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In un recente studio francese sono stati analizzati i fattori di competitività delle nazioni produttrici di vino nel mondo. Al primo posto tra i Paesi produttori di vino più competitivi figura l’Italia. Questo il risultato di una indagine di FranceAgrimer, l’agenzia statistica del ministero dell’Agricoltura di Francia, e realizzata da Deloitte, che ha esaminato in base a sei parametri (potenziale produttivo, andamento climatico ed ambiente, presenza sui mercati e diversificazione, capacità professionale della filiera e presenza di investimenti) i principali Paesi produttori di vino del mondo.

L'Italia, in testa con con 659 su 1000, è seguita dalla Francia, mentre al terzo posto troviamo la Spagna con 602 punti. Seguono poi in ordine decrescente Australia (509 punti), Cile (499 punti), Stati Uniti (492 punti) Germania (469 punti), Nuova Zelanda (466 punti), Sudafrica (457 punti), Argentina (391 punti), Portogallo (361 punti), Cina (345 punti) e Brasile (312 punti). (g.r.)


Si conclude oggi a Verona la quinta edizione di Wine2wine, il forum internazionale dell'industria del vino in Italia. Due giorni ricchi di appuntamenti, seminari tematici e laboratori per condividere le proprie esperienze tra gli operatori professionali del settore vinicolo e del wine business. L'osservatorio Vinitaly-Nomisma wine monitor ha approfittato dei riflettori accesi su questa due giorni veronese per presentare le previsioni sulla chiusura del 2018 dell’export vinicolo italiano. Una situazione, ha illustrato Denis Pantini, responsabile di wine monitor Nomisma, che vede il totale esportato superare i 6 miliardi di euro ma questo solo grazie al successo degli spumanti, Prosecco in primis, mentre per i vini tranquilli le note si fanno dolenti: -1,9% in Usa (1,2 miliardi di euro), -5,4% in Germania (621 milioni di euro), -4,1% nel Regno unito (370 milioni di euro), -0,2% in Canada (300 milioni di euro), -3,8% in Svizzera (273 milioni di euro), -2,8% in Russia (163 milioni di euro), -4,6% in Giappone (129 milioni di euro).

Alla richiesta dei produttori di un cambio di strategia promozionale il ministro delle Politiche agricole, Gian Marco Centinaio, ha risposto ricordando come la molteplicità dei soggetti che intervengono in fase di promozione del vino all'estero (fiere, Ice, Enit, camere di commercio, regioni, comuni, consorzi di tutela e a volte anche i singoli produttori privati) disorientano il buyer internazionale abituato invece a trattare con pochi soggetti qualificati. Il problema, secondo il ministro, è che nessuno vuole cedere un minimo del suo potere e fare un passo indietro. Per superare questa fase di stallo, il ministro Centinaio ha intenzione di convocare quanto prima i ministri dello Sviluppo economico e degli Affari esteri per capire se c’è davvero la volontà di parlare in modo univoco superando così gli interessi di parte.


Nel quotidiano rincorrersi di notizie favorevoli o no a un accordo tra Regno unito e Unione europea in merito alla ormai imminente Brexit, la Wine and Spirit Trade Association (Wsta) ha lanciato una campagna dal nome #NoToNoDeal nell’intento di evitare una hard Brexit, cioè senza accordo, definita dall’associazione stessa inaccettabile e catastrofica per l'industria delle bevande. Da tempo la Wsta aveva promosso l’ipotesi di implementare una serie di regole transitorie per aiutare le imprese ad adattarsi al rapido cambiamento delle relazioni commerciali con il Regno unito dopo la sua uscita dall’Ue. Prima della fine di tale periodo di transizione, la Wsta inoltre chiedeva la realizzazione di un accordo di libero scambio per consentire alle imprese di continuare a commerciare con la minima difficoltà. Tutto questo scenario però verrebbe messo a repentaglio in caso di una Brexit senza accordi, da qui il lancio della campagna di opinione visibile anche dal sito www.dontbottleit.co.uk che spiega in dettaglio perché un accordo con l'Ue sia così fondamentale per le prospettive dell'industria del vino e degli spiriti del Regno unito.


In occasione del 41º Congresso mondiale dell’Oiv svoltosi questo mese a Punta dell’Este in Uruguay, il direttore generale Jean-Marie Aurand ha presentato il bilancio del settore vitivinicolo mondiale, in particolare per quanto riguarda la superficie vitata, la produzione di uva, la produzione e il consumo di vino.

