Iscriviti alla newsletter per ricevere le news di WineActs ENTRA

A seguito dell’incontro avvenuto giorni orsono a Parigi tra i due ministri del commercio estero, il cinese Gao Hucheng e la francese Nicole Bricq, quest’ultima ha poi dichiarato alla Reuter di essere sulla giusta strada per realizzare un buon compromesso sulla questione vino con la Cina. Come è noto, la scorsa estate la Cina aprì una indagine anti dumping sul vino proveniente dall’Ue con un conseguente giro di vite nell’espletamento delle pratiche burocratiche che sfociò a luglio nell’obbligo per tutte le aziende vinicole esportatrici di compilare in pochissimo tempo ulteriori documenti esplicativi.

Ma la diplomazia in questi mesi ha saputo lavorare e dai toni duri e intransigenti delle autorità cinesi si è passati ad clima più disteso e incline alla discussione, complice anche il fatto che erano venute meno le cause che avevano fatto scattare le misure ritorsive cinesi contro il vino europeo. Ora il dialogo costruttivo in corso tra i funzionari europei e cinesi del settore dovrebbe consentire un buon compromesso che produttori e autorità dell'Ue attendono per porre fine a una questione che si è decisamente protratta per troppo tempo.


‘La necessità di semplificazione burocratica e amministrativa è uno dei motivi per cui è nato questo governo e quindi tutte le iniziative legislative che vanno in questa direzione non possono che essere positive’. Così il neo ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, Maurizio Martina, ha commentato la bozza del testo unico della vite e del vino, presentato ieri a Roma ai presidenti e ai componenti delle commissioni Agricoltura di Camera e Senato. Questo documento, frutto della collaborazione tra Agrinsieme, Unione italiana vini, Federvini, Assoenologi e Federdoc, unifica tutte le disposizioni che disciplinano la materia del comparto vitivinicolo, attualmente contenute in diversi testi normativi (decreto legge 260/2000, Legge 82/2006, decreto legislativo 61/2010 ecc.), con l’obiettivo di sburocratizzare quanto più possibile il settore. Il testo passerà all’esame del Parlamento, ma l’obiettivo, ha dichiarato il presidente della commissione Agricoltura della Camera Luca Sani, è quello di arrivare ad un vero e proprio Codice del vino prima dell’Expo 2015 di Milano.


I supermercati del Regno Unito non sono tutti d’accordo nella introduzione di una etichetta sui vini che, come per gli altri alimenti, indichi la quantità di calorie contenute in un bicchiere e in una intera bottiglia. Sainsbury, il secondo maggior gruppo Gdo della nazione, ha infatti annunciato che entro due anni apporrà questa etichetta conta calorie su tutti i suoi vini commercializzati con il nome proprio del supermercato.

L’iniziativa ha però rilevato le divisioni di opinione con le altre catene di distribuzione. Ad esempio, il numero uno del mercato, Tesco, ha annunciato di non avere attualmente piani per etichettare i vini a marchio proprio con il contenuto calorico sulla bottiglia, mentre Rival Morrisons è stato più esplicito affermando di non avere affatto intenzione di introdurre questa etichettatura conta calorie sul vino. Di segno opposto invece Upmarket Waitrose, che al contrario negli ultimi tre anni ha già stampato una etichetta con l’indicazione delle calorie per 100 ml e per bicchiere.

Sainsbury ha difeso la scelta di introdurre queste nuove etichette perché da una indagine da loro commissionata era emerso che l’85% circa dei consumatori britannici ignorava quante calorie ci sono in un bicchiere medio di vino e che i due terzi circa avrebbero voluto ricevere questa informazione. Sono salvi per il momento i vini importati ma, se questa etichetta conta calorie prenderà piede, potrebbe prima o poi essere richiesta a tutti i vini commercializzati nel Regno Unito, visto che per il ministero della Sanità britannico l’uso di questa etichetta è già vista con favore perché ritenuta uno strumento chiave per sostenere un consumo sempre più responsabile di vino e di alcolici.


Il volume totale di vendite della Doc Rioja nel 2013 è stato di 2,77 milioni di hl, una crescita di quasi il 4% rispetto all’anno precedente. Il Crianza rosso è stata la tipologia più venduta (un milione di hl) principalmente a causa della crescita del mercato interno. Anche i vini Reserva sono stati ampiamente richiesti dai mercati esteri con 280.000 hl (+7,8%) contro i 160.000 hl del mercato nazionale. La crescita maggiore si è registrata nel segmento Gran Reserva (+17%) per un totale di 58.700 hl. Due bottiglie su tre sono vendute in Spagna, solo la terza prende la via dell’export principalmente nel Regno Unito e seguita poi da Germania, Stati Uniti e Svizzera i quali assieme assorbono il 70% del totale dell’export.


Secondo gli ultimi dati statistici della Fédération des Exportateurs de Vins & Spiritueux de France (Fevs), l’export vinicolo francese nel 2013 è complessivamente sceso del 3,3% in volume e dello 0,1% in valore, mentre lo Champagne e gli altri spumanti hanno ottenuto una crescita in valore dello 1,3%. I mercati asiatici hanno mostrato un calo nel 2013, principalmente a causa della politica anticorruzione lanciata dal governo cinese all’inizio dell’anno, il che ha danneggiato largamente i prodotti di fascia superiore. Rimane comunque intatto, secondo la Fevs, il potenziale del mercato cinese, sostenuto da una crescita della sua classe media in termini di potere d'acquisto.

