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Il consumo di alcol in è in calo, ma tra i giovani non diminuiscono gli eccessi. È il quadro che l’Osservatorio permanente sui giovani e l’alcol ha tracciato presentando ieri a Roma i dati di una elaborazione del Censis effettuata su sei indagini Osservatorio/Doxa realizzate dal 1991 al 2010. Birra e superalcolici guadagnano spazio rispetto al vino, mentre si accentua tra i giovani la moda di bere fuori pasto, e talvolta smodatamente, sulla scia del ‘binge drinking’ anglosassone.

Sono sempre meno gli uomini che bevono regolarmente, ma è cresciuta la percentuale femminile. Tra i giovani, poi, uno su quattro dichiara di bere quotidianamente almeno un bevanda alcolica: cresce il consumo di birra, scende quello del vino; aumenta il consumo di aperitivi (+10%) e superalcolici (+20%). E, sempre per i superalcolici, il numero di bevitori regolari è ancora inferiore rispetto alla media europea, ma negli ultimi dieci anni sono cresciuti per entrambi i sessi fenomeni di eccesso.


Il Dipartimento francese di statistica ha rivisto nel mese di ottobre le sue previsioni per la vendemmia 2011 stimando ora il totale prodotto a 50,2 milioni di hl contro i 48 milioni di hl di inizio settembre. La differenza in più è dovuta alle nuove stime di crescita produttiva nel Languedoc-Roussillon (addirittura 14,5 milioni di hl contro gli 11 milioni dello scorso anno), nella Champange e nella Charentes.

Più in dettaglio, quest’anno si dovrebbero produrre in Francia 23,3 milioni di hl di vini a denominazione (+7%), 14,5 milioni di hl di vini a indicazione geografica (+16%), 4 milioni di hl di vini da tavola senza indicazione (+18%) e 8,4 milioni di hl per i vini destinati alla produzione di eaux-de-vie (+8%). Le cifre però potrebbero ancora variare se gli operatori vitivinicoli francesi decidessero di optare per il declassamento a vini da tavola di parte dei loro vini a indicazione geografica.


‘Considero motivo di grande soddisfazione l’eccellente riuscita del Programma nazionale di sostegno per il settore vitivinicolo che, grazie all’impegno di tutti i soggetti coinvolti, ha consentito di erogare a favore dei produttori la quasi totalità del budget riservato loro dall’Ocm Vino’, così ha commentato il ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, Saverio Romano. Sono stati erogati infatti 291.901.927 euro di fondi per l’Ocm vino, vale a dire oltre il 99% del totale assegnato all’Italia per il 2011 di 294.135.000 euro.

La ristrutturazione e la riconversione dei vigneti ha assorbito oltre 93 milioni di euro, circa il 30% dello stanziamento globale, mentre è cresciuta la quota destinata alla promozione dei vini sui mercati extra Ue, ben 48,5 milioni di euro, che andranno a finanziare 153 progetti regionali e 10 progetti nazionali. Di pari importo anche la quota destinata all’arricchimento dei vini, mentre quasi 28 milioni di euro sono stati stanziati per l’assicurazione del raccolto e dei vigneti. È infine proseguita per il secondo anno la misura della vendemmia verde, richiesta principalmente in Sicilia, che ha interessato un importo di circa 24 milioni di euro.


L’autunno ‘africano’ ha dato il colpo finale e, inesorabile, scatta il ridimensionamento quantitativo: 40,3 milioni di hl. ‘Ci troviamo - afferma il direttore Assoenologi, Giuseppe Martelli - di fronte alla vendemmia più scarsa degli ultimi 60 anni’. Le misure di estirpazione dei vigneti e di vendemmia verde erano già state prese in considerazione nelle precedenti previsioni di fine agosto, quando l’Assoenologi aveva stimato 44 milioni di hl, ma già a metà settembre l’Unione italiana vini e l’Ismea avevano prospettato una produzione poco al di sopra di 42 milioni di hl. Il caldo abnorme è però continuato per tutto settembre e ora, a vendemmia conclusa, si tirano le somme e si scopre che il calo è maggiore.

Dal punto di vista qualitativo, le speranze di un millesimo di alto livello si sono raffreddate: anche all’interno di una stessa regione coabitano zone con eccellenti risultati con zone con qualità mediocre; la classica situazione a macchia di leopardo. I mercati però sono in rialzo: per Assoenologi ‘le vendite all’estero, nel 2010, sul 2009, hanno fatto registrare un incremento dell’11,9% in valore e dell’11% in volume. Le cifre del primo semestre 2011 indicano un ulteriore incremento: +14,1% in valore e +15,4% in volume, sempre sullo stesso periodo 2010. La ripresa del settore c’è e si vede’.


Per i viticoltori della Lombardia la semplificazione burocratica è arrivata: a partire da questa vendemmia, infatti, collegandosi al Siarl, il sistema informativo agricolo regionale, sarà possibile inoltrare una dichiarazione unica comprensiva dell’iscrizione dei vigneti allo schedario vitivinicolo, della rivendicazione delle produzioni a Doc e a Igt e della dichiarazione di vendemmia e di produzione. La regione Lombardia ha stimato che questa innovazione ridurrà di due terzi, da 15.000 a 5.000 circa, il totale degli adempimenti che le aziende vinicole lombarde hanno finora annualmente eseguito.

Ora quindi tutti i produttori lombardi potranno, direttamente o tramite delegati, inoltrare una dichiarazione unica che permette di eseguire tutti gli adempimenti necessari, ad esempio, per certificare le propria produzione e accedere così agli aiuti comunitari. Il Siarl verificherà la correttezza della dichiarazione rilascerà on line un certificato valido legalmente. La Direzione generale agricoltura regionale, dal canto suo, ha avviato una breve sessione di formazione per gli operatori professionali: entro fine mese, quindi, circa 200 operatori potranno fornire direttamente assistenza e consigli per aiutare i produttori a prendere confidenza con questa importante novità.