In tutto il mondo la superficie vitata nel 2017, uve da vino e uve da tavola e le vigne non ancora in produzione, è di 7,534 milioni di ha, in leggero calo (-24.000 ha) rispetto al 2016. La Spagna, con 967.000 ha, rimane al primo posto davanti alla Cina, con 870.000 ha però per poco più di due terzi costituiti da uve da tavola, alla Francia, con 786.000 ha, e all’Italia, con 699.000 ha. Nel 2017 la produzione mondiale di uva, destinata a qualsiasi uso, è di circa 73 milioni di tonnellate, in crescita costante nonostante la riduzione delle superfici destinate a vigneto. L’Oiv stima nel 2018 una produzione mondiale di vino, esclusi succhi e mosti, di 279 milioni di hl, in aumento del 13% rispetto al 2017, anche se bisogna ricordare che l’annata 2017 è stata segnata da condizioni climatiche difficili che hanno influenzato in negativo le produzioni di molti paesi. L’Italia si conferma primo produttore mondiale, con 48,5 milioni di hl, seguita dalla Francia (46,4 milioni di hl) e dalla Spagna (40,9 milioni di hl). Più distanti gli Stati uniti d'America (23,9 milioni di hl) mentre in America del Sud le produzioni aumentano in Argentina (14,5 milioni di hl) e in Cile (12,9 milioni di hl). Per quanto riguarda infine i consumi di vino, l’Oiv segnala poi una leggera crescita del consumo mondiale 2017, stimato in circa 244 milioni di hl. Gli Stati uniti d'America, con 32,6 milioni di hl, si confermano dal 2011 essere i maggiori consumatori mondiali, seguiti da Francia (27,0 milioni di hl) Italia (22,6 milioni di hl) Germania (20,1 milioni di hl) e Cina (17,9 milioni di hl).


Si parla molto dell'importanza dell'e-commerce in Cina, ma le vendite complessive di alcolici, tra cui birra, vino e baijiu, un distillato di sorgo ma anche di frumento, orzo e miglio, rappresentano solo il 6% circa di tutte le vendite online. In particolare si stima che il vino venduto online in Cina sia per lo più un prodotto di livello medio-basso, anche se lentamente stiano crescendo anno dopo anno le vendite di vino di maggiore qualità. I principali siti cinesi generalisti di vendite online sono tmall.com, della più grande società di e-commerce cinese, Alibaba, con una quota di mercato superiore al 50%, seguita da jd.com e da suning.com. Nell’anno conclusosi a luglio scorso, tra vino nazionale o importato si stima siano stati venduti su queste tre piattaforme 59 milioni di bottiglie per un valore di 680 milioni di euro. Rispetto all’anno precedente il valore è aumentato del 33%, ma il volume è diminuito del 19%, il che conferma la sempre maggior richiesta di vino di maggiore qualità.

Discorso a parte per il sito 1919.cn, che non è un venditore a 360 gradi come gli altri ma è specializzato in vini e alcolici e che oltre al sito possiede una rete di 1500 negozi reali in 500 città della Cina. Lo scorso autunno 1919 ha ricevuto un finanziamento da Alibaba di 260 milioni di euro per una migliore integrazione dei mercati sia offine sia online. Ma non sempre tutto fila liscio sul mercato Cinese: nel 2016 Alibaba lanciò per il 9 settembre sulle pagine del suo sito il Global Wine & Spirits Festival, vale a dire dodici ore dedicate agli acquisti di vino, ma che però sembra non abbia ottenuto un grosso successo. Meglio allora cercare nuove strade, magari usando i social locali, come Sina Weibo, un ibrido tra Twitter e Facebook, oppure WeChat, presente anche in Italia, oppure ancora DouYin, per creare brevi clip musicali come TikTok.


Il ministro delle Politiche agricole, alimentari, forestali e del turismo, con decreto n. 11106 del 14 novembre e firmato oggi, ha modificato i termini di presentazione delle dichiarazioni di vendemmia e di produzione vino per la sola campagna 2018-19. La scadenza del 15 novembre 2018 è stata rinviata al 15 dicembre 2018 per la dichiarazione di vendemmia di tutti i soggetti obbligati e per la dichiarazione di produzione vinicola per i seguenti soggetti:
– i produttori di uva da vino che effettuano la raccolta e la vinificazione con utilizzo esclusivo di uve proprie;
– i produttori di uva da vino che effettuano la raccolta, la cessione parziale e la vinificazione con utilizzo esclusivo di uve proprie;
– i soggetti che effettuano intermediazione delle uve.

Per i restanti soggetti di cui all'articolo 2 del decreto del 26 ottobre 2015 la dichiarazione di produzione vino era già fissata al 15 dicembre 2018. (g.r.)


L’ufficio Ice di Pechino ha recentemente pubblicato l’aggiornamento della guida per l’esportazione dei prodotti agroalimentari in Cina, utile per comprendere le modalità pratiche per l’esportazione di particolari prodotti agroalimentari, come il vino, che purtroppo è soggetto in quel paese a una normativa sovente di difficile interpretazione.

