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Accordo Ue-Uk, niente hard Brexit

Ma dal 1° gennaio vi saranno comunque dei cambiamenti nel commercio e nell'export

Natale ha portato quest'anno in dono il tanto atteso accordo finale tra Ue e Regno unito sulle condizioni per la reciproca cooperazione post Brexit. Fino all'ultimo infatti era alto il rischio di una hard Brexit, cioè di non riuscire a trovare un compromesso utile per regolare i futuri rapporti tra i due ordinamenti giuridici, ma ieri sera è giunta invece la notizia dell'intesa raggiunta dopo quattro anni di intensi negoziati. L'accordo copre non solo il commercio di beni e servizi, ma anche una ampia gamma di settori di interesse per l'Unione europea, quali investimenti, concorrenza, aiuti di Stato, trasparenza fiscale, trasporto aereo e stradale, energia e sostenibilità, pesca, protezione dei dati e coordinamento della sicurezza sociale. Di conseguenza, dal 1° gennaio, cioè fra una settimana circa, il Regno unito lascerà il mercato unico e l'unione doganale dell'Ue, nonché tutte le politiche dell'Ue e gli accordi internazionali. La libera circolazione di persone, beni, servizi e capitali tra il Regno unito e l'Ue finirà e si formeranno quindi due mercati separati con due distinti spazi normativi e legali. Ciò creerà barriere al commercio di beni e servizi e alla mobilità e agli scambi transfrontalieri, che oggi non esistono, in entrambe le direzioni. L'accordo raggiunto comunque prevede espressamente il divieto di introdurre dazi doganali o quote di importazioni su tutte le merci scambiate mentre basterà una semplice indicazione sulla fattura o su un altro documento per assolvere l'obbligo della dichiarazione di origine di un prodotto.

Più in particolare per il vino, il certificato VI-1 non verrà richiesto, come più volte temuto, ma invece ci sarà un certificato di importazione semplificato con la prospettiva futura che le informazioni contenute in esso saranno rese disponibili elettronicamente. Anche l'obbligo di accompagnare ogni partita di vino esportato con un certificato di analisi di laboratorio sembra scongiurato. Rimane scoperto però il problema della tutela delle denominazioni di origine ed indicazioni geografiche: ora che il Regno unito è fuori dall'Europa vengono meno tutte le leggi comunitarie sul riconoscimento e sulla tutela dei vini e l'accordo di oggi non fornisce soluzioni alternative, solo un generico impegno per stabilire in futuro eventuali nuove regole condivise. Dal 1° gennaio quindi il Regno unito regolerà la tutela delle denominazioni di origine con le proprie leggi nazionali, mancando in questo caso ogni elenco delle denominazioni da proteggere, come ad esempio avviene negli accordi internazionali tra Ue e Stati uniti, oppure Cina, Australia e molti altri. Il pericolo di avere una porta aperta, anzi spalancata, alle imitazioni e alle false denominazioni è ora reale.

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