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Uno studio a favore del mantenimento dei diritti di impianto

Un interessante studio sugli impatti socio-economici e territoriali della liberalizzazione dei diritti di impianto in viticoltura, commissionato dall’Arev, l’Assemblea delle regioni viticole europee, è stato presentato giorni addietro a Bruxelles ed è ora disponibile sul sito http://arev.org/spip.php?article2227 tradotto nelle principali lingue. Lo studio, effettuato dal professor Etienne Montaigne, ricercatore e amministratore scientifico dell’Istituto agronomico mediterraneo di Montpellier e dalla sua équipe, analizza in dettaglio i differenti meccanismi di funzionamento o di disfunzione del regime dei diritti di impianto in vari Paesi europei, dell’Australia e del Sud America, procedendo poi alla verifica degli argomenti avanzati dalla Commissione europea intenzionata a mettere fine a questo regime nel 2015 o 2018.

Lo studio mostra che l’assenza di un qualsiasi sistema di regolazione dei diritti di impianto non ha permesso in passato di evitare gli squilibri di mercato così come la sua adozione con eccessivo lassismo non ha evitato la sovrapproduzione con spesso reazioni a catena negative sulle regioni virtuose. Inoltre altri paesi, come l’Argnetina, che hanno eliminato questo sistema per l’incapacità di far rispettare le regole, hanno poi dovuto mettere in atto altri meccanismi di regolazione del mercato. Infine lo studio ha dimostrato che l’attuale sistema dei diritti di impianto non ha irrigidito il vigneto, ha bensì permesso nuove allocazioni nelle regioni in cui gli sbocchi sembravano in crescita, mentre il prezzo di questi diritti di impianto non aggrava significativamente il costo della creazione di un vigneto.


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