Tra i punti principali si ricorda l’obbligo, dal 1° ottobre 2012, di registrarsi al sito del sistema di registrazione di prodotti alimentari importati e di compilare un formulario online con informazioni sulla ditta e i suoi importatori/agenti autorizzati in Cina. La figura dell’importatore è praticamente obbligatoria, in quanto tutte le operazioni di import-export devono essere effettuate tramite società dotate di licenza di commercio estero. Su tutti i prodotti importati, poi, permane l’obbligo di apporre una etichetta in lingua cinese, che può essere applicata all’origine o a destinazione in dogana.


Grosso successo di partecipazione per la Valtellina Wine Run, dove 2500 corridori di 28 nazioni si sono dati ieri appuntamento per la sesta edizione, una occasione unica per una corsa tra le cantine e le vigne della Valtellina. Tre le possibili lunghezze dove cimentarsi in una gara altamente spettacolare tra i vigneti della valle: la maratona di 42 km, da Tirano a Sondrio, la mezza maratona di 21 km e la 'corta' di 12 km da Sassella a Sondrio. Quest'anno gli organizzatori hanno deciso di posticipare la partenza della maratona alle ore 14 affinché la parte finale della gara si possa svolgere durante il tramonto e il primo imbrunire mentre ogni concorrente, dotato di lampada frontale, possa affrontare l'arrivo ormai in notturna regalando così agli spettatori una suggestiva visione di un lungo serpentone di luci punteggiare i filari della Valtellina. Al termine della giornata sportiva, festa finale in piazza Garibaldi a Sondrio con protagonisti i vini di Valtellina e i prodotti tipici locali.


Con una nuova legge firmata dal ministro della salute irlandese Simon Harris vengono introdotte numerose nuove restrizioni sulla pubblicità di prodotti alcolici. Una prima parte entrerà in vigore fra 12 mesi e proibirà la pubblicità di alcolici sui mezzi pubblici, alle fermate di trasporto o alle stazioni e nel raggio di 200 metri da una scuola, un asilo nido o un campo giochi. Bando totale anche nei cinema tranne nel caso in cui il film sia vietato ai minori. Vietato anche l'abbigliamento per bambini contenente marchi che promuovono l'alcol. Una seconda parte entrerà in vigore l’anno successivo e obbligherà i negozianti a confinare i prodotti alcolici e la pubblicità relativa in una area apposita del locale separata dal resto con una barriera alta 1,2 metri. Nel 2021 la terza parte della legge, che vieta la pubblicità di alcol in una zona sportiva o durante un evento sportivo, e in occasione di eventi rivolti a bambini o in eventi in cui la maggioranza dei partecipanti o dei concorrenti sono bambini.

Il ministro Harris ha definito questa nuova legge ‘una misura rivoluzionaria’ perché, ha affermato, per la prima volta in Irlanda si sono utilizzate le leggi sulla salute pubblica per affrontare i problemi relativi all'alcol e cambiare così nel prossimo futuro l’attuale cultura del bere.


Il ministro delle Risorse agricole, Gian Marco Centinaio, ha ricevuto nei giorni scorsi una delegazione della Federazione italiana vignaioli indipendenti (Fivi), guidata dalla presidente Matilde Poggi e dal vice presidente Walter Massa. In primo piano la proposta europea di riduzione dei limiti di utilizzo del rame, che rischia di essere, secondo la Fivi, fortemente penalizzante per la viticoltura biologica italiana. Nei giorni scorsi in seno alla direzione generale agricoltura e sviluppo rurale della Commissione europea è stata infatti redatta una proposta di accordo che prevede la riduzione dell'attuale limite di 6 kg/ha a soli 4, mantenendo la modalità della media quinquennale. Questo significa che il totale dei chili di rame utilizzabili per ettaro in cinque anni saranno 20 e non più 30 a partire da febbraio 2019.

La Fivi chiede quindi al ministro Centinaio di ribadire l'adeguatezza per la agricoltura biologica della soglia di 6 kg/ha di utilizzo di rame e di proporre una gradualità della riduzione che permetta alla ricerca scientifica di mettere a punto nuovi strumenti di difesa attiva alternativi. Durante l’incontro con il ministro, la Fivi ha poi espresso le proprie preoccupazioni per l'attuale regolamentazione del sistema di voto e di rappresentanza nei consorzi di tutela, dove si potrebbero verificare delle concentrazioni di potere decisionale penalizzanti per i viticoltori, e per le problematiche causate dall’eventuale cumulo di cariche tra amministratore di un consorzio di tutela e del relativo organismo di controllo per la tutela di una denominazione di origine.


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