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Quando il fondo del lago non è una buona cantina

Si è concluso con un fallimento l’insolito esperimento iniziato giusto un anno fa davanti allo Château de Chillon, sulla sponda orientale del lago di Ginevra, in Svizzera, quando 400 bottiglie di Chasselas 2009 vennero immerse a 30 metri di profondità con l’intenzione di prelevare dodici bottiglie per venti anni e studiare così gli effetti dell’invecchiamento in un ambiente davvero insolito. Al momento della riemersione delle prime bottiglie, l’amaro risultato: i tappi non hanno resistito alla pressione dell’acqua che si è infiltrata rovinando il vino.

L’esperimento, che può semplicemente apparire una bizzarria di qualche produttore eccentrico o in cerca solo di un po’ di pubblicità, aveva invece una solida base scientifica grazie alla collaborazione con la scuola di enologia e di viticoltura di Changins, a Nyon. D’altronde, è capitato in un passato non troppo remoto di ripescare delle anfore romane il cui stato di conservazione era ancora buono al punto di giudicare il vino contenuto in esse ancora bevibile; in più, ad una certa profondità si ha il vantaggio di avere una temperatura abbastanza costante e insensibile al variare delle stagioni: tutte considerazioni che hanno indotto a tentare questo esperimento di invecchiamento subacqueo ma questa volta il fondo del lago non si è dimostrato una buona cantina.


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