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La tecnica è collaudata: chiedere cento per portare a casa uno. In Francia, infatti, sono state proposte una serie di iniziative che, inquadrate in un nuovo disegno di legge in materia di salute pubblica, se tutte approvate assesterebbero un colpo micidiale al mondo del vino d’Oltralpe. Oltre a un prevedibile inasprimento della tassazione sul vino, sempre in nome della salute pubblica, e a una revisione più restrittiva delle informazioni presenti in etichetta, si arriva addirittura a un divieto totale di parlare di vino su internet e di evitare di parlarne positivamente sugli altri mezzi di informazione.

Immediata la reazione di tutti i vitivinicoltori francesi che, organizzati nella associazione Vin & Société nel giro di 24 ore ha attivato un sito internet (www.cequivavraimentsaoulerlesfrancais.fr) per spiegare e promuovere la loro iniziativa di contrasto e nel quale chiedono al presidente François Hollande e al primo ministro Jean-Marc Ayrault di creare un organismo intergovernativo per supervisionare in futuro tutte le leggi che potrebbero influenzare il commercio del vino.

La velocità di reazione di Vin & Société e il successo del sito associato, superati i 150.000 contatti quotidiani, hanno già prodotto un primo rallentamento della tabella di marcia di queste nuove iniziative anti vino e in particolare già ottenuto la sospensione della proposta di aumento della tassazione. Un esempio da studiare e da replicare quel giorno che anche in Italia si tenterà qualche manovra legislativa simile.


La Russia ha annunciato il bando delle importazioni di vini e alcolici dalla Moldavia, una mossa che ha tutta l’apparenza di una ritorsione contro l’ex stato satellite che da tempo sta rivolgendo attenzioni commerciali sempre più intense verso l’Unione europea. La firma di un primo, provvisorio accordo di libero scambio tra Moldavia e Unione europea è infatti previsto per il prossimo novembre ed è probabilmente l’ultima goccia che ha spinto la Russia ad adottare questa misura di ritorsione.

La Moldavia esporta annualmente circa 1 milione di hl, il 90% della sua produzione, e la Russia è, da sempre, la sua principale acquirente. Non contenta, la Russia poi ha minacciato la Moldavia di intraprendere ulteriori azioni ritorsive, tra cui il taglio delle spedizioni di gas, delle quali la Moldavia dipende quasi totalmente, esattamente come già avvenuto tempo fa nella vicina Ucraina.

Per tutta risposta, la Commissione europea ha proposto mercoledì scorso al Consiglio dei ministri e il Parlamento europeo ad aprire completamente il mercato europeo alle importazioni di vino moldavo. ‘Il mercato dell'Unione europea è un'alternativa sostenibile e un polo vitale di stabilità per il settore vitivinicolo moldavo’, ha affermato il commissario per l’Agricoltura Dacian Ciolos, ricordando come l’Ue sia anche uno spazio di solidarietà e non solo un progetto di integrazione economica.


La Federazione francese degli esportatori di vini e alcolici (Fevs) conferma il buon andamento delle esportazioni al primo semestre del 2013. Dopo due anni record le esportazioni di vini e alcolici continuano la loro crescita raggiungendo un valore complessivo di 5,1 miliardi di euro. Più in dettaglio, i vini da soli hanno registrato, sempre nel primo semestre del 2013, un fatturato di 3,5 miliardi di euro (+0,3%) con un volume però in leggero calo (-1,3%) il che conferma la tendenza in corso di un sempre crescente valore del prezzo medio al litro.

I vini tranquilli sono in leggera contrazione (-1,8% in volume e -0,2% in valore) ma i risultati tuttavia differiscono da regione a regione: tra questi, ottengono buoni risultati Alsazia, Languedoc Roussillon e Côtes du Rhône. Osservando poi i singoli paesi di destinazione, si nota che sul mercato cinese anche l’export dei vini francesi registra un segno negativo dovuto in gran parte alle tensioni commerciali tra i due paesi, una situazione condivisa complessivamente anche da Italia e Spagna.


I vini biologici certificati, prodotti cioè secondo le norme del nuovo regolamento 203/12, avranno uno spazio espositivo ad hoc dal nome Vinitalybio, frutto di un accordo tra Veronafiere e FederBio. All’interno del padiglione 11 della prossima edizione di Vinitaly verranno ospitati i produttori italiani ed esteri che desiderano promuovere i loro vini, purché certificati secondo le recenti norme comunitarie. Oltre agli stand espositivi verrà allestita un’enoteca per poter degustare tutti i vini biologici presenti a Vinitaly, compresi anche quelli delle aziende vinicole ‘miste’, che non propongono cioè una gamma di vini esclusivamente biologici.


Tre storiche cantine sociali di Reggio Emilia, quella di Prato (Legacoop), e quelle di Nuova di Correggio e di Arceto (Confcooperative) si fondono tra loro per creare Emilia Wine, una realtà in grado di lavorare già da questa vendemmia 350.000 quintali di uve, circa un terzo di tutta la produzione provinciale.

