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Dopo tre anni di preparazione, è stato inaugurato questo mese il treno del vino. Fornito di sala degustazione e di cucina, il treno porterà i passeggeri da Pechino a Yinchuan, la capitale della regione vinicola di Ningxia, e durante il percorso i viaggiatori potranno partecipare a degustazioni mirate, prodotti per la cura della pelle a base di vino e assaporare la cucina locale oppure occidentale. All'arrivo a Ningxia, i passeggeri potranno poi partecipare alle attività di raccolta e di vinificazione nelle cantine locali. Il progetto di un treno del vino servirà per la promozione dei vini delle colline pedemontane dei monti Helan orientali, una zona dello Ningxia in rapido sviluppo vinicolo. Nel futuro, oltre al treno del vino, il governo di Ningxia sta cercando di collaborare con compagnie di crociere e compagnie aeree per promuovere ulteriormente il turismo del vino nella regione.


La vendemmia australiana del 2018 non sarà sufficiente a soddisfare la richiesta attuale nei vari paesi per cui i prezzi tenderanno a salire. Questa è la sintesi del rapporto di Austwine, specialista australiano per il vino sfuso. Gli ultimi dati statistici infatti confermano come la vendemmia 2018 sia scesa del 5-10% ma con una qualità ottenuta molto alta. Analizzando il periodo dal 1° luglio 2017 al 30 giugno 2018, in questi 12 mesi l’export vinicolo australiano è stato di 8,52 milioni di hl (+10%) con un valore di 2,76 miliardi di dollari (+20%). E se in volume i primi tre Paesi sono il Regno unito, con 273.000 hl (+12%), la Cina, con 205.000 hl (+47%), e gli Stati uniti, con 177.000 hl (-11%), l’export di vino australiano in valore raggiunge 1,12 miliardi di dollari in Cina (+55%), 424 milioni negli Stati uniti (-8%) e 384 milioni nel Regno unito (+12%). In evidenza quindi la grossa crescita del mercato cinese con 20 litri di vino rosso australiano per ogni litro di bianco.


Produrre vini spumanti bianchi o rosati da uve Sangiovese per andare incontro alle esigenze del mercato. Questo l’obiettivo della cantina sociale di Valvirginio di Montespertoli (FI) con un investimento di oltre 2,7 milioni di euro, di cui il 40% finanziato dalla regione Toscana, un milione dalla cantina stessa e 1,7 milioni dai 28 soci partecipanti diretti al progetto. Verrà realizzata una nuova linea produttiva dedicata ai vini spumanti e frizzanti partendo dalle uve dei propri soci: ‘Vogliamo creare un sistema all’avanguardia – afferma il presidente Ritano Baragli - che attivi soprattutto un cambiamento culturale nelle imprese’. Tra le novità che verranno introdotte, un innovativo test di ossidabilità che, in modo rapido ed economico, può fornire indicazioni utili all’enologo sui singoli componenti responsabili della sensibilità all’ossidazione.


Si chiama vitis vinifera Mgaloblishvili, arriva dalla Georgia ed è soggetto di una ricerca dell’università statale di Milano coordinata da Silvia Toffolatti e Gabriella De Lorenzis, ricercatrici del dipartimento di scienze agrarie e ambientali, che dimostra come il germoplasma di questa varietà di vite possieda caratteristiche uniche in termini di resistenza alle malattie e in particolare alla peronospora. La scoperta apre ora la strada alla costituzione di varietà di vite più forti e alla conseguente riduzione dell’impiego di prodotti chimici. La pubblicazione su Scientific Reports del gruppo Nature di questa ricerca (qui il link) è uno dei più importanti risultati ottenuti dalla collaborazione ultradecennale nel campo della tutela e valorizzazione delle risorse genetiche della vite intrapresa in più progetti internazionali. I risultati ottenuti, inoltre, offrono un valido contributo per trovare soluzioni adatte a vincere le problematiche della moderna viticoltura, in particolare cambiamenti climatici e sostenibilità.


Come ogni anno Safer, una organizzazione statale francese incaricata di monitorare le compravendite di terreni e di attività agricole, ha tracciato un bilancio degli interscambi 2017. Nonostante il vigneto rappresenti solo il 4% della superficie agricola francese, il prezzo di un ettaro di terreno vitato è ancora aumentato, raggiungendo un valore medio di 143.900 euro per un vigneto Dop, un aumento del 2,3%. Tuttavia, se si esclude lo Champagne, il prezzo medio è soltanto di 69.300 euro per ettaro, mentre un vigneto non Dop è decisamente più economico, 13.800 euro per ettaro. I dati statistici forniti da Safer inoltre mostrano come sempre più compagnie, invece di privati acquirenti, decidono di investire nell’acquisto di vigneti, in particolare le società di investimenti, che in vent’anni hanno triplicato la loro attività nel ramo.


Il Bureau national interprofessionnel du Cognac (Bnic) ha reso noto i dati del bilancio di commercializzazione per la campagna 2017-18 (1° agosto - 31 luglio). Per il quarto anno consecutivo le vendite di Cognac sono in crescita, con un +8,2% in volume e +5,4% in valore, raggiungendo 205,9 milioni di bottiglie pari a 3,2 miliardi di euro di cifra di affari. Primo mercato gli Stati uniti, con 86,5 milioni di bottiglie, in crescita da nove anni consecutivi. Segue l’estremo Oriente, con 60,9 milioni di bottiglie pari a +13,5% in volume e +12,4% in valore e tra questi paesi spiccano Singapore (26,6 milioni di bottiglie) e la Cina (26,2). In Europa le vendite invece restano stabili a 41,3 milioni di bottiglie, -2% in volume e +3% in valore. I mercati emergenti, come Sudafrica, Vietnam, Oceania, Caraibi, hanno visto una crescita complessiva del 12,2% in volume e del 5,3% in valore. Questi nuovi mercati, presi assieme, rappresentano 13,9 milioni di bottiglie.