Per la campagna vitivinicola 2011/2012 l’Agea ha diffuso in data 30 settembre le nuove disposizioni, relative alle dichiarazioni di raccolta uve, di produzione vinicola e di rivendicazione dei vini Dop e Igp e i relativi modelli allegati. Quest’anno si affiancheranno alle dichiarazioni anche le rivendicazioni delle produzioni a DO e IG, effettuate sulla base delle superfici dei vigneti contenute nel proprio fascicolo aziendale.

Per la dichiarazione di raccolta uve la superficie di riferimento da considerare è quella misurata dal sistema informativo territoriale GIS. Il dichiarante può comunicare una superficie diversa, presentando, nel contempo, una richiesta volta al revisione della superficie, per consentire un accertamento reale della stessa. Le operazioni di controllo dovranno essere ultimate entro il 28 febbraio 2012, per consentire la verifica dei dati e l’invio ai Servizi della Commissione UE da parte dell’Agea.

È previsto un “attestato di dichiarazione preventiva” per consentire la rivendicazione di particolari tipologie di vini (novelli, spumanti) da commercializzare prima della data di presentazione della dichiarazione unica di vendemmia e produzione vino, fissata al 16 gennaio 2012. Sono poi state introdotte nuove istruzioni per la compilazione dei quadri ed è previsto un allegato F1 per ogni regione di provenienza. L’Agea avrà la competenza per il territorio nazionale, salvo le regioni Toscana, Veneto, Piemonte, Lombardia e la provincia autonoma di Trento, le quali forniranno istruzioni operative per la presentazione delle dichiarazioni stesse attraverso i propri organismi.


I brasiliani consumano solo 2 litri di vino all’anno ed il mercato si prospetta molto interessante in vista di una possibile crescita dei consumi che potrebbero preludere ad una fase molto positiva anche per il vino italiano. Secondo l’Istituto Wine of Brasil nei prossimi 15 anni il consumo dovrebbe triplicarsi e considerando che attualmente il mercato brasiliano si approvvigiona per il 75% con vino estero, gli anni futuri si preannunciano come potenzialmente molto positivi anche per il vino italiano.

La realtà delle quote di mercato rivela che il 40% è in mano ai cileni, seguiti dagli argentini con il 25%, dagli italiani con il 15%, dai portoghesi con l’11% infine si pongono i francesi con solo il 3%. Il posizionamento del vino italiano è sicuramente positivo, ma in previsione di un allargamento del mercato bisognerà investire ed essere presenti in modo sempre più incisivo.


La multinazionale americana del beverage Constellation Brands ha completato l’acquisizione dell’azienda vincola toscana Ruffino rilevando il restante 50,1% dalla famiglia Folonari per circa 50 milioni di euro, facendosi carico inoltre anche di circa 55 milioni di debiti.

Il gruppo americano aveva acquisito nel 2004 il primo 40% delle cantine di Pontassieve, per poi salire l’anno scorso al 49,9% e ora raggiunge il pieno 100%. I tenimenti Ruffino in Toscana si estendono per circa 600 ettari mentre la produzione annuale è di circa 1,3 milioni di casse.


Un piano di rilancio per il settore vitivinicolo dell’Australia verrà studiato, con la partecipazione della filiera produttiva, da parte del Grape and Wine Research and Development al fine di individuare le strategie per il quinquennio 2012/2017. La realtà del comparto nel 2011 è assai lontana dagli anni precedenti, caratterizzati da una crescita impressionante che aveva portato il vino australiano ai vertici in molti mercati mondiali.

La competitività del settore enologico australiano si è progressivamente deteriorata per il cambio sfavorevole, la concorrenza internazionale e la perdita di reputazione dei vini prodotti nella terra dei canguri. Questi fatti hanno causato una forte riduzione delle esportazioni e questa nuova fase di mercato imporrà delle profonde riflessioni da parte dei produttori vinicoli e la necessità di individuare delle iniziative di rilancio che certamente saranno possibili grazie alla possibilità di investire 20 milioni di dollari australiani all’anno per un quinquennio.


Si è concluso con un fallimento l’insolito esperimento iniziato giusto un anno fa davanti allo Château de Chillon, sulla sponda orientale del lago di Ginevra, in Svizzera, quando 400 bottiglie di Chasselas 2009 vennero immerse a 30 metri di profondità con l’intenzione di prelevare dodici bottiglie per venti anni e studiare così gli effetti dell’invecchiamento in un ambiente davvero insolito. Al momento della riemersione delle prime bottiglie, l’amaro risultato: i tappi non hanno resistito alla pressione dell’acqua che si è infiltrata rovinando il vino.

L’esperimento, che può semplicemente apparire una bizzarria di qualche produttore eccentrico o in cerca solo di un po’ di pubblicità, aveva invece una solida base scientifica grazie alla collaborazione con la scuola di enologia e di viticoltura di Changins, a Nyon. D’altronde, è capitato in un passato non troppo remoto di ripescare delle anfore romane il cui stato di conservazione era ancora buono al punto di giudicare il vino contenuto in esse ancora bevibile; in più, ad una certa profondità si ha il vantaggio di avere una temperatura abbastanza costante e insensibile al variare delle stagioni: tutte considerazioni che hanno indotto a tentare questo esperimento di invecchiamento subacqueo ma questa volta il fondo del lago non si è dimostrato una buona cantina.


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