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Cina, le cifre in crescita del commercio online

Si parla molto dell'importanza dell'e-commerce in Cina, ma le vendite complessive di alcolici, tra cui birra, vino e baijiu, un distillato di sorgo ma anche di frumento, orzo e miglio, rappresentano solo il 6% circa di tutte le vendite online. In particolare si stima che il vino venduto online in Cina sia per lo più un prodotto di livello medio-basso, anche se lentamente stiano crescendo anno dopo anno le vendite di vino di maggiore qualità. I principali siti cinesi generalisti di vendite online sono tmall.com, della più grande società di e-commerce cinese, Alibaba, con una quota di mercato superiore al 50%, seguita da jd.com e da suning.com. Nell’anno conclusosi a luglio scorso, tra vino nazionale o importato si stima siano stati venduti su queste tre piattaforme 59 milioni di bottiglie per un valore di 680 milioni di euro. Rispetto all’anno precedente il valore è aumentato del 33%, ma il volume è diminuito del 19%, il che conferma la sempre maggior richiesta di vino di maggiore qualità.

Discorso a parte per il sito 1919.cn, che non è un venditore a 360 gradi come gli altri ma è specializzato in vini e alcolici e che oltre al sito possiede una rete di 1500 negozi reali in 500 città della Cina. Lo scorso autunno 1919 ha ricevuto un finanziamento da Alibaba di 260 milioni di euro per una migliore integrazione dei mercati sia offine sia online. Ma non sempre tutto fila liscio sul mercato Cinese: nel 2016 Alibaba lanciò per il 9 settembre sulle pagine del suo sito il Global Wine & Spirits Festival, vale a dire dodici ore dedicate agli acquisti di vino, ma che però sembra non abbia ottenuto un grosso successo. Meglio allora cercare nuove strade, magari usando i social locali, come Sina Weibo, un ibrido tra Twitter e Facebook, oppure WeChat, presente anche in Italia, oppure ancora DouYin, per creare brevi clip musicali come TikTok.


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