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La Commissione europea è in procinto di autorizzare, con un opportuno regolamento, un ulteriore incremento dello 0,5% per l’arricchimento dei prodotti provenienti dalla vendemmia 2014. Questa decisione fa seguito alle richieste di alcuni paesi europei, tra cui l’Italia, di ritenere non sufficiente l’aumento del titolo alcolometrico naturale fino a 1,5% vol concesso abitualmente dalle norme Ue, considerate le sfavorevoli condizioni climatiche della scorsa estate. Il provvedimento interesserà alcune regioni italiane e precisamente Veneto, Friuli Venezia Giulia, provincia di Trento, provincia di Bolzano, Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna, Toscana e l’area della Dop Orvieto. Non è escluso che altre regioni faranno richiesta dello stesso aumento e possano aggiungersi in un momento successivo. Con circolare Mipaaf del 12 settembre scorso sono stati forniti chiarimenti operativi.


Il vino italiano stabilizza la sua posizione sui mercati mondiali segnando un export nei primi sei mesi di quest’anno di 9,95 milioni di hl (+0,9%) pari a quasi 2,4 miliardi di euro (+1,5%). Continua la progressione dei vini spumanti, che dai 713.000 hl del primo semestre 2013 ai 795.000 hl nel pari periodo del 2014 crescono ancora del 20% per arrivare a 955.000 hl, pari a un valore di 329 milioni di euro. Tra i singoli paesi spicca il balzo del Regno Unito, che da 140.000 hl passa a 210.000 hl, distanziando così gli Stati Uniti, 174.000 hl, e Germania, 97.000 hl.

Note dolenti invece per il comparto dei vini sfusi che subisce la concorrenza fortissima degli spagnoli e in parte anche i rialzi dei listini dell’anno scorso. Ridiscendendo infatti la soglia dei 3 milioni di hl (-1,6%), i vini sfusi italiani realizzano un export di 212 milioni di euro (-17,9%) cioè un prezzo medio di 71 centesimi al litro. Circa il 70% del vino sfuso italiano prende la strada della Germania (1,48 milioni di hl, 79,9 milioni di euro), solo 54 centesimi al litro.

Il comparto dei vini in bottiglia, infine, non registra variazioni di rilievo: 5,94 milioni di hl (-0,5%) e 1,83 miliardi di euro (+2%) con Germania, Stati Uniti e Regno Unito che insieme rappresentano il 60% circa del totale.


Dopo il Prosecco superiore Docg di Conegliano Valdobbiadene anche il Prosecco Doc entra nell’elenco delle denominazioni tutelate nella Repubblica popolare cinese che saranno protette entro quattro anni dall’entrata in vigore dell’accordo. Lo rende noto l’Alleanza delle cooperative agroalimentari, esprimendo grande soddisfazione per l’importante risultato: un indubbio passo in avanti per scoraggiare ulteriormente i casi purtroppo già avvenuti di concorrenza sleale e di contraffazione di entrambi i prodotti.


La non estate di quest’anno non solo ha rovinato le ferie di molti italiani, ma ha procurato ingenti danni in tutti i settori agricoli, vino compreso. Ecco perché durante il mese di agosto Wineacts non ha pubblicato alcuna cifra sulle previsioni vendemmiali, tante erano ancora le incognite da risolvere per giungere a dei numeri attendibili. Ma all’inizio di questo mese Assoenologi, come tradizione, ha diramato le prime previsioni ‘ufficiali’ che stimano la vendemmia 2014 tra 41 e 42 milioni di hl appena, da -13% a -15% rispetto allo scorso anno mentre ieri, con un comunicato stampa, la Coldiretti ha calcolato un valore identico di 41 milioni di hl. Entrambe le associazioni concordano anche nell’analisi per regione: il nord è in calo da -10% a -15%, le regioni centrali invece crescono da +5 a +10%, sebbene sia solo un leggero recupero delle scorse vendemmie, in sostanza un ritorno alla media produttiva. Il sud invece se la passa male con diminuzioni anche sostenute, fino a -20% in Puglia e -30% in Sicilia.

Dal punto di vista qualitativo purtroppo non si può essere ottimisti: Coldiretti rammenta che la pioggia non ha favorito certo la qualità aumentando l’incertezza tra i produttori e la quantità di trattamenti in campo mentre Assoenologi afferma lapidario: ‘sinceramente poteva andare meglio’.


Dopo le contrazioni registrate nei primi mesi dell’anno in corso il vino italiano recupera sul mercato degli Stati Uniti la sua posizione e ottiene per il primo semestre 2014 una crescita dello 0,7% in quantità e dell’8% in valore. Secondo l’Italian Wine and Food Institute di New York, infatti, il totale dell’import di vino italiano è passato da 632 milioni di dollari nel primo semestre dello scorso anno a quasi 683 milioni di dollari nello stesso periodo del 2014 ma, quel che è più significativo, la quota di mercato dei vini italiani negli Stati Uniti è salita al 26,5% in quantità e al 33,9% in valore.

Analizzando infine il prezzo medio per litro dei vini in bottiglia, si può osservare che quello dell’Italia è stato di 5,60 dollari, con un aumento di due centesimi rispetto al primo semestre del 2013: appena dietro a Spagna e Germania, entrambi 5,70 dollari al litro, e più lontana dalla Nuova Zelanda, 7,90 dollari al litro, e all’inavvicinabile Francia, 10 dollari al litro.


Il 71% dei francesi dichiara di non essere esperto di vini, il 26% abbastanza, solo il 3% molto. È il risultato di un sondaggio dall’istituto ViaVoice per la rivista Terre de Vins, che ha interrogato a fine maggio un migliaio di francesi chiedendo loro di autovalutarsi sulle proprie conoscenze in fatto di vini. Analizzato invece per categorie di popolazione, emerge una grossa differenza tra le diverse categorie di lavoratori: il 43% dei manager e dei professionisti dice di conoscere bene il mondo del vino, contro il 30% dei quadri intermedi e il 20% degli impiegati.

Secondo ViaVoice il risultato di questo sondaggio è la prova di una visione ancora molto elitaria del vino nella società francese, ma anche la sensazione di non avere la possibilità di accedere a vini di qualità per molte famiglie che hanno problemi economici. Di fronte a questa situazione, ma anche per affrontare i pericoli del consumo eccessivo di alcol tra i giovani, un francese su due (51%) sarebbe favorevole a insegnare alle giovani generazioni l’importanza del vino e del suo consumo moderato.


È stata pubblicata in Gazzetta ufficiale la definitiva conversione in legge del decreto legge 24 giugno 2014, n. 91 Campolibero, contenente disposizioni urgenti per il settore agricolo, sebbene nell’iter di conversione il testo originario abbia subito alcune modifiche. Per il settore vinicolo, l’istituto della diffida per tutte le violazioni che prevedono la sola sanzione pecuniaria non prevede più per la sua applicazione il requisito della lieve entità; è stato però previsto che essa sia applicabile se viene accertata una violazione sanabile per la prima volta.

I pagamenti delle sanzioni in forma ridotta, poi, potranno essere eseguiti anche per le violazioni contestate prima del 25 giugno scorso, data in vigore del decreto legge Campolibero trasmettendo la relativa quietanza entro 30 giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione (21 agosto 2014) all’autorità competente a ricevere il rapporto e all’organo che ha accertato la violazione. Importante infine il nuovo articolo 1 bis che prevede la dematerializzazione dei registri di carico e scarico dei prodotti vitivinicoli. Entro 90 giorni dovranno essere predisposti i decreti attuativi.


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