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È giunto alla sua seconda edizione il concorso enologico ‘Lucio Mastroberardino’, organizzato dalla associazione culturale Monsfulsulae di Montefusco (AV) e dedicato ad uno dei più illuminati esponenti della viticoltura irpina morto prematuramente cinque anni fa. Da sempre impegnato per la valorizzazione dei vitigni autoctoni, Greco di Tufo, Fiano di Avellino e Aglianico, Lucio Mastroberardino ha ricoperto nella sua breve vita numerosi incarichi di responsabilità tra cui quella di presidente dell’Unione italiana vini. Alla sua memoria è dedicato il concorso enologico di Montefusco, organizzato nelle categorie vini bianchi ultima annata 2017 Dop, vini bianchi con una o più anni d'invecchiamento Dop, vini rossi con uno o più anni d'invecchiamento Dop, vini spumanti ultima annata Dop, vini bianchi ultima annata Igt, vini rossi ultima annata, vini spumanti Dop o Igp con più anni di invecchiamento, vini bianchi con uno o più anni d'invecchiamento Igp , vini rossi con uno o più anni d'invecchiamento Igt, vini rosati Igt, passiti. Alla azienda Terredora Di Paolo, con il punteggio complessivo di 958,49, va infine il trofeo Lucio Mastroberardino, un premio speciale riservato alla azienda vinicola che ha ricevuto il maggior punteggio complessivo tra tutti i campioni presentati.


Si è concluso ieri a Saragozza (Spagna) il dodicesimo congresso internazionale del terroir, un incontro biennale che riunisce dal 1996 la comunità scientifica mondiale per discutere e approfondire il concetto di terroir, nato in Francia ma nel corso degli anni applicato a molti altri paesi produttori di vino per diventare oggi una tendenza diffusa mondialmente. Per cinque giorni 250 esperti provenienti da 17 paesi dei cinque continenti hanno partecipato a un programma serrato che includeva la presentazione di 122 comunicazioni tecnico-scientifiche (58 orali e 64 scritte). Il congresso ha ruotato attorno a ben determinate aree fondamentali, come lo studio della geologia e del suolo, i climi viticoli e il cambiamento climatico, le pratiche di viticoltura e la sostenibilità, i paesaggi e la conoscenza del terroir e, infine, l'enologia e l'analisi sensoriale. In programma anche cinque conferenze magistrali, tra cui quella di Vittorino Novello, professore del dipartimento di scienze agrarie, forestali e alimentari dell’università di Torino.


La quinta edizione della ricerca condotta da FleishmanHillard - Omnicom Pr Group Italia ha dimostrato negli ultimi anni un sempre maggiore coinvolgimento delle aziende vinicole italiane nella comunicazione sulle principali piattaforme ‘social’ presenti su Internet. Analizzando la presenza online delle prime 25 aziende vinicole italiane per fatturato, secondo l'indagine Mediobanca 2018, e confrontando i risultati con quelli rilevati quattro anni fa, la ricerca evidenzia come Facebook rimanga il canale più utilizzato (21 aziende contro le 17 del 2014) seguito da YouTube (18 contro 15) e Twitter (15 contro 11). Instagram è invece una scoperta abbastanza recente (15 aziende contro 6). La ricerca ha inoltre posto l’accento sulla frequenza di aggiornamento dei propri canali: il 72% delle aziende propone su Facebook un aggiornamento almeno settimanale (65% nel 2014) mentre su Twitter si passa dal 91% al 60%. In calo You Tube, dove il 73% si limita a pubblicazioni sporadiche. Anche i contenuti sono variati in quattro anni: ora il 64% delle aziende mette al centro della propria comunicazione l’importanza dei vitigni autoctoni (solo il 15% nel 2014) mentre cresce dal 15 al 40% l’offerta di percorsi degustativi, enoteche e di tutto ciò che è legato al territorio.


