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Il vino francese ultima vittima delle contraffazioni cinesi

‘C’è in giro più Château Lafite 1982 in Cina di quanto è stato prodotto in Francia’, non è una battuta ma il commento, un po’ amaro, di importatore di vini di Pechino riguardo al crescere incontrollato delle contraffazioni di vino in Cina. È difficile valutare con precisione l’entità del fenomeno, visto che sono interessati alla falsificazione sia bottiglie da dieci euro sia quelle di grande prezzo, ma sicuramente una bottiglia di vino è molto facile da copiare, basta riprodurre l’etichetta e utilizzare vino di poco valore.

I cinesi, infatti, non possiedono una cultura del vino e non sanno distinguere un grand cru da un dozzinale vino da battaglia. Per loro il vino è un modo per praticare una distinzione sociale, un consumo ‘di immagine’ per cui un grande nome e un prezzo elevato sono gli unici parametri per ben figurare nelle occasioni solenni o in quelle più mondane.

Particolare significativo: le falsificazioni riguardano solo il vino rosso perché per i cinesi il vino per definizione è solo rosso, mentre quello bianco è roba da femmine. E allora, per essere sicuro di non bere vino contraffatto, al turista occidentale in visita in Cina non rimane che ordinare vino bianco: al massimo rimedierà qualche occhiata languida e un po’ equivoca del cameriere.


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