La Germania sta tornando a preferire uno stile alimentare più tradizionalmente tedesco a detrimento di quelli stranieri, Italia in testa. Anche nel vino, quindi, prende sempre più piede la scelta dei vini locali e questo nonostante la sostanziale tenuta dell'export vinicolo italiano, in calo del 10% circa in volume ma in crescita del 9,8% in valore. Sono interessanti spunti di riflessione emersi da uno studio dell'osservatorio Wine monitor di Nomisma commissionati dall’Istituto del vino italiano di qualità grandi marchi e presentati a metà dicembre a Roma. Dall'intervista dei proprietari di duecento ristoranti di livello medio alto un terzo di loro ha dichiarato di scegliere i vini da vendere nel proprio locale dapprima in base all'origine tedesca e poi alla popolarità del vitigno e alla notorietà del marchio. Analizzando invece le scelte di un migliaio di consumatori che bevono abitualmente vino fuori casa di fascia alta, questi hanno scelto quasi alla pari il criterio della tipologia e quello della zona di produzione preferendo Germania, Francia e Italia. Risultato: l’import dei vini imbottigliati scende di oltre il 4% in volume, mentre il consumo di vino tedesco negli ultimi cinque anni è cresciuto del 3%.
Ma è possibile inveritre la rotta: se per molti degli intervistati i vini italiani consumati al ristorante mostrano prezzi in crescita non giustificati da una analoga crescita di qualità, la curiosità di sapere di più sui vini provenienti da altri paesi, Italia inclusa, resta forte. Occorre quindi lavorare sempre più sulla promozione e sulla conoscenza dei nostri vini, attraverso degustazioni ed eventi mirati. Il consumatore tedesco, è la conclusione dello studio di Wine monitor, vuole certamente sapere di più dei vini italiani, apprezzarli nella loro diversità e apprendere meglio la cultura e la tradizione enoica italiana.