L’Unione europea sta perdendo anno dopo anno il suo predominio nel mercato mondiale dei vini sfusi, essendo passata da una quota di mercato nel 2000 del 90% a poco più del 70% nello scorso anno. I nuovi mercati emergenti si stanno infatti facendo largo come il nord America, che nello stesso periodo passa dal 4,2% all’11%, e l’Asia, che quasi raddoppia dal 3,3% al 6,3%. Osservando i dati forniti dalla società per il commercio vinicolo Vinex, si osserva che l’Unione europea ha importato poco più di 16,5 milioni di hl di vino sfuso nel 2000 rispetto a 29,6 milioni di hl nel 2017. Il nord America ha visto una crescita da 0,84 milioni di hl a quasi 4,7 milioni di hl, mentre il resto dell'Europa ha anche aumentato la sua quota da 1,59 milioni di hl a 3,26 milioni di hl. In termini di valore, l'Unione europea ha visto diminuire la sua quota dal 72,8% della spesa totale nel 2000 (che era salita a circa l'80% nella metà di 2000), al 66,5% dello scorso anno. Il prezzo medio pagato per le spedizioni nell’Ue è stato di 0,72 euro al litro nel 2017 rispetto a 0,57 euro al litro nel 2000. Allo stesso tempo, il nord America ha raddoppiato la sua quota del valore dal 6,3% al 12,1%, mentre quei paesi europei al di fuori dell'Ue hanno perso gran parte della loro quota, dal 13,6% all'8,8%. In gran parte perché il prezzo medio che pagano è attualmente inferiore a quello del 2000 (0,86 euro al litro, rispetto a 1,11 euro al litro).


Dal 9 luglio nei pub della catena britannica Wetherspoons non si venderà più Champagne francese o birre tedesche o comunque europee per avvantaggiare le bevande prodotte nel Regno unito a causa della Brexit. La società Wetherspoons, che possiede un migliaio di pub in tutto il Regno unito e serve circa due milioni di clienti ogni settimana, intende però continuare a servire sidro svedese Kopparberg poiché la proprietà si è impegnata a produrlo nel territorio britannico. Il gruppo non si è espresso invece sul nostro Prosecco, al momento non citato tra le bevande eliminate dai listini. Il motivo di tale scelta è non solo squisitamente politico, il presidente Tim Martin è un fervente antieuropeista, ma anche più semplicemente economico, la debolezza della sterlina rende più care le importazioni di vini, birre e alcolici dall'Unione europea, per cui Wetherspoons si vede costretta a cercare alternative interne più convenienti ed economiche.


I dati ufficiali Istat relativi all'export vinicolo italiano nel primo trimestre del corrente anno presentano una realtà fatta di luci e di ombre. L'export totale di vini e mosti è cresciuto in valore del 4,6% (quasi 1,384 miliardi di euro) ma la quantità invece è scesa del 9,2% a 4,54 milioni di hl. E se gli Stati uniti offrono qualche motivo di soddisfazione con 362 milioni di euro (+4,1%) e 858.000 hl (+5,9%) le note dolenti arrivano soprattutto dal Regno unito, il terzo mercato per il vino italiano, in calo del 5,9% in valore e del 15,7% in quantità, cioè più di 100.00 hl in soli tre mesi. Motivo di ciò è il calo di vendite di vini tranquilli, sia imbottigliati (57.000 hl in meno) sia sfusi (43.000 in meno) mentre gli spumanti limitano i danni con una diminuzione di solo 13.000 hl.

Uno sguardo infine alla Cina, che registra un +7,3% in valore, con 28,8 milioni di euro, e +1,1% in quantità, con 83.000 hl. Prestazione dovuta in gran parte dai vini tranquilli imbottigliati, che totalizzano nel primo trimestre di quest'anno 23,9 milioni di euro (+15,5%) e 67.000 hl (+10,6%).


'Penso che decideremo a settembre, con la nuova vendemmia. In tutti i modi si tratterà di una partecipazione solo di minoranza e non operativa'. Così ha dichiarato alla stampa Francesco Zonin, vicepresidente esecutivo della Zonin 1821, in merito alla ricerca di un investitore che entri nella compagine della casa vinicola omonima. Il nuovo investitore dovrà condividere i piani di sviluppo dei prossimi anni e in particolare quelli destinati all’estero, dove la Zonin realizza già l’85% del fatturato. Il nuovo ingresso quindi non avverrà attraverso cessione di quote detenute dalla famiglia, ma con un opportuno aumento di capitale così da garantire la non operatività diretta del nuovo partner. Mediobanca è l'advisor incaricato di trovare questo nuovo soggetto che dovrà quindi accollarsi l'onere di fornire le risorse finanziarie necessarie per far fronte ai debiti societari, a livelli di guardia, e per supportare il piano di crescita e di sviluppo internazionale del gruppo.


