Il Regno unito non è più considerato ufficialmente un membro dell'Unione europea ma inizia ora una seconda fase del processo di uscita
Questa volta ci siamo. Dopo una serie di rinvii la Brexit da stanotte è realtà. Da domani il Regno unito non è quindi più considerato ufficialmente un membro dell'Unione europea ma inizia ora una seconda fase transitoria del processo di uscita che durerà fino alla fine di quest'anno. Durante questo periodo il Regno unito ritirerà i suoi membri dal parlamento europeo ed uscirà dalle istituzioni politiche europee ma resterà ancora dentro l'unione doganale e nel mercato unico. La priorità più urgente è ora quella di negoziare un accordo commerciale tra Unione europea e Regno unito, undici mesi però sono forse troppo pochi: per concordare un mandato negoziale formale sono necessarie alcune settimane, poiché tutti i restanti 27 stati membri e il parlamento europeo devono essere d'accordo. Ciò significa che i colloqui formali potrebbero iniziare solo a marzo.
Il primo ministro Johnson ha ripetuto chiaramente l'intenzione di voler lasciare al più presto l'unione doganale e il mercato unico ed uscire anche dalla Corte europea di giustizia escludendo categoricamente ogni forma di estensione del periodo transitorio. Il Regno unito ha bisogno del maggior accesso possibile nell'Ue per i suoi prodotti e i suoi servizi, ma se nessun accordo commerciale venisse concordato e ratificato entro la fine dell'anno il Regno unito dovrà allora affrontare la prospettiva di introdurre tariffe sulle esportazioni verso l'Ue. E senza regole condivise si spalanca inoltre la porta al falso made in Italy per la mancata tutela giuridica dei marchi dei prodotti alimentari italiani, vini compresi, a Dop e Igp. E, sempre per i vini, potranno nascere alcune problematiche particolari per quanto riguarda l'etichettatura, i documenti di trasporto, la certificazione biologica e il pagamento delle accise. (m.m.)