Tutte e tre le cantine, che complessivamente associano 700 produttori e fatturano circa 20 milioni di euro, resteranno in funzione ma ad Arceto si concentrerà la lavorazione dei lambruschi mentre le altre due cantine si dedicheranno alla produzione del rossissimo. A breve verrà nominato il nuovo presidente.


L’azienda vinicola Marchesi de’ Frescobaldi ha un nuovo presidente: è Lamberto Frescobaldi, classe 1963, che succede a suo zio, Leonardo Frescobaldi, che ha guidato l'azienda negli ultimi sei anni. Conseguita nel 1987 la specializzazione in viticultura alla Davis University in California, Lamberto Frescobaldi ha iniziato a lavorare da subito nell’azienda familiare fino ad ottenere nel 2007 la vicepresidenza del gruppo.

Nell’accettare l’incarico, Lamberto Frescobaldi ha dichiarato che il suo compito sarà quello di bilanciare la posizione della società nei mercati tradizionali, con la necessità di sfruttare quelli emergenti, come l'Asia. Confermato inoltre Giovanni Geddes de Filicaja nella carica di amministratore delegato del gruppo della Marchesi de’ Frescobaldi.


Risultati positivi ma anche qualche zona d’ombra nell’export vinicolo italiano. Osservando gli ultimi dati Istat del primo semestre, infatti, si osserva come continui ad aumentare il valore del vino e dei mosti esportati (2,35 miliardi di euro, +8,4%) nonostante una diminuzione della quantità (9,85 milioni di hl, -3,1%), segno questo di una sempre maggiore richiesta di prodotti di qualità.

Confermati i mercati più tradizionali, come la Germania, con 2,97 milioni di hl (+1%) e 492 milioni di euro (+9,5%), e gli Stati Uniti, con 1,46 milioni di hl (+3,7%) e 526 milioni di euro (+9,6%). Al terzo posto il Regno Unito, con 1,32 milioni di hl (-3,2%) e 273 milioni di euro (+11,7%).

Osservando però l’andamento dei cosiddetti mercati nuovi, balzano subito all’occhio forti cambiamenti, spesso causati da problematiche locali. E così per la Russia, dove si registra un -26,1% in quantità ma un +15,9% in valore oppure per la Cina, dove ad un valore pressoché costante (32,8 milioni di euro contro i 33 milioni del primo semestre 2012) corrisponde ad un crollo del 42% in quantità, da 178.000 hl a 103.000 hl.


Gli ultimi dati statistici forniti dal Servicio agrícola y ganadero del Cile delineano un quadro assai positivo della loro vitivinicoltura: nel corso degli anni, infatti, la produzione di vino è salita considerevolmente passando dai 4,3 milioni di hl nel 1997 a 6,3 milioni di hl bel 2004 fino a raddoppiare in solo dieci anni raggiungendo la cifra nel 2013 di 12,8 milioni di hl. I vini con denominazione di origine sono l’84% del totale con 10,7 milioni di hl, mentre 1,4 milioni di hl sono senza denominazione e altri 700.000 hl provengono dalla vinificazione di uve da tavola.

La principale regione produttrice del Cile è quella del Maule, quasi la metà del vino cileno proviene infatti da questa zona, situata circa a 35 gradi di latitudine sud. Il vitigno più utilizzato è il Cabernet Sauvignon, poco più di un terso del totale, seguono nell’ordine Sauvignon Blanc, Merlot, Caménère, Chardonnay e Syrah.


Anche quest’anno è arrivato, dopo lunghe trattative, l’accordo sui prezzi e sulle rese delle uve moscato. La vendemmia 2013 avrà una resa di 95 quintali per ettaro per la Docg Asti più altri 5 di riserva in caso venissero a mancare la scorte. Le uve di moscato si pagheranno allo stesso prezzo dello scorso anno, cioè 106,50 euro al quintale. L’accordo appena firmato prevede anche il versamento di un contributo di 1 euro al quintale per un fondo di parte agricola, di cui 70 centesimi andranno per la gestione dell’accordo direttamente ai produttori e 30 centesimi saranno destinati ai viticoltori dei ‘sorì’, i tipici vigneti astigiani di alta collina. Un altro euro per quintale sarà infine destinato al Consorzio per le sue attività di tutela e di promozione.


Un decreto della regione Veneto, d’intesa con la regione Friuli-Venezia Giulia, ha stabilito che le eccedenze nelle rese di uva e di vino previsti dai disciplinari di produzione della Doc Prosecco e delle Docg Conegliano Valdobbiadene–Prosecco e Colli Asolani–Prosecco o Asolo–Prosecco, ottenuti dalla vendemmia 2013, se destinati alla produzione di vino a indicazione geografica tipica oppure a vino spumante varietale non possano riportare nella designazione il riferimento al nome del vitigno Glera. Il decreto in questione accoglie così le richieste dei relativi consorzi di tutela, intenzionati ad evitare di trovare sul mercato prodotti similari ai vini Prosecco Doc e Docg ma che portano il riferimento al nome del vitigno Glera.


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