Stabile il mercato nord americano: l’apprezzamento dell'euro nei confronti del dollaro ha limitato l'impatto positivo della ripresa economica degli Stati Uniti, i cui effetti si dovrebbero intensificare nel 2014. Il Vecchio continente, infine, ha visto l’Europa meridionale e occidentale rimanere ferme a causa della depressione economica generale. Tuttavia, l’export verso la Germania e paesi nordici ha visto una forte crescita nel 2013 (+7% in media).


Non esaltante, ma accettabile nel contesto dell'attuale andamento del mercato vinicolo statunitense. Questo il primo commento dell’Italian Wine & Food Institute di New York nei confronti dell’export vinicolo italiano verso gli Usa che, dopo una serie di alti e bassi, ha visto una chiusura in sostanziale parità con quelle dell’anno precedente. Tradotto in cifre, l’Italia è passata da 2,489 a 2,476 milioni di hl (-0,5%) con un valore cresciuto da 1,208 miliardi i dollari a 1,288 (+6,6%).

Solo la Francia ha tenuto il passo con l'Italia con una contrazione dell'1,0% in quantità ed un aumento del 4,8% in valore mentre quasi tutti gli altri paesi hanno fatto registrare perdite notevolmente consistenti: l'Australia -10,5% in quantità e -5,8% in valore; l'Argentina -31,2% e -11,6%; il Cile -10,3% e -6,8% e la Germania - 10,9% e -6,9%.

Per l’export italiano di spumanti, sempre secondo la nota dell’Italian Wine & Food Institute, il 2013 è stato invece un anno molto positivo. L’Italia detiene infatti la prima posizione, con 364.010 hl, per un valore di 215.467.000 dollari, contro i 317.970 hl per un valore di 186.607.000 dollari, con un incremento del 14,5% in quantità e del 15,5% in valore.


Venti persone sono state arrestate ieri nel Sud-Ovest e nella Ile-de-France nel corso di una inchiesta su una serie di furti di vini grandi crus di Bordeaux il cui valore è stimato essere superiore a un milione di euro. I numeri non sono di poco conto e la banda, a detta della gendarmeria francese, era altamente professionale e molto ben strutturata. In poco meno di un anno i ladri avevano messo a segno una quindicina di colpi in altrettanti Château prendendo di mira esclusivamente le bottiglie di maggior pregio, segno questo di una ottima conoscenza dei vini francesi, che venivano poi rivendute clandestinamente anche all’estero. Al momento del’arresto è stato trovato nel covo dei malfattori gran parte del bottino oltre a ingenti somme di denaro contante, pistole e altre armi da fuoco. Circa trecento poliziotti sono stati impiegati per mesi e circa 60.000 sono state le intercettazioni ambientali effettuate per incastrare i ladri enologi.


Veronafiere affitterà dall’Unione italiana vini il marchio di Enovitis, la fiera milanese specializzata in attrezzature, macchine e prodotti per il settore viticolo, che verrà poi gestita congiuntamente fino al 2018 comprendendo quindi gli eventi Enovitis in campo, con cadenza annuale, ed Enovitis in fiera, che si svolgerà a Verona, all’interno di Fieragricola, e a Milano, durante il Simei, il salone biennale internazionale di macchine per enologia e imbottigliamento appena conclusosi lo scorso novembre.

Lo prevede un accordo tra i due enti, che porterà quindi Enovitis all’interno di Fieragricola dal 2016 con l’obiettivo dichiarato di creare un polo permanente di riferimento per la viticoltura europea, articolato su momenti espositivi, sperimentazioni delle tecnologie in campo e appuntamenti convegnistici di livello internazionale.


Rabobank ha analizzato nel suo ultimo rapporto trimestrale l’andamento dell’export vinicolo dei principali paesi produttori nel 2013. In particolare, si evidenzia come la domanda di vino sfuso nello scorso anno sia andata diminuendo e questo abbia influenzato negativamente l’export di Italia, Francia e Spagna. L’Italia, però, ha avuto dei risultati davvero notevoli per quanto riguarda i vini spumanti. Nell’emisfero australe, invece, Cile e Sudafrica registrano una crescita significativa, entrambi grazie alla debolezza della propria valuta nazionale sul mercato dei cambi. L’export australiano è invece in leggero calo, mentre quello argentino ha subito un declino sostanziale sebbene si sia rafforzato nella seconda metà dell’anno. Rimane ora solo da attendere i dati statistici ufficiali dei singoli paesi, ancora non disponibili.


Per tutte le tipologie di Soave diventa obbligatorio dal 1° febbraio utilizzare il contrassegno di Stato, e questo indipendentemente dalla annata del vino. A questa decisione, presa poco più di un anno fa dal consiglio di amministrazione del Consorzio del Soave, si affianca anche una modifica sul piano dei controlli, che a partire dalla stessa data non saranno più eseguiti sul numero di lotto ma sul numero che ogni bottiglia porterà sul contrassegno di Stato.

Questa duplice scelta del Consorzio consentirà una gestione della denominazione più efficiente rendendo più visibili e tracciabili i flussi produttivi e commerciali di tutte le 55 milioni di bottiglie prodotte annualmente. Uno sforzo imponente, fanno notare al Consorzio, che, a fronte di ulteriori costi e di nuovo lavoro, completerà però di fatto il processo di trasparenza dal produttore al consumatore.


Cerca nel sito

Questo sito non utilizza cookie di profilazione per fini pubblicitari ma solo cookie tecnici o di terze parti come Google Analytics, Facebook o Twitter.
Continuando a visitare questo sito si accetta il loro utilizzo.