Italia, poteva andare peggio l'export 2020

Il calo è stato infatti solo del 2,3% in valore e del 2,5% in volume simile a quello della Spagna

Sono cifre che non tranquillizzano, ma considerato l'anno 2020 segnato dalla pandemia del coronavirus e dai dazi Usa Ue si può affermare che i primi dati ufficiali dell'Istat, ancora provvisori, dell'export vinicolo italiano possono essere accolti con un sospiro di sollievo: poteva andare peggio. Il calo è stato infatti solo del 2,3% in valore e del 2,5% in volume, abbastanza simile a quello della Spagna (-3,6% in volume e -5,9% in valore) mentre la Francia ha segnato un pesante -11,3% in volume e -5,1% in valore.

L'export italiano rimane così sopra i 6 miliardi di euro e appena sotto i 21 milioni di ettolitri, con i vini imbottigliati che non calano ma restano sui 12 milioni di hl mentre i bag in box ottengono ottimi risultati crescendo a due cifre grazie ad una crescita del 70% di Norvegia (da 10,8 a 18,4 milioni di euro) e del Regno unito (da 8,3 a 14,2 milioni di euro) mentre la Svezia rimane il primo paese importatore di vini in bag in box con 24,5 milioni di euro.

Osservando i singoli paesi il principale mercato per i vini italiani, cioè gli Stati uniti, scendono soltanto dello 0,7% in volume ma invece del 5,6% in valore (-6,2% i vini tranquilli imbottigliati, -7,5% gli spumanti). La Germania invece cresce in valore ma diminuisce di circa 200.000 hl in volume e questo grazie all'aumento di 100.000 hl circa nei bag in box e un calo di 300.000 hl circa nei vini sfusi.