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Le esportazioni di Cognac sono cresciute per il terzo anno consecutivo nel 2017 con un totale di 197,4 milioni di bottiglie di Cognac (+10,2%), quasi il 98% della produzione totale, con un fatturato di 3,15 miliardi di euro (+14%). Dai dati forniti dal Bureau National Interprofessionnel du Cognac (Bnic) emerge che questa continua crescita è dovuta in gran parte all’export verso Canada, Stati uniti e Messico, riuniti nell’accordo Nafta di libero scambio commerciale, con un totale di 86,1 milioni di bottiglie, cioè il 43,6% delle esportazioni, con il volume in aumento dell'11,4% e il valore del 12,6%. Di questo totale, 82,6 milioni sono stati esportati solo negli Stati uniti, che rimane quindi il più grande mercato per il Cognac. Bene anche l'Estremo oriente, con 56,9 milioni di bottiglie e un aumento dell'11,3% in volume e del 18,4% in valore, pari al 28,8% delle esportazioni. La Cina rimane un mercato cardine per il Cognac, con 25,5 milioni di bottiglie esportate, nonostante le difficoltà affrontate degli ultimi anni. Anche le spedizioni verso l'Europa sono aumentate del 5,7% in volume e dell'8,7% in valore, rappresentando oltre 41,6 milioni di bottiglie e il 21,1% delle esportazioni totali. Analizzando le singole tipologie, il Cognac VS ha rappresentato la metà di tutte le spedizioni con una crescita dell'8,6% in volume e del 15,4% in valore. Il Cognac VSOP è cresciuto dell'11,2% in volume e dell'11,1% in valore, mentre il Cognac QV del 14,3% in volume e del 17,1% in valore.


Un team di ricercatori di Fondazione Mach, università di Trento e Centro agricoltura alimenti ambiente ha pubblicato sulla rivista Scientific Reports uno studio che approfondisce alcuni aspetti finora poco noti delle reazioni dell'anidride solforosa nei vini. L'anidride solforosa, hanno scoperto i ricercatori, influenza sostanzialmente la qualità di un vino reagendo con numerosi suoi composti. Una migliore comprensione di queste reazioni potrebbe perciò condurre verso quella che è stata definita una 'enologia di precisione'. È stato osservato che corpo, struttura e sensazione di astringenza e morbidezza dei vini rossi sono influenzati da una lenta reazione di solfonazione dei tannini la cui concentrazione aumenta con l'invecchiamento. Si spiegherebbe così il miglioramento qualitativo dovuto alla loro maturazione. Al contrario, nei vini bianchi e negli spumanti la reazione di solfonazione avviene molto velocemente, inducendo il loro rapido e precoce invecchiamento.


Si è spento la scorsa notte Bruno Giacosa, classe 1929, uno dei più celebri ‘padri’ di Barolo e Barbaresco, indiscusso maestro e da cinquanta anni punto di riferimento per tutta la viticoltura dell’Albese. Già a partire dalla fine degli anni Sessanta Bruno Giacosa, insieme ad Angelo Gaja, intraprese una strada allora del tutto innovativa attarverso la valorizzazione dei singoli vigneti apponendo in etichetta i nomi dei cru più importanti di Barolo e Barbaresco e mettendo sempre la qualità in cima alla sua produzione. Fondatore dell’azienda agricola Falletto e proprietario della casa vinicola Bruno Giacosa, vendemmia dopo vendemmia ha saputo costruire un patrimonio di qualità e di consensi da raggiungere l’intero mondo del vino internazionale fino a ricevere, nel 2012, la prima laurea honoris causa dell’università di scienze gastronomiche di Pollenzo.


Il ministero dell’Agricoltura francese ha approvato un nuovo sistema di classificazione per i Crus Bourgeois della zona del Médoc. Ma più che una novità si può parlare di un ritorno al passato, perché di fatto viene reintrodotta la gerarchia storica del Crus Bourgeois du Médoc, con tre categorie: Cru Bourgeois, Cru Bourgeois Supérieur e Cru Bourgeois Exceptionnel. Nata con lo scopo di identificare con precisione i migliori vini della regione della Borgogna, in particolare per le otto Aoc del Médoc, la classificazione dei Crus Bourgeois ha subito numerose variazioni, ultima quella del 2010 che aveva cancellato le tre storiche categorie e introdotto un solo livello che venne assegnato solo a 246 Château. I produttori che intendono sottoporsi alla nuova classificazione saranno giudicati sulla base della qualità con una degustazione alla cieca di diverse annate da parte di una giuria indipendente e imparziale. Particolare attenzione verrà posta per il rispetto dell’ambiente e, per quanto riguarda l'impegno nei confronti dei consumatori, la tracciabilità e la verifica dell’autenticità di ogni bottiglia.


La messa in opera della dematerializzazione dei registri vitivinicoli permette ora di elaborare i dati delle giacenze di vini e mosti con maggiore tempestività e in tempo quasi reale. L’ispettorato centrale repressione frodi ha pertanto iniziato a pubblicare periodicamente sul sito del ministero una tabella riportante le quantità di vini e mosti detenuti dai soggetti obbligati alla tenuta del registro telematico per ogni singola provincia italiana. Completa il nuovo bollettino Icqrf, dal titolo ‘Cantina Italia’, una terza tabella riguardante le giacenze dei vini Dop/Igp per ogni singola denominazione. Il primo numero del bollettino riporta i dati suddetti aggiornati al 1° gennaio di quest’anno. Per una corretta lettura delle tabelle l’Icqrf ricorda che gli operatori che producono meno di 50 hl annui di vino sono esonerati dalla tenuta del registro; alcune particolari categorie di operatori non sono obbligate alla tenuta del registro; gli inserimenti dei dati sul registro possono essere operati con tempi differenziati tra gli operatori, fino ad un massimo di 30 giorni.


