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Prosecco rosé, arriva il ricorso

L'associazione agricoltori Kmečka zveza chiede di farsi ascoltare da Roma

Allo scadere dei trenta giorni dalla data di pubblicazione in gazzetta del decreto che autorizza la produzione e la vendita del Prosecco rosé millesimato, l'associazione agricoltori Kmečka zveza, che opera nelle province di Trieste, Gorizia e Udine e che tutela gli interessi degli agricoltori sloveni presenti in queste province, ha presentato un ricorso nel tentativo di bloccare l'iter di modifica del disciplinare. Il motivo del ricorso è semplice: il costone del Carso, infatti, è gravato da numerosi vincoli paesaggistici e ambientali che di fatto ostacolano i piani di espansione del Prosecco in quelle zone. Il protocollo di aiuti pubblici per la riconversione è scaduto nel 2016 e non è stato più rinnovato. 'Non lottiamo contro la Doc, vogliamo farci ascoltare da Roma', dicono Franc Fabec e Edi Bukavec, presidente e segretario di Kmečka zveza.

Ora la palla passa al ministero che convocherà le parti per cercare una conciliazione. Nelle cause del contenzioso si aggiunge però un particolare di peso: i ricorrenti che, ripetiamo, hanno come obiettivo la tutela degli interessi degli agricoltori sloveni nelle province italiane di confine, contestano in più il fatto che le modifiche al disciplinare non sono state redatte anche in lingua slovena, come invece prevedono le leggi attualmente in vigore sulla tutela delle minoranze linguistiche in Italia.

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