Presentata lunedì scorso a Parigi la nuova campagna di comunicazione del Syndicat général des vignerons de la Champagne predisposta da M&C Saatchi e indirizzata in modo particolare ai consumatori nati dal 1980 al 2000, i cosiddetti millennials. Guidati dal desiderio di ‘ravvivare lo spirito dello Champagne’, la parola d’ordine scelta è liberarsi da una certa pressione imposta dalle tradizioni e dal ruolo sociale che lo Champagne riveste per poterlo apprezzare in modo più informale e sereno. Da qui, secondo i vignerons de la Champagne, la necessità di andare oltre i tradizionali abbinamenti con il cibo, un concetto espresso mediante alcune foto in cui lo Champagne viene accostato a uova sode, carciofi, cavolini di Bruxelles, sardine, un hamburger da fast food.

Inevitabile la pioggia di critiche che bollano al limite dell’eresia questi insoliti accostamenti, ma i guru della comunicazione tirano dritto, certi di riuscire con questi metodi a rinnovare l’immagine dello Champagne e, in sintesi, di spingere un bel po’ in su i consumi. Nel frattempo, obiettivo riuscito. Nel mondo del vino francese da oggi non si sta parlando d’altro. I miracoli del marketing riusciranno a cambiare le secolari abitudini di consumo? Nel frattempo è bene ricordare che l’investimento previsto per questa campagna promozionale è di ben 12 milioni di euro e durerà tre anni. Sono previsti affissioni pubblicitarie nelle principali città della Francia, inserti pubblicitari sulla stampa e azioni sui social network. Prossime tappe di presentazione: Lione, Bordeaux, Nantes e Marsiglia.

La nuova campagna promozionale dello Champagne. Fare clic per ingrandire.

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Con un emendamento alla legge sugli Stati generali dell’alimentazione attualmente in discussione in parlamento, i deputati Alain Péréa e Philippe Huppé, entrambi di En Marche!, il partito del presidente della repubblica Macron, sono riusciti a introdurre l’obbligo di indicare la nazione di provenienza di una bottiglia di vino sull’etichetta principale e non più sulla controetichetta. Una questione apparentemente irrilevante, ma invece gravida di conseguenze perché sempre più vino spagnolo viene venduto nei supermercati francesi con una etichetta, a dire dei due deputati, ingannevole poiché un consumatore distratto, in mancanza di chiari elementi, la può scambiare per vino francese.

Ma la richiesta dei due deputati francesi rischia di andare contro la legislazione europea in tema di etichettatura dei prodotti vitivinicoli. Per Bruxelles non si può applicare questa evidenziazione forzosa su tutti i vini prodotti nell’Unione europea, ma solo in caso di sospette frodi in cui l’imballaggio o l’abbigliamento possono trarre in inganno il consumatore. In tutti gli altri casi non è necessario introdurre menzioni specifiche. Se l’emendamento quindi resisterà fino alla approvazione definitiva della legge, la parola passerà senz’altro agli avvocati.


Secondo i dati diffusi dall’IWSR, il consumo mondiale di alcolici nel 2017 termina la sua parabola discendente per raggiungere un sostanziale pareggio (+0,01% di crescita, per la precisione) e questo grazie alla crescita dei consumi di vino (+0,6%), in particolare in Russia e negli Stati uniti. Regno unito e Francia invece sono in calo, a causa dei cambiamenti generazionali nella scelta delle bevande, sidro e spumanti per il Regno unito, birra per la Francia. Tornando agli alcolici, si registrano significativi aumenti di consumo in Cina di Baiju (un liquore distillato dal sorgo e dal riso) e nelle Americhe di Whisky (+3,2%) e di Vodka (+1,8%). La Vodka è invece in forte calo in Russia e i Ucraina (-7,6%) anche qui per cambiamenti generazionali ma anche grazie a una forte pressione governativa. La birra è tornata a crescere nelle Americhe, guidata dal Messico e dall'Argentina, nonostante i continui declini registrati negli Stati Uniti. Risultati positivi nelle Americhe e una forte crescita in Africa, Medio Oriente ed Europa.


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