In questi giorni ricorre il centenario della nascita del sen. Paolo Desana, principale promotore e primo firmatario della legge istitutiva delle Doc in Italia, la n. 930 del 1963. Casale Monferrato, il suo paese di origine, intende onorare la sua memoria con un incontro oggi a palazzo Vitta dal titolo ‘Paolo Desana: il Padre della Doc, il politico, l’uomo’, presente il figlio Andrea. Per l’occasione le Poste italiane hanno emesso uno speciale annullo filatelico che riporta la sua figura stilizzata attorniata dall’iscrizione ‘Centenario nascita Paolo Desana promotore della Doc’ e che sarà sempre oggi a disposizione di collezionisti e appassionati di filatelia di tutta Italia.


Sono dati da prendere con le dovute cautele, visto il limitato potenziale produttivo, ma vi sono numerosi segnali che dimostrano nell’anno appena trascorso una elevata dinamicità delle esportazioni dall’Est. È il caso della Georgia che, a fronte di una produzione di circa 1,7 milioni di hl, nel 2017 ha visto crescere l’export del 49% in valore e del 54% in volume, vale a dire 76,7 milioni di bottiglie per più di 140 milioni di euro, il miglior risultato degli ultimi 30 anni. In più, i viticoltori georgiani vedono con grande fiducia l’accordo di libero scambio con la Cina entrato in vigore dal 1° gennaio e che prevede l’abbattimento immediato dei dazi finora in vigore invece di una loro graduale riduzione anno dopo anno, come ad esempio con il recente accordo Cina-Australia. Anche la Ucraina vede un aumento dell’export a due cifre: nei primi sei mesi del 2017 la crescita è stata addirittura del 58,8%, ma si tratta di un rimbalzo tecnico dopo che l’annessione della Crimea alla Russia nel 2014 ha visto privare l’Ucraina della sua maggiore e più nota regione produttiva. Sebbene senza la Crimea, l’export vinicolo dell’Ucraina nel 2017 viene comunque calcolato in 20 milioni di euro circa. Pure la Bulgaria vede aumentare le sue esportazioni, 13% circa lo scorso anno, recuperando le perdite degli anni passati e superando la soglia del mezzo milione di hl. La Bulgaria esporta quasi i due terzi dei suoi vini e i principali Paesi acquirenti sono Polonia, Russia e Romania.


Il consiglio interprofessionale dei vini del Roussillon (Civr) e l'associazione dei produttori spagnoli di vini a base del vitigno Grenache (l’associazione Garnacha origen) hanno unito i loro sforzi per promuovere e aumentare la competitività dei loro vini negli Stati uniti e in Canada. La campagna promozionale congiunta si concentra sui vini Dop e Igp a base di Grenache e continuerà fino alla fine del 2019. Lo scopo è duplice: familiarizzare gli operatori professionali e i consumatori nordamericani con l'offerta europea di vini a base di Grenache, offrendo allo stesso tempo un supporto promozionale ai produttori direttamente sui punti vendita. La Sopexa organizzerà a tale scopo una strategia multimediale su stampa e online, una partnership con siti di e-commerce, una campagna promozionale per la stampa, eventi dedicati agli operatori professionali.


L’export vinicolo italiano ha raggiunto nel 2017 i sei miliardi di euro con un aumento del 7%. Questa la primissima stima di Coldiretti in attesa dei dati ufficiali Istat disponibili fra un paio di mesi. Nel 2017, secondo Coldiretti, gli Stati uniti hanno avuto un incremento in valore del 6% nonostante il cambio non certo favorevole dell’euro sul dollaro, che ha raggiunto il massimo da tre anni. In aumento del 3% la Germania, al secondo posto, e dell’8% nel Regno unito nonostante le incertezze sulla Brexit. La crescita più massiccia si registra però in Russia (+47%) dove il vino è uno dei pochi prodotti agroalimentari italiani non colpiti dall’embargo. Buona anche la crescita del 25% in Cina. A trainare la crescita del vino italiano, afferma Coldiretti, sono soprattutto i vini spumanti che segnano un aumento dell’export del 15% in valore con il record storico vicino a 1,2 miliardi di euro. L’analisi di Coldiretti si sofferma poi anche sul mercato interno, che vede una crescita del 3% degli acquisti di vino delle famiglie italiane, in particolare dei vini Doc (+5%), delle Igt (+4%) e degli spumanti (+6%). Una vera a propria ricerca di maggiore qualità, a dimostrazione del fatto che a calare sono solo gli acquisti di vini comuni (-4%).


L’anno che inizia oggi porta per il vino Chianti una importante novità: dopo un lungo iter amministrativo dal 1° gennaio entra in vigore la modifica del disciplinare di produzione del vino Chianti Docg per consentire l’imbottigliamento solo all’interno della regione Toscana. Vengono salvaguardati comunque i diritti acquisiti nel tempo dalle aziende imbottigliatrici fuori regione che potranno continuare a confezionare Chianti se lo hanno fatto per almeno due anni negli ultimi cinque. Porta sbarrata per ogni nuovo imbottigliatore fuori regione. Soddisfazione in casa del Consorzio vino Chianti per il risultato conseguito che garantirà maggiore tracciabilità, tempestivi controlli della intera filiera e dell’effettiva qualità del vino imbottigliato oltre che una migliore tutela del consumatore. In attesa della approvazione definitiva in sede comunitaria, rimane in vigore il regime di ‘etichettatura transitoria’ che permette la piena operatività del disciplinare modificato.


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