Confermato anche per il 2018 dal Comité interprofessionel du vin de Champagne (Civc), la resa massima della vendemmia ormai prossima a 10.800 kg di uva per ettaro. Questo valore assicura un approvvigionamento conforme ai bisogni dei produttori e permette di mantenere equilibrato il livello della riserva interprofessionale, ampiamente utilizzata durante le ultime due campagne. La vendemmia 2018 si annuncia di buon livello, sia in termini di quantità sia di qualità. Dopo un inverno eccezionalmente piovoso e una primavera molto soleggiata, il bel tempo che persiste da luglio spinge ad una raccolta anticipata, che dovrebbe quindi iniziare a fine agosto.


Le previsioni dell’International Wine & Spirits Research (Iwsr) parlano chiaro: da qui al 2022 vi sarà una crescita dei consumi di alcolici di 147,1 milioni di casse da 9 litri, pari a 78,7 miliardi di dollari. La crescita maggiore sarà quella del vino (+37,8 milioni di casse), seguito dai superalcolici (+36,5 milioni di casse), grazie principalmente alla forte richiesta dai mercati di Usa, Russia e Brasile. Il mercato della birra è previsto in risalita, dopo un 2017 difficoltoso, ma Cina, Russia e Usa continueranno a scendere per arrivare nei prossimi cinque anni a un sostanziale equilibrio. Nonostante la contrazione dei consumi, il giro di affari è atteso in crescita in particolare in Germania per le birre a bassa gradazione. Gli Stati uniti rimarranno un mercato chiave con forti crescite per vini e alcolici, il Regno unito per il gin e la Francia per il rum. Infine Iwsr prevede per rum e brandy un calo nel segmento medio basso ma una aspettativa di crescita nella fascia di maggiore qualità.


'Un campanello d'allarme da non sottovalutare' sono le parole di Lucio Caputo, presidente dell'Italian Wine and Food Institute (Iwfi), nel commentare le statistiche dell'export di vino italiano negli Stati uniti nel primo semestre di quest'anno. Da 1,29 milioni di hl nel primo semestre 2017 (quasi 674 milioni di dollari) l’Italia è passata a 1,26 milioni di hl (quasi 717 milioni di dollari), una diminuzione del 2,2% in quantità ma una crescita del 6,4% in valore. La quota di mercato dei vini italiani in Usa è risultata del 28,2% in quantità e del 31,4% in valore. Viste così le cifre statistiche fornite dall’Iwfi non sembrano destare preoccupazione, ma se si osserva che nei primi cinque mesi dell’anno si era avuta una crescita dello 0,6% in quantità e dell’11,3% in valore ecco che il campanello d’allarme comincia a farsi sentire. E di questa situazione già ne approfitta la Francia, che nello stesso periodo considerato consolida il suo secondo posto e cresce da 648.000 hl a 728.000 hl, (+12,3%) mentre il valore cresce addirittura del 24,2%, passando da quasi 552 milioni di dollari a oltre 685 milioni di dollari. Rimane comunque la nota positiva dell’export di spumanti italiani in Usa che sono passate da 321.000 hl a 373.000 hl per un valore che passa da 164,5 milioni di dollari a 210,5 milioni di dollari.


L’ultima analisi effettuata da Veneto agricoltura ha elaborato i dati forniti dall’ufficio statistico della regione del Veneto e ha evidenziato che per il 2017 le esportazioni di vino, proveniente dalla regione Veneto, sono aumentate del 6,4% in valore rispetto all’anno precedente, con un fatturato che è salito a 2,13 miliardi di euro, superando il record del 2016. Essendo cresciuti solo del 2,5% i quantitativi esportati (7,14 milioni di hl), è stato il prezzo medio di vendita, cresciuto fino a 2,98 euro/litro (+3,8%), ad aumentare il fatturato regionale del comparto.

Il totale delle esportazioni di vino veneto può essere scomposto nelle varie tipologie di vino. La maggior parte è rappresentata dai vini fermi in bottiglia e dagli spumanti, ma ritroviamo anche una discreta quota di vino sfuso, mentre risultano limitate le quantità esportate di mosto. Le vendite all’estero di vino sfuso nell’ultimo anno rappresentano il 5,2% sul totale e si sono fermate ad un valore di circa 111,6 milioni di euro con una variazione annua negativa del 5,1%. Invece, per i mosti si registrano quantitativi venduti (4.871 tonnellate) che sono triplicati nell’ultimo anno, facendo scaturire un incasso totale per circa 11 milioni di euro e una crescita annua del 183,2%.

Confrontando i dati statistici dell’ultimo anno con quelli del 2016, i vini fermi in bottiglia mantengono inalterato il loro trend. Infatti, ai 1,20 miliardi di euro fatturati dalle vendite di vino in bottiglia all’estero corrisponde un rialzo annuo del +1,3%, ai quali fa eco una diminuzione dei quantitativi dell'1,3%, con l’aumento dei prezzi medi di vendita, passati da 3,13 a 3,21 euro/kg (+2,6%) a tener su gli incassi. (g.r.)


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