Sei mesi export, è calo ma non crollo

Per la prima volta in quasi trent'anni compare il segno meno ma le cifre non sono così catastrofiche

Come previsto, il coronavirus ha di fatto sconvolto le esportazioni di vino italiano che, nel primo semestre di quest'anno, sono scese del 4,1% in valore e del 2,6% in quantità. Per la prima volta in quasi trent'anni compare quindi nei dati statistici il segno meno ma, nonostante una diffusa preoccupazione tra i produttori e i commercianti, le cifre non sono catastrofiche come da più parti si temeva. Osservando infatti i dati statistici ufficiali diffusi ieri dall'Istat si osserva anche qualche segno positivo come ad esempio nel volume esportato di vini spumanti (+3,2%). Ciò è dovuto a qualche cedimento sul versante prezzi, infatti il prezzo medio al litro per gli spumanti passa da 3,86 euro a 3,45 euro. Analogo discorso per i vini tra 2 e 10 litri, cioè di fatto i bag in box, il cui prezzo medio al litro scende da 2,08 euro a 1,96 euro.

Come detto, l'export vinicolo italiano è calato ma non è crollato. È vero che ad esempio in Cina il valore del vino italiano è sceso da 63,6 milioni di euro a 37 e da 187.000 hl siamo giunti a poco meno di 100.000 ma Stati uniti e Germania, i due principali paesi partner, tutto sommato reggono e segnano un calo di appena l'1,7% per gli Stati uniti e invece un +0,3% per la Germania. Il Regno unito, il nostro terzo mercato, continua a subire gli effetti della mancanza di tranquillità nei negoziati post Brexit sul commercio. Ma se il totale dell'export italiano scende in questo paese del 9,6% in valore e del 3,2% in quantità, il Prosecco da solo scende invece da 129,8 a 114,9 milioni di euro (-11,5%) e da 375.709 a 361.738 hl (-3,7%).