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Le vendite dirette in tempo di coronavirus

Una impresa agricola o vitivinicola può organizzare un punto vendita in un comune diverso da quello in cui è situato il centro aziendale?

Come è ampiamente noto, per contrastare l'epidemia di coronavirus il governo ha adottato una serie di restrizioni mediante alcuni decreti, tra cui quello del 10 aprile, detto #iorestoacasa, e valido fino al 3 maggio prossimo. Per maggiore chiarezza, poi, sul sito istituzionale governo.it sono state pubblicate le risposte su alcune domande frequenti in merito alla applicazione delle misure di contenimento presenti nel decreto. Una di queste domande riguarda in particolare l'attività di una impresa agricola o vitivinicola che effettua attività di vendita diretta, spesso sotto la forma dell'agriturismo: per superare le limitazioni degli spostamenti delle persone tra comuni è possibile organizzare un punto vendita in un comune diverso da quello in cui è situato il centro aziendale?

La risposta è positiva: sì, è possibile purché venga assicurato il distanziamento sociale attualmente previsto. Se il punto vendita poi rientra in una attività enoturistica rimangono comunque sempre valide le indicazioni di base fornite dal decreto ministeriale dell'anno scorso (Gu n. 89 del 15 aprile 2019) in merito ai requisiti e agli standard minimi di qualità da rispettare.

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