versante dei prezzi che, per pura logica di mercato, tendono inesorabilmente a scendere.

Quest’anno si è registrato lo storico sorpasso tra export (+11,7% in valore, pari a 3,9 miliardi di euro, e +10,7% sui volumi) e consumi interni (-3,4% della domanda e -1,4% in valore) e il neo ministro delle Politiche agicole Francesco Saverio Romano ha infatti ricordato nel suo discorso inaugurale che ‘è necessario pensare tanto all’export quanto al mercato nazionale, dove la riduzione dei consumi va affrontata attraverso una comunicazione mirata, che riporti il vino a quella che è la sua primaria natura di prodotto tradizionale italiano’. Parallelamente, nel corso del Vinitaly è stato siglato tra il ministero delle Politiche agricole e quello del Turismo un protocollo biennale d'intesa per la promozione del turismo enogastronomico, un mercato potenziale di 18 milioni di visitatori.

Sul fronte europeo, invece, un obiettivo chiaro: eliminare la norma che riguarda la liberalizzazione degli impianti. ‘D’accordo con la Francia - ha sostenuto il ministro Romano - non permetteremo che vengano applicate nuove regole senza fornire ai produttori e alle filiere adeguate certezze di conservazione di quel valore di sistema che fino ad oggi ha consentito lo sviluppo del nostro made in Italy di qualità’.

Archiviato quindi il Vinitaly dei 150 anni dell’unità d’Italia, l’appuntamento per il vino italiano è per il Vinitaly 2012, che cambia data settimanale e inizierà domenica 1 aprile, e non più da giovedì, per concludersi mercoledì 4 aprile. Un cambio pensato per favorire ristoratori, chef e titolari di wine bar che potranno così beneficiare di date più in sintonia con la loro giornata di chiusura settimanale.


Dalla campagna vitivinicola 2010/2011, in attuazione dell’articolo 103 duovicies del regolamento n. 1234/07 e degli articoli 17-20 del regolamento n. 555/08, è concesso un sostegno per investimenti materiali e/o immateriali, trasformazione in infrastrutture vinicole e nella commercializzazione del vino, rendimento globale delle imprese e riguardanti la produzione e/o la commercializzazione dei prodotti di cui all’allegato XI ter del regolamento n. 1234/07 e/o lo sviluppo di nuovi tecnologie connessi con i prodotti di cui all’allegato XI ter del citato regolamento.

Ai sensi dell’articolo 3 del Dm 4 marzo 2011, sono beneficiari della misura le microimprese, le piccole e medie imprese la cui attività siano: 
a) la produzione di mosto di uve ottenuto dalla trasformazione di uve fresche da essi stessi ottenute, acquistate o conferite dai soci, anche ai fini della sua commercializzazione; 
b) la produzione di vino ottenuto dalla trasformazione di uve fresche o da mosto di uve da essi stessi ottenuti, acquistati o conferiti dai soci, anche ai fini della sua commercializzazione; 
c) l’affinamento e/o il confezionamento del vino conferito dai soci, anche ai fini della sua commercializzazione; 
d) in via prevalente, l’elaborazione, l’affinamento ed il successivo confezionamento del vino acquistato, ai fini della sua commercializzazione.

Ai fini dell’ammissibilità all’aiuto è necessario che i richiedenti siano in regola con la normativa vigente in materia di dichiarazioni obbligatorie di cui al regolamento n. 436/09. Le modalità applicative sono riportate nella circolare n. Aciu 2011/265 del 7 aprile scorso emanata dall’Agea.


La catastrofe naturale dell’11 marzo scorso e il successivo incidente nucleare che hanno colpito il Giappone non dovrebbero incidere oltre misura sull’export vinicolo. Secondo la Federazione francese degli esportatori di vini e alcolici (Fevs) è ancora troppo presto per avere una visione chiara della situazione ma i vari organismi interprofessionali sono concordi nell’aspettarsi un calo nel’immediato, sebbene nel medio e lungo periodo, terminata l’emergenza, non dovrebbero esserci diminuzioni significative in volume o in valore.

Certamente in questi giorni la situazione non è rosea: il governo giapponese ha stimato che lo tsunami abbia provocato un danno di oltre 200 miliardi di euro per l'economia giapponese, senza contare le conseguenze dell’incidente nucleare di Fukushima, il che rappresenta comunque dal 4 al 5% del prodotto interno lordo giapponese. Facile quindi prevedere che, come afferma il Bureau interprofessionnel des vins de Bourgogne (Bivb) ‘ci sarà un forte rallentamento dei consumi di vino in alberghi e ristoranti nelle settimane e nei mesi a venire’. L’impatto reale sulle aziende vinicole si potrà comunque vedere il mese prossimo, poiché le statistiche delle dogane giungono solitamente con un ritardo di due mesi circa.

Nel frattempo le notizie provenienti dal Giappone continuano a far crescere ansia e preoccupazione nelle regioni russe confinanti e nonostante le autorità ripetano che non vi sono ancora aumenti significativi nei livelli di radiazioni, la popolazione ha accaparrato ogni tipo di contatore geiger o di dosimetro e continua a fare incetta di qualunque sostanza ritenuta protettiva: dalle farmacie sono letteralmente andate a ruba tutte le tavolette di iodio ma anche vodka e vino rosso sono scomparsi dai negozi. Non si sa mai: anche l’alcol, secondo i russi, potrebbe indebolire gli effetti delle radiazioni.


Con la circolare n. 15 dell’1 aprile 2011 dell’Agea (vedi anche il relativo errata-corrige) sono state fornite le disposizioni applicative generali per il controllo ed il pagamento delle domande di aiuto per quanto concerne la misura OCM relativa alla riconversione e ristrutturazione dei vigneti (campagna 2010/2011).

La circolare si applica alle domande di aiuto relative alla misura connessa alla ristrutturazione e riconversione dei vigneti di cui all’art. 103 octodecies del reg. 1234/07 e all’art. 7 del reg. 555/08. L’applicazione di tale regime di aiuto è stato definito con decreto del ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali dell’8 agosto 2008.


L’import di vino in Svizzera nel 2010 ha raggiunto un nuovo record con 1,84 milioni di hl, con un incremento dell’1,6% rispetto al 2009 (pari a 3 milioni di litri). Si sono registrati aumenti in tutti i settori di vini in bottiglia, rispettivamente 1,368 milioni di hl importati di rosso, 314.000 hl di bianco e 157.000 hl di spumante. Questi risultati positivi sono dovuti anche alla forte corsa del franco svizzero che rende le importazioni più favorevoli.

Diminuiscono invece, seguendo il trend degli ultimi due decenni, interrotto solo dal 2009, l’import di vino rosso sfuso, calo che però è stato più che compensato dall’aumento delle importazioni di vini rossi in bottiglia, mentre per quanto riguarda i vini bianchi sfusi ci si è stabilizzati ai livelli del 2007. A beneficiare maggiormente di questo aumento sono soprattutto i vini italiani, la cui quota rappresenta infatti il 38% dei vini rossi in bottiglia importati in Svizzera.

Salgono anche se in minor misura le importazioni di vini francesi, mentre diminuiscono leggermente gli spagnoli. Forte incremento anche dei vini tedeschi che raggiungono il 13% dei vini rossi in bottiglia importati. Stesso trend confermato anche dai vini bianchi in bottiglia, con l’Italia che ha la maggior quota di mercato, leggera crescita anche di Francia, Spagna e Portogallo e vero e proprio boom dei bianchi tedeschi, anche se rappresentano ancora una piccola quota di mercato. (g.r.)


Si inaugura oggi la 45° edizione del Vinitaly di Verona. L’appuntamento ‘clou’ per la vitivinicoltura italiana e di forte richiamo internazionale, attende in questi cinque giorni circa 150.000 visitatori, un terzo dei quali esteri, che avranno a loro disposizione circa 4.000 stand espositivi, suddivisi in 12 padiglioni, su una superficie espositiva di 92.000 metri quadri netti.

Ma non sono solo questi numeri a fare grande il Vinitaly: numerosi sono infatti i concorsi, le degustazioni guidate, i convegni, gli eventi in città e le manifestazioni che arricchiranno l’offerta veronese. Tra le novità di Vinitaly 2011, infatti, mertia rilievo ‘Sparkling Italy’ (galleria padiglioni 8 e 10): degustazione dei migliori vini italiani ottenuti sia con metodo classico sia con metodo charmat presentati dai consorzi di tutela e dedicata a buyer esteri, giornalisti e operatori preregistrati.

Di particolare interesse per quanti operano nelle scelte strategiche e di marketing di una impresa vinicola, infine, tre indagini di mercato che verranno presentate durante lo svolgimento della fiera: la ricerca Vinitaly/Confcommercio con la collaborazione del Laboratorio delle Imprese del Banco Popolare dal titolo ‘Ma gli italiani amano ancora il vino? Le ragioni del consumo interno’; la ricerca Vinitaly/Acqua Market Research ‘Il vino italiano nel mondo. Confronti, riflessioni, tendenze’ e la ricerca Vinitaly/Simphony Iri Group ‘Dalla vigna allo scaffale, l’impegno della filiera per superare la crisi’. In programma poi anche un focus su ‘Hong Kong: il centro per la distribuzione ed il commercio del vino in Asia’ organizzato da Veronaiere e Hong Kong Trade Development Council.


Il mercato mondiale del vino è tornato a crescere nel 2010. Il consumo si è stabilizzato dopo aver subito gli effetti della crisi economica tra il 2008 e il 2009, mentre le superfici vitate e la produzione di vino continuano a diminuire. Queste le principali novità contenute nella nota di congiuntura di marzo 2011pubblicata sul sito dell’Organizzazione internazionale della vigna e del vino (Oiv).

Dopo un 2009 che ha risentito fortemente della crisi economica mondiale, il volume degli scambi internazionali di vino nel 2010 ha raggiunto oltre 92 milioni di hl, ovvero un aumento del 6,7% rispetto al 2009 e per la prima volta negli ultimi 15 anni questa ripresa ha interessato maggiormente i paesi europei tradizionalmente esportatori rispetto ai paesi dell’emisfero sud e dagli Stati Uniti. L’export di Italia e Germania è aumentato rispettivamente di 1.400.000 hl e di 300.000 hl, mentre Spagna e Francia hanno recuperato le perdite subite nel 2009. Tra i paesi dell’emisfero sud, quelli che hanno resistito meglio alla crisi in termini di volume sono stati Cile, Nuova Zelanda e Australia.

Altro elemento positivo per il settore è la fine del calo dei consumi: ad eccezione della Spagna, dove continua a diminuire, tutti i paesi europei tradizionalmente produttori hanno visto il loro consumo stabilizzarsi rispetto al 2009. Il consumo extra-comunitario sembra, allo stesso modo, mantenersi sullo stesso livello del 2009.

Per quanto riguarda i vigneti mondiali (7.550.000 ha), prosegue la riduzione delle superfici vitate, con una perdita di 65.000 ha. Questa contrazione si deve fondamentalmente alla riduzione di 64.000 ha di vigneti dell’Unione europea in seguito alle estirpazioni realizzate nel quadro della nuova Ocm. La Spagna, i cui vigneti diminuiscono di 31.000 ha, conosce la maggiore contrazione tra i paesi europei nel 2010, seguita dall’Italia, che perde 14.000 ha, dalla Francia, dove la superficie viticola si riduce di 12.000 ha, dalla Bulgaria, dall’Ungheria, dal Portogallo e dalla Grecia.

Allo stesso modo, la produzione mondiale di vino 2010 diminuisce di 11.200.000 hl e si attesta a 260.000.000 hl. In Europa solo il Portogallo conosce una crescita della propria produzione, con oltre 900.000 hl in più rispetto al 2009; produzione in leggero calo in Spagna e in Francia, mentre Italia, Germania, Austria e Romania registrano diminuzioni più significative. Nel 2010, la produzione complessiva negli altri paesi conosce una riduzione analoga, con contrazioni negli Stati Uniti, Cile, Brasile, Sudafrica, Nuova Zelanda, Australia e Svizzera. Al contrario, l’Argentina vede evolvere positivamente la sua produzione con un livello di 16.300.000 hl contro 12.100.000 hl del 2009.


Le imprese vinicole italiane ritrovano la fiducia e sono pensano che tra breve si tornerà a livelli di mercato precedenti alla crisi di questi anni. È quanto emerge da una inchiesta Vinitaly-Winenews condotta fra 50 aziende tra le più rappresentative della viticoltura italiana. Tre quarti circa delle cantine interpellate hanno dichiarato una crescita del proprio fatturato (8% in media), contro il 15% stazionario e il 10% in calo. Il motivo risiede nella crescita dell’export, con il 90% degli intervistati in aumento (14% in media).

E come vedono il futuro? Il 75% delle aziende vede abbastanza positivo l’anno appena cominciato, a cui si associa un altro 15% che lo prevede positivo. Solo il 10% degli intervistati, invece, vede ancora nero. Tra le incertezze del futuro, il 46% segnala le incognite economiche, al secondo posto la debolezza dei consumi e la perdita di competitività internazionale; solo al 15%, invece, la concorrenza degli altri Paesi produttori.


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