Le denominazioni piemontesi sono attualmente 66, ma il Comitato per la celebrazione del cinquantesimo anniversario della Legge Desana ritiene siano troppe e soprattutto di scarsa incisività a livello di comunicazione e di immagine. Ecco quindi partire una proposta di revisione globale di tutte le denominazioni piemontesi, raggruppandole su quattro fasce di livelli e riducendole a 23.
Più in dettaglio, la proposta prevede una prima fascia di vini di interesse internazionale per una produzione di circa 130 milioni di bottiglie; una seconda fascia prevalentemente di diffusione nazionale (circa 165 milioni di bottiglie tendenzialmente in riduzione verso 150 milioni); una terza fascia denominata vini terroir, perché fanno riferimento a territori limitati, infine una quarta fascia di vini cosiddetti da collezione.
Con questa griglia operativa, tra accorpamenti e razionalizzazioni, il Comitato propone la riduzione a sole 23 denominazioni e cioè gli spumanti Asti e Alta Langa; i bianchi Gavi e Arneis; i rossi Barbaresco, Barbera d’Asti, Alba, Barolo, Carema, Gattinara, Ghemme, Ruchè di Castagnole Monferrato, inoltre le tre denominazioni Piemonte, Langhe, Monferrato (bianchi e rossi); infine gli aromatici Brachetto d’Acqui, Caluso Passito, Loazzolo, Moscato d’Asti, Strevi. Una similare operazione è prevista anche a livello di consorzi di tutela.
È un progetto sicuramente non semplice e di complessa articolazione, il Comitato ritiene però che il necessario e auspicato dibattito, avviato ora, non debba andare troppo in lungo, ma si concluda nei primi mesi dell’anno prossimo per poi passare alla fase legislativa vera e propria. Per approfondimento leggere il testo completo della propostapubblicato dalla rivista Barolo & co.