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Ismea, analisi di fine campagna

Si è appena conclusa la campagna vitivinicola 2015/2016 e il settore ha lo sguardo rivolto alla vendemmia già in svolgimento in alcune zone per le uve base spumante. Nell'analisi delle tendenze dei prezzi di mercato si deve considerare che la produzione del prossimo autunno verrà messa a confronto con quella abbondante del 2015 che, secondo i dati provvisori dell'Istat, ha superato del 14% quella dell'anno precedente. Questo risultato colloca al primo posto l'Italia tra i produttori mondiali, superando la Francia, ferma a 47,8 milioni di ettolitri. Le aspettative quantitative e qualitative della vendemmia 2016 sono piuttosto ottimistiche nonostante le incertezze derivanti da gelate tardive e dai problemi fitosanitari che hanno colpito alcune zone. Ancora troppo presto però per dare delle indicazioni numeriche che, invece, saranno prodotte da Ismea grazie all'indagine di metà agosto i cui risultato verranno diffusi, nell'ambito della sua partecipazione all'Osservatorio del vino, nella prima settimana di settembre. Ma al di là del primato 'statistico' 2015, questa maggior produzione ha da subito condizionato negativamente i listini soprattutto nel segmento dei vini comuni, che proseguono in direzione opposta rispetto a quella dei vini di pregio.

Secondo l’indice Ismea dei prezzi alla produzione, il settore vino nel suo complesso ha chiuso la campagna 2015/2016 con una flessione dei listini del 2% (dato provvisorio) rispetto alla precedente, in linea con ciò che è accaduto in generale nel comparto agricolo, mentre per le coltivazioni, in particolare, la flessione è stata molto più marcata e pari all’11%. All’interno del settore vino comunque, la situazione appare piuttosto variegata, infatti si registra una decisa frattura fra le tendenze dei i vini comuni e quelle dei vini Doc-Docg. I primi hanno chiuso anche la campagna 2015/2016 con forti ribassi dei listini, che nel segmento dei rossi hanno superato il 10%, mentre nel circuito dei bianchi il calo è stato più contenuto. Come noto il segmento dei vini comuni subisce la forte concorrenza della stessa tipologia di vino di origine spagnola che viene esitato sui mercati internazionali a prezzi decisamente più competitivi. Basti considerare che nella campagna appena conclusa i prezzi medi dei rossi comuni iberici, benché in ascesa, sono stati pari a 2,90 euro l’ettogrado contro i 3,59 euro dell’analogo prodotto italiano. Ancor più accentuata la forbice di prezzo sui bianchi e in questo contesto il timore che il prodotto italiano stenti a recuperare terreno, soprattutto all’estero, è e resta forte. (